In un momento storico in cui la parola d’ordine è distanziamento sociale, il Teatro Franco Parenti di Milano porta in scena, servendosi della piattaforma Zoom, Il filo invisibile, uno spettacolo in cui i partecipanti riflettono proprio sul tema della distanza e degli infiniti nessi che legano persone lontanissime tra loro.
L’ideatore, oltre che unico attore, è Andrea Rizzolini, riconosciuto come uno dei più grandi illusionisti e mentalisti al mondo, che riesce su un palcoscenico virtuale, dinanzi a soli 26 posti, a fondere teatro, filosofia e letteratura. Chi acquista il biglietto – in vendita già da ottobre e per il quale sono previste numerosissime repliche fino alla fine di gennaio – può condividerlo con familiari e amici e tutti vivranno un’esperienza assolutamente personalizzata. A casa, infatti, si riceverà una busta contenente un kit che sarà possibile aprire solo una volta che Andrea lo deciderà, insieme agli altri spettatori, in uno spazio in cui si fondono realtà e finzione e ciascuno è chiamato a lasciarsi alle spalle la quotidianità e la stessa separazione che ci allontana dal resto del mondo.
È uno spettacolo costruito a partire proprio da noi, dagli spettatori, che si sentiremo coinvolti fino a immedesimarsi in persone che non abbiamo mai conosciuto, di cui non abbiamo mai sentito la voce né visto il volto. Eppure, partecipando, ci sembrerà che siamo stati noi ad aver scelto il passo del libro che starà leggendo una ragazza che l’ha pescato dalla propria libreria, ci sembrerà che la nostra vita potrà aver influito su quella di persone di cui non conosciamo neppure il nome e il tutto avverrà senza il minimo imbarazzo, raccontandoci con naturalezza, come si fa con un amico.
Il filo invisibile fa parte di una rassegna più ampia, dal titolo Campo Aperto, che attraverserà tutta la stagione 2020-2021 del Teatro Franco Parenti e che si propone di interrogarsi su temi fondamentali quali il razzismo, l’ecologia, i fanatismi, servendosi di linguaggi diversissimi tra loro, dal teatro fisico alla danza, dall’illusionismo alla stand up comedy. Sono infatti infiniti i modi di cui ci si può servire per riflettere e, probabilmente, uno dei migliori è farlo in comunità, stimolandosi a vicenda, contribuendo ciascuno con la sua specificità. Ed è proprio ciò che accade nello spettacolo di Andrea Rizzolini, in cui ognuno è spinto verso pensieri e riflessioni che mai avrebbe pensato di fare e che probabilmente non avrebbe compiuto in solitudine.
Di certo, una manifestazione online non potrà mai sostituire il calore umano e l’empatia che può crearsi durante una performance dal vivo, in cui anche tutte le reazioni e gli stati d’animo sembrano essere più spontanei. Eppure, simili iniziative sono assolutamente necessarie in un momento in cui sentiamo il forte bisogno di qualcosa che ci faccia fuggire dalla quotidianità buia a cui siamo costretti. La pandemia ha messo il mondo della cultura in ginocchio e le misure di sostegno varate ci hanno dimostrato la percezione che la nostra classe politica ha del teatro, dell’arte, della musica. Se questi sono visti come lussi, infatti, si riterrà ininfluente la loro presenza o meno all’interno delle nostre vite. Ma non è così: si tratta innanzitutto di lavoro per coloro che in queste attività sono impegnati e di occasioni di crescita personale e spirituale per chi vi partecipa. Occasioni per ricostruire la propria sfera di relazioni sociali.
Trasformare l’ambiente familiare, che è stato in questi mesi contemporaneamente posto di lavoro e di svago per le restrizioni in atto, in uno spazio di condivisione ci dimostra che l’arte non è un lusso, ma necessità. Sentiamo tutti l’esigenza di condividere e di sentirci collegati ad altre persone da un filo invisibile, è il momento di farlo.