Siamo andati a vedere le opere di Maria Rosaria Galeano, esposte al PAN di Napoli, dall’8 al 25 giugno, nella mostra intitolata Il lenzuolo bianco. Presentata dall’Associazione Culturale A voce alta e curata dall’architetto Roberto Serino, in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli, l’esposizione è stata la prima “personale” dell’artista napoletana.
La Galeano ha insegnato Pittura e disegno dal vero all’Istituto d’Arte Palizzi per quarant’anni e si è dedicata, assieme al marito Franco Cembalo, al lavoro presso il loro laboratorio artistico di decorazione di vetrate legate a piombo e cotte a gran fuoco, sulla base di disegni originali ma producendo anche per noti architetti e designer. Per tanti anni, ha relegato all’ambito della sua vita quotidiana la passione per la produzione pittorica e, ammirando le sue opere, pensiamo di comprenderne la dimensione intima e il pudore per il quale ha preferito tenerle “a parte” dalla sua attività di insegnamento e di lavoro.
Ora che sono state esposte in una sede pubblica, finalmente, testimoniano una ricerca dell’essenzialità del gesto pittorico teso quasi a un ritorno alle origini e alla necessità vitale dell’arte. La potenza evocativa dei suoi quadri è pari all’attenta e mai banale semplicità delle sue figure. Il curatore Serino ci ha suggerito che questa pittura, che è come la sua autrice, chiede che ogni tensione sia messa da parte e chiede la predisposizione all’ascolto visivo.
La leggerezza artistica della Galeano, insomma, è ricca di riferimenti alle memorie della vita passata e anche di quella recente, che rimandano, in maniera espressiva e lirica, a un qualcosa di più ampio e atemporale di cui fanno parte. La visione delle sue opere ci ha anche fatto ripensare a un aneddoto – da molti raccontato, tra storia e leggenda – sul fare arte nell’età contemporanea.
Se ricordiamo bene, fu il grande Pablo Picasso, nel rispondere a chi lo interrogava sul perché della sua opera e del suo stile, a raccontare che da ragazzo dipingeva come Raffaello, ma che aveva impiegato una vita per imparare a dipingere come un bambino. Diversa la storia della Galeano e opposta la sua volontà di non pubblicizzare le opere pittoriche, forse ritenute troppo legate alla dimensione esistenziale privata. L’accoglienza pubblica che ha meritato la sua esposizione di pittura, comunque, ci è sembrata il risultato di una straordinaria capacità di mettere insieme l’esperienza e la maestria dell’arte con il sentimento gioioso e la libera immaginazione di una bambina.