Manca poco meno di un mese alla competizione elettorale che riguarderà alcune Regioni e Comuni italiani ma, come da tradizione, la macchina della propaganda è stata attivata almeno un anno prima, sacrificando anche l’ordinaria amministrazione, in particolare lì dove il massimo responsabile dell’istituzione si è ripresentato per la conferma.
Stavolta a fare la differenza è questa maledetta pandemia per molti motivo di lutti e preoccupazioni, per altri capitata proprio come il cacio sui maccheroni. Non lo è, certamente, per il Presidente della Regione Lombardia – per sua fortuna, non interessata alle elezioni – dove i dati complessivi pubblicati dal Ministero della Salute, al momento in cui scriviamo, riferiscono di circa 98mila casi totali di contagio e oltre 16mila decessi, rappresentando ancora oggi la zona con più positivi al giorno rispetto all’intero territorio nazionale. Dati impressionanti, stragi nelle case di riposo per anziani, scandali che riguardano lo stesso Presidente dal conto milionario all’estero, eppure tutto procede nella normalità, senza alcun cenno di possibili dimissioni e massima protezione assicurata dal responsabile di quella discutibile Lega abituata a fare le pulci a chiunque, basta che non sia in quota alla propria forza politica.
In Veneto invece, dove il prossimo settembre si andrà al voto, i casi totali superano quota 21650 mentre i decessi le 2092 unità. E con una situazione attuale che supera i 1600 positivi, lo scaltro Zaia – che, va detto, ha gestito con maggiore efficienza la crisi rispetto al disastro del suo collega Fontana – non ha perso tempo nelle riaperture dopo aver chiuso gli occhi per quanti imprenditori continuavano a lavorare nonostante la pandemia, forse, riscuotendo anche i benefici dello Stato.
Completamente diversa, infine, la situazione nella nostra Campania (più di 5700 contagiati e 441 decessi) dove il Presidente Vincenzo De Luca, con le sue settanta ordinanze e i videomessaggi che hanno fatto il giro del mondo, oltre a potenziare il già vasto repertorio del bravo Crozza, ha saputo magistralmente utilizzare questa sventurata opportunità in occasione di propaganda del tutto gratuita in vista dell’appuntamento per la sua eventuale riconferma a Governatore. Basti pensare all’ultima ordinanza che impone la quarantena a chi proviene da alcuni Paesi esteri con dati inconsistenti rispetto a quelli della regione Lombardia, dove invece si entra e si esce regolarmente senza alcun controllo.
Non c’è stato bisogno di ricorrere ai soliti sondaggisti per capire che l’operazione SCC (Strategia COVID Conviene) marciasse a ritmi serrati dando risultati immediati di consenso tali da mettere in fermento anche tutto quel mondo composto da personaggi venuti dal nulla che con i loro pacchetti di poche centinaia di voti si sono trovati catapultati nel consesso cittadino della terza città d’Italia, sugli scranni tra personalità autorevoli e voltagabbana. Un fermento che non ha risparmiato nessuno della vecchia politica – come ho già avuto modo di sostenere –, ciascuno orgoglioso di partecipare al banchetto con una propria lista al punto che persino al Presidente De Luca sono parse troppe: fermiamoci a quattordici. Nulla da fare, saranno quindici.
Al di là delle considerazioni politiche, però, la superficialità dell’elettorato volto maggiormente a considerare il personaggio più che i programmi rientra in quel qualunquismo di matrice berlusconiana entrato visceralmente a far parte di un certo modo di agire senza prospettiva alcuna, fatto di promesse su temi sensibili presto disattese, confidando sul disinteresse generale e sulla scarsa memoria caratteristica tipica degli italiani.
Sfruttare un’opportunità come quella del COVID, anche se inaccettabile in termini etici, potrebbe avere una sua giustificazione nell’ambito di una politica tipica da prima Repubblica che ancora fonda le sue radici in un sistema fatto di inciuci, di voto di scambio, di accordi sottobanco, di favoritismi e privilegi per i soliti noti. Tuttavia, è ancora più inaccettabile, in termini politici, in merito a quanti dall’altra parte continuano, nonostante sconfitte e percentuali irrisorie, a teorizzare, a fare elucubrazioni per poi ritrovarsi nuovamente a giustificare solenni sconfitte con chiavi di lettura che rasentano il ridicolo.
Intanto, al cospetto di ben quindici liste a sostegno del candidato Vincenzo De Luca, potenzialmente vincitore della prossima tornata e per niente distante dalla politica portata avanti dal suo avversario Stefano Caldoro, i soliti orfani della sinistra e i rappresentanti della politica dell’onestà si cimentano in una battaglia persa in partenza. Una strategia senza senso, in quanto ad alleanze territoriali, in parte coerenti al quadro di governo e altre ostinatamente rifiutate. Incomprensibile, poi, anche la partecipazione fuori da ogni logica unitaria di qualche esponente della ormai precaria maggioranza in Comune, con particolare riferimento a DemA, che, pur non facendo parte dei soggetti in fuga, avrebbe fatto bene a tenersi lontano sia dall’armata Brancaleone che dall’esercito degli eterni sognatori. In cambio, apprezzabili, almeno sino a ora, le distanze del Primo Cittadino da tutti gli schieramenti dimostrando ancora una volta una linea coerente e autonoma, a evitare cinque anni con una coalizione fatta di diverse anime di altra estrazione che al momento opportuno presenterebbero il conto o ritornerebbero di nuovo da dove sono venute come nella migliore tradizione dei transfughi nostrani.
Ho sempre deprecato l’astensionismo e il tenersi distanti dalle urne ma di fronte al nulla, all’inconsistente e alla teoria del meglio esserci e tentare, talvolta è preferibile restarne lontani, rifiutando una destra sempre più becera e pericolosa, una sinistra ufficiale che nulla ha a che fare con i valori della sinistra, una sinistra più a sinistra incapace di compattarsi nei confronti degli unici veri avversari che nulla hanno di diverso l’uno dall’altro, due esponenti della vecchia politica che da anni tengono saldamente impantanata la Campania. Ancora una volta, a farne le spese saranno gli abitanti di questa regione con l’irrisolta grave questione della Terra dei Fuochi, le balle mai eliminate, il ridimensionamento delle strutture sanitarie o la chiusura degli stabilimenti industriali.
Per un altro mese, dunque, si continuerà a sbattere il pugno sul tavolo e a fare la voce grossa, allentando però i controlli e chiudendo non uno ma due occhi per non disturbare il manovratore: la strategia SCC è più che collaudata e alla gente piace.