Non era un conduttore, tantomeno un personaggio tv, non avrebbe mai potuto esserlo. Per noi, nati e cresciuti negli anni Novanta, Fabrizio Frizzi era un dono, il regalo che tutti, almeno una volta, abbiamo chiesto nella letterina indirizzata a Babbo Natale.
Era Woody, lo sceriffo dapprima un po’ spaccone, poi generoso, l’amico leale e coraggioso, il giocattolo prezioso dai vestiti di stoffa, così bello ed elegante da esibire, vantandosene, dinanzi agli altri bambini. Era quello che non avremmo mai deposto in una scatola, sempre lì, sulla mensola a tenerci compagnia, pronto ad allietare un qualsiasi momento della giornata, confortati all’idea di non dover crescere per forza. Noi che di crescere, a buona ragione, abbiamo sempre avuto paura.
Era la voce di Toy Story, quella meravigliosa serie di film animati che, ancora oggi, ci tiene incollati alla tv e che ci ha fatto guardare ai giochi sparsi per casa con sospetto, dubbiosi sulla vita parallela che si sviluppa a nostra insaputa tra i pupazzi che abbiamo collezionato sin dai primi anni. Tutti, in Fabrizio, avevamo un amico. Per questo, a prescindere dalle vesti che ha poi indossato nel tempo, in tardo pomeriggio o in prima serata su Rai Uno, al suono un po’ nasale di una qualsiasi parola da lui proferita non abbiamo potuto fare a meno di sorridere. Forse, non lo faremo mai. Così, come non lo faranno i nostri genitori o i nostri nonni che, ridendo, hanno guardato le storie di quei giocattoli intraprendenti accanto a noi. Non lo faranno nel ricordo di una sfida che ogni giorno, fino a ieri, ci siamo lanciati a vicenda per indovinare la parola finale della Ghigliottina, il gioco seguito da milioni e milioni di telespettatori ogni sera. Un gioco che ha riunito famiglie, lasciando in eredità un’ora e poco più di spensieratezza, tra curiosità e castronerie dei concorrenti ai quali Frizzi ha sempre reagito con dolce simpatia e gentilezza.
Tuttavia, lo avvertiamo. Oggi, qualcosa è cambiato. Oggi, l’età adulta si è fatta prepotente. Fabrizio, il nostro Woody, ha lasciato con discrezione, così come vi era entrato, la cameretta che ci ha visto insieme in un’infinità di pomeriggi. Da soli o in compagnia, gelosi di Buzz Lightyear, in fuga da Sid, poi da Lotso Grandi Abbracci. Adirati, tristi, felici, innamorati. Di colpo, la vita è tornata a bussare alla porta, ricordandoci che è ora di farsi grandi e di andare al college.
Da questa notte, come Andy, il suo migliore amico, lo cercheremo in ogni dove, in ogni nuovo pupazzo, in ogni balocco che proverà a sostituirlo invano. Non lo troveremo, ma ci piace pensare che sarà da qualche parte, con Bonnie, a giocare in giardino.