Alla fine del 2019, è uscito in libreria Il clima che cambia. Perché il riscaldamento globale è un problema vero, e come fare per fermarlo (edizione BUR Rizzoli) del climatologo e divulgatore scientifico Luca Mercalli. In effetti, la prima edizione del saggio uscì dieci anni fa, ma oggi ritorna, revisionato e aggiornato, a causa dei continui eventi dovuti agli effetti del global warming e dei cambiamenti climatici in atto, nonché delle ricerche scientifiche e, infine, dei negoziati internazionali, come la Cop25, la Conferenza tra le parti sui cambiamenti climatici svoltasi a Madrid, di cui abbiamo registrato, purtroppo, il fallimento.
Da anni, l’autore ci aiuta, da ricercatore e divulgatore di argomenti legati alla climatologia, a comprendere in maniera semplice e chiara la questione del riscaldamento globale. Negli ultimi decenni, l’atmosfera terrestre, i continenti e gli oceani sono stati monitorati di continuo, dal punto di vista ambientale in generale e meteorologico in particolare. I risultati di queste indagini sono stati riassunti dai Rapporti dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), organismo scientifico istituito dalle Nazioni Unite nel 1988, che hanno raccontato dei guasti che l’effetto antropico, vale a dire le attività umane, causa all’ecosistema globale del pianeta Terra.
Sappiano abbastanza, in effetti, sulle conseguenze provocate dallo stile di vita produttivo, consumistico ed energivoro del modello occidentale – che ormai, direttamente o indirettamente, domina sull’intero globo terracqueo –, con l’aumento delle temperature medie globali (+1°C nell’ultimo secolo). La crisi climatica si manifesta con le continue ondate di calore, come quelle che hanno sconvolto il “mite” clima del Mediterraneo e anche del resto dell’Europa, dal 2003 fino ai mesi più recenti, o anche dalla fusione dei ghiacciai e dagli incendi boschivi in grandi aree del pianeta, di cui abbiamo raccontato, alcuni mesi fa, per le zone dell’Artico, dell’Alaska e della Siberia, e da diverse settimane anche per quelli che stanno sconvolgendo l’Australia.
Da sempre, il clima terrestre cambia per cause naturali, ci spiegano Mercalli e altri divulgatori scientifici, anche per contrastare le tesi dei negazionisti dei cambiamenti climatici. L’attuale surriscaldamento del pianeta, tuttavia, è di sicuro dovuto alle enormi emissioni di gas serra prodotti dai combustibili fossili, dalla deforestazione e dall’allevamento intensivo dei bovini. Naturalmente, sono gli Stati più industrializzati che basano la loro economia sul carbone, con sprechi di energia e di materie prime, a emettere più gas serra (in prima fila, USA, Canada e Australia con oltre 20 tonnellate di emissioni di CO2 pro capite all’anno), mentre i Paesi poveri contribuiscono in maniera minima alle emissioni, ma subiscono gli effetti del riscaldamento globale, che risultano spesso più devastanti nei loro territori fragili e meno strutturati dal punto di vista delle costruzioni abitative e delle infrastrutture generali. Cresce sempre di più, intanto, il contributo altamente inquinante delle cosiddette economie emergenti, come Cina, Brasile e India.
Fin dall’introduzione del libro, Luca Mercalli – che per quest’opera si è avvalso della collaborazione di Daniele Cat Berro, Valentina Acordon e Claudio Castellano dello staff scientifico della Società Meteorologica Italiana – ci riassume i nodi principali del problema e avverte i lettori che i modelli elaborati dalla climatologia indicano che se non riduciamo subito le emissioni, entro la fine di questo secolo le temperature medie globali aumenteranno di oltre 4°C, o forse anche di più, moltiplicando gli sconvolgimenti climatici in atto, con effetti in gran parte mai visti nella scala dell’esistenza umana e soprattutto irreversibili per la vita di tutti gli esseri viventi in ogni angolo del pianeta.
Che cosa possiamo fare, dunque, per cercare di fermare, prima che sia troppo tardi, il riscaldamento globale della Terra? Bisogna ridurre la pressione umana su ambiente e clima, dice Mercalli, riducendo i consumi di energia e di materie prime e facendo convergere articolati sistemi di strategie individuali e collettive, nella vita societaria, con politiche pubbliche che mirino alla soddisfazione dei bisogni primari delle comunità umane, entro i limiti fisici consentiti da un pianeta dalle grandi risorse ma pur sempre finite.
–
Sostienici: acquista questo titolo cliccando direttamente sul link sottostante