Sabato alle 22:30, vigilia di Pasqua, abbiamo approvato in Giunta il bilancio di previsione 2018 del Comune. È stato un lavoro durissimo, quasi impossibile. Sui conti del nostro Comune, già falcidiati da tagli per oltre un miliardo di euro, bloccati da gabbie normative e vincoli finanziari, hanno scagliato contro come meteoriti istituzionali due debiti dello Stato a gestione commissariale: uno di circa 100 milioni per un debito post-terremoto 1980 vantato dal consorzio CR8 ed uno di circa 50 milioni per il debito UTA derivante dall’emergenza rifiuti. Quest’ultimo beffardo se si pensa che la nostra amministrazione è quella che ha eliminato subito l’emergenza rifiuti distruggendo anche il sistema fondato sui rapporti tra camorra, affari e politica. La Città già paga la tassa sui rifiuti al massimo per gli anni dell’emergenza rifiuti, ora ci fanno pagare anche il debito del commissariamento. Il debito del terremoto è ancora più clamoroso. Lo Stato non paga il debito per i lavori post-terremoto del 1980, il creditore pignora le casse del Comune e non quelle del Governo, le nostre casse vengono bloccate per un anno, siamo costretti a pagare gli interessi per non morire, la Corte dei Conti applica una sanzione, in maniera infondata ed illogica, pari al valore del debito – circa 100 milioni – non allo Stato, ma al Comune! […]
Questo è quanto ha scritto il Sindaco di Napoli all’indomani dell’approvazione del bilancio di previsione e questo è quanto mi ha chiesto un amico, non proprio simpatizzante dell’attuale Amministrazione ma intellettualmente onesto, il giorno di Pasqua nel corso di una telefonata per lo scambio di auguri e anche di qualche opinione sull’incredibile vicenda dei debiti incomprensibilmente attribuiti al Comune di Napoli: Caro amico mio, ti sei mai chiesto il motivo di un atto di pignoramento delle casse del Comune dopo quasi quarant’anni per una cifra così considerevole che, forse, poteva essere, a giusta ragione, pretesa anche molto prima e dal debitore giusto? In estrema sintesi, se sono creditore di una cifra consistente e mi decido a pretenderla dopo molti anni di silenzio, al di là del diverso destinatario che pure una riflessione meriterebbe, qualche sospetto avrò pur diritto di averlo, o no?
Resta il mistero, come i tanti che si sono susseguiti negli ultimi sette anni cominciati con l’aver reciso legami e affidamenti scontati nel sistema di gestione dei rifiuti che hanno fruttato alle organizzazioni malavitose e non solo fiumi di danaro con processi conclusi senza colpevoli. Attacchi sferrati in maniera sistematica dalle istituzioni che dovrebbero supportare e aiutare quei Comuni immersi in un mare di debiti ereditati dalle precedenti amministrazioni e in cui, al contrario, gli stessi cittadini diventano vere e proprie vittime dell’usura di Stato, condannati a pagare due volte oltre a corrispondere pure gli interessi.
In una così strana e del tutto singolare situazione, in una sana e normalissima democrazia, nel rispetto delle posizioni delle forze politiche presenti in Consiglio Comunale, dunque, ci si aspetterebbe una sollevazione popolare in difesa della città, non del Sindaco o dell’Amministrazione. Invece, rappresentanti di partiti solennemente bastonati recitano il rosario di sempre sperando in una crisi per poter tentare di riappropriarsi del Palazzo.
Ben due parlamentari in Consiglio – una delle quali Vicepresidente della Camera – da cui ci si aspetterebbe, quindi, un impegno mirato almeno a mettere ordine sulle reali responsabilità giuridiche individuando i veri soggetti debitori liberando la città di Napoli da questa vergogna immane fatta di squallidi giochetti che penalizzano unicamente i cittadini, si limitano, invece, a pubblicare deliranti e fantasiosi comunicati sui social.
Intanto, chi dovrebbe rappresentare il nuovo, assieme al suo comando generale di stanza a Genova, continua a celebrare l’ubriacatura della vittoria certo che possa riproporsi anche in città, sfruttando il momento favorevole, fregandosene dei ricatti istituzionali.
Sfido, allora, l’armata grillina a ricordare un solo intervento di condanna dell’assurdo provvedimento di pignoramento e un solo cenno di condanna del ricatto istituzionale cui sono vittime la città e i suoi abitanti. Neanche da parte del napoletano Presidente della Camera, che tra una foto e l’altra avrebbe potuto fare una menzione dall’alto della sua carica e, invece, nulla, anche l’armata recita il rosario di sempre unendosi al coro della più becera politica fatta di difesa del proprio interesse.
Per invocare giustizia e attenzione al tema scandaloso del debito, sabato 14 aprile la cittadinanza è stata chiamata a partecipare a una manifestazione dinanzi alla casa comunale, aperta a tutti poiché il problema appartiene agli abitanti dell’intera Napoli, che rischia di far pagare ai propri figli e nipoti un prezzo ingiusto. Una manifestazione che mi aspetterei partecipata anche da quella base del MoVimento 5 Stelle sensibile ai temi della città e al cambiamento che la sordità dei suoi rappresentanti non riesce a percepire per meschini calcoli che credevamo appartenessero unicamente a quelle forze ormai perdenti nel capoluogo campano come nel Paese.