Fausta e Fulvia sono due guaritrici e vivono nella Tuscia, ai margini della società, tra il Cinquecento e il Seicento. Sono due donne libere, non sottoposte alla potestà patriarcale, indipendenti, e per questo maggiormente esposte al rischio di soprusi e forme persecutorie. Sono due donne alfabetizzate e depositarie di un sapere antico, connesso ai culti pagani; ciò accresce la loro capacità di curare e guarire, oltre che la loro personale identità spirituale. È questo il modo in cui inizia la premessa de I falò nel bosco, IOD Edizioni, il primo romanzo storico della scrittrice napoletana, originaria di Vibo Valencia, Cristiana Buccarelli.
Dopo un dottorato di ricerca in Storia del diritto romano, Cristiana Buccarelli, classe 1973, ha vinto nel 2012 la XXXVIII edizione del Premio Internazionale di Poesia e Letteratura Nuove lettere presso l’Istituto Italiano di Cultura di Napoli. Nel 2015 ha pubblicato la raccolta di racconti Gli spazi invisibili (La Quercia editore), i romanzi Il punto Zenit (La Quercia editore, 2017) ed Eco del Mediterraneo (IOD Edizioni, 2019), quest’ultimo vincitore nella sezione narrativa della V edizione del Premio Melissa Cultura 2020 e della IV edizione del Premio Internazionale Castrovillari Città Cultura 2020. Ha curato poi la raccolta Sguardo parola e mito (IOD Edizioni), pubblicata nel 2020 e nel settembre di quest’anno è arrivato I falò nel bosco.
L’autrice fonde sapientemente una narrazione fedele alla realtà storica con alcune licenze romanzesche, introducendo personaggi frutto della fantasia, come le protagoniste, di ispirazione oppure realmente esistiti, come il prelato Monaldo Monaldeschi della Cervara. Due donne, diverse tra loro eppure così simili allo stesso tempo, le cui vite isolate e insolite sono destinate a intersecarsi inevitabilmente.
Fulvia Petrini è giovane, complessa, curiosa, ancora acerba di esperienze eppure già profondamente provata: è stata infatti costretta alla fuga da una condizione di sfruttamento, degrado e abusi. La sua vita cambia per sempre dopo l’incontro con un’anziana donna dagli occhi azzurri e magnetici e il profumo di erbe. Fausta Buonaiuto – un cognome quasi profetico – è una guaritrice, una di quelle persone solitarie, assennate, dedite alla cura dei mali del corpo e dell’anima. «La guaritrice – sono le sue parole – è una donna che guarda, che sa, che conosce. Una donna che cura e, soprattutto, solleva dalle paure e dalle ombre della natura umana». Crede in una religione antica, dove la sacralità del mondo vegetale è una forma di contatto con l’unità del mondo, dove l’essere umano, le piante e la terra sono una cosa sola.
È grazie a lei che Fulvia apprende l’arte di guarire e non solo, viene iniziata alla vita e a molteplici esperienze spirituali, dall’esplorazione della natura alla conoscenza della parola scritta, alla sperimentazione dell’amore. Fausta vuole che Fulvia conosca, che sia diversa da tante altre donne del suo tempo. Eppure si fa promettere di restare attenta, di non dare troppo nell’occhio. Sì, perché quel tempo è il tempo in cui le accuse di stregoneria, gli interrogatori del Sant’Uffizio e le violente condanne sono all’ordine del giorno. Basta un neo, una voglia o qualche altra piccola imperfezione della pelle – il cosiddetto marchio del diavolo – per condannare una donna. Se ci sono carestie, malattie o pestilenze, la colpa è spesso la loro, di quelle come Fausta e come Fulvia. Ma cos’è una strega? si chiede l’autrice. Strega è la donna che guarda, che sa, che conosce. Strega è chi la vita la sperimenta.
Buccarelli pone al centro di tutto l’antichissimo culto di Diana, una sorta di cerimonia notturna in onore della luna, della vegetazione, della fertilità e della caccia, perseguitato in quanto considerato rito pagano promiscuo e offensivo. Queste cerimonie erano estremamente diffuse e, citando il testo, permettevano una libertà di espressione collettiva e individuale all’interno del mondo rurale, in seguito rielaborate dagli inquisitori del Sant’Uffizio come sabba satanico e stregoneria.
Il testo si suddivide in due parti, la prima concentrata sulla figura di Fausta, la seconda su quella di Fulvia, in un concatenarsi di avvenimenti. All’interno del bosco del Sasseto, su ispirazione dei suggestivi luoghi garroniani che incontriamo ne Il racconto dei racconti, l’autrice narra di due donne ma precisa che non si tratta di un romanzo femminista, solo di una narrazione che offre al lettore una prospettiva femminile. «Non voglio lanciare messaggi», dice. «Ho dato semplicemente voce a una donna che ha scelto di vivere una vita al di fuori degli schemi sociali».
I falò nel bosco è un libro da leggere tutto d’un fiato, che seduce e pervade ogni senso, così che anche il lettore, come le protagoniste, sembra sprofondare in questa sacra esperienza di panismo. Come Fulvia, anche la nostra voglia di indagare il mistero della vita crescerà e assisteremo alla sua rinascita, al suo desiderio di superare i limiti, di avere un’esistenza diversa, di trovare la propria ragion d’essere e sapere di avere vissuto pienamente il suo tempo e il suo destino. Un inno alla libertà e alla conquista di essere completamente se stessi, contro il pregiudizio e l’ignoranza. Poiché quando si smetterà di parlare e di scrivere di streghe esse scompariranno perché non sono mai esistite.
Cristiana Buccarelli presenterà il suo libro mercoledì 29 settembre, presso il Caffè letterario Il tempo del vino e delle rose, in Piazza Dante, a Napoli, alle ore 17:30. Insieme a lei, si alterneranno gli interventi di Vincenzo Vacca, Daniela Marra e Melania Mollo.