Quando ho letto le prime agenzie del terribile crollo di Genova, ho pensato subito alle quattro chiacchiere fatte giorni fa con il bagnino di uno stabilimento della zona flegrea, un giovane geologo che, come tanti anche meno giovani, si trova a fare tutt’altro mestiere pur di lavorare, sulla condizione di taluni territori massacrati dall’abusivismo con costruzioni realizzate in zone a rischio e su terreni che esigerebbero studi appropriati, professionisti competenti – possibilmente fuori dai sistemi clientelari – e una cura del territorio davvero radicale, dando priorità assoluta alle manutenzioni da tempo fortemente penalizzate per mancanza di risorse economiche che le aziende come gli enti locali e lo Stato centrale riducono sempre più.
L’ennesimo disastro previsto, quello di Genova, che ha interessato un tratto di strada aerea che tante volte molti di noi hanno percorso per lavoro o per raggiungere luoghi di vacanza, collassato come nei giochi dei bambini, costruzioni lasciate sempre a metà fatte crollare con un dito. Vite spezzate, distrutte come in tante altre disgrazie che, a intervalli, si aggiungono al lungo elenco di quelle che sistematicamente vengono etichettate come tragedie annunciate, dalle ferrovie alla piena dei fiumi, crolli e case distrutte in un territorio da Sud a Nord violentato dall’incuria, dall’abusivismo, dal menefreghismo e da meri calcoli di risparmio a tutti i costi, dopo anni di sperpero di danaro pubblico e ruberie delle solite bande tutt’uno con la peggiore politica locale e nazionale ormai diventata sistema.
Contenimento della spesa è la filosofia, quella che si è imposta in particolare negli ultimi venti anni con l’applicazione di terapie sempre più rigorose per comprensibili esigenze di bilancio delle aziende che, dopo aver operato con insistenza sulla riduzione del personale, hanno cominciato a tagliare in maniera indiscriminata sui costi di manutenzione e forniture. Fin qui, tuttavia, se le operazioni risparmio fossero state equilibrate, non ci sarebbe stato nulla da eccepire, ma occorre uscire allo scoperto e dire le cose come davvero stanno.
Dai primissimi anni 2000, nelle aziende si è imposta una categoria di manager veri e propri geni del contenimento dei costi che ha costruito carriere e ingigantito bonus a suo favore quanto più il risparmio anno per anno si è mostrato rilevante. Penso a qualche dirigente passato per Poste dopo trasferimenti vari da impresa a impresa e la riduzione del personale in modo drastico – per poi volare sugli scranni del Governo Monti senza lasciare alcuna traccia del proprio sapere –, o ad altri che, riducendo le forniture di carta igienica e valutandone la convenienza dal numero degli strappi, hanno assegnato appalti per opere di manutenzione con percentuali di ribasso impossibili, con materiali sempre più scadenti ma formalmente impeccabili, incuranti dei subappalti con impiego di operai sottopagati e non regolarizzati.
L’elenco potrebbe continuare all’infinito, con le revisioni ridotte all’indispensabile e l’inevitabile progressivo deterioramento dei manufatti, ma poco importa ai geni del contenimento dei costi sempre più strizzatutto e tutti, veri professionisti dei bilanci anno per anno, autentici responsabili di disastri immani fino alla distruzione di gioielli di aziende.
Senza voler nulla addebitare all’attuale Ministro dei Trasporti, che ha dichiarato a poche ore dal disastro di Genova che incaricherà i capi dipartimento di fare un monitoraggio delle urgenze, temiamo che quel monitoraggio si aggiungerà ai tanti fatti e rimasti neanche nei cassetti delle scrivanie ma cestinati direttamente. Al grido di prima gli italiani, invece, il Ministro Salvini ha affermato non altro che quello che affermarono i suoi predecessori all’indomani dell’alluvione di Genova, degli incidenti ferroviari, dei crolli. Comprendo, però, che questi temi richiedono un piano straordinario, un impegno economico rilevante, meglio parlare di migranti e navi a cui vietare i porti. La tragedia di Genova tra una settimana non farà più notizia, i migranti invece sì, e quando non si ha la capacità di gestire un fenomeno come i predecessori, meglio fare annunci, la gente si accontenta di poco.