Con un occhio alla guerra ampiamente supportata e l’altro alle elezioni politiche del prossimo anno, i partiti adeguano azioni e strategie tutte in funzione di una competizione che già si presenta tra le più complicate e indecifrabili degli ultimi decenni.
Il conflitto in atto, dai possibili risvolti inattesi, potrebbe condizionare lo svolgimento delle future elezioni alla scadenza naturale della legislatura, evento che non dispiacerebbe per niente ai parlamentari – neanche quelli alla prima esperienza – cui sarebbe garantita la pensione e, non ultimo, il timore per una prossima candidatura, tenuto conto della riduzione del numero dei parlamentari con i deputati che passeranno da 630 a 400 e i senatori da 315 a 200.
I presupposti ci sono tutti per un eventuale rinvio della data delle elezioni che probabilmente, tra guerra e conseguenze della stessa a causa delle forniture di gas e di possibile recrudescenza della pandemia, favorirebbe quanto auspicato dalla quasi totalità dei parlamentari e darebbe tempo a qualche formazione da poco costituitasi, come quella dell’ex capo politico e Ministro Luigi Di Maio, a racimolare qualche decimale in più rispetto al 2.3% rilevato in questi giorni dall’IPSOS per il Corriere della Sera o alla formazione di Carlo Calenda che, con + Europa e liste civiche, già è sicuro di rappresentare il terzo polo. C’è poi l’enigma destra, uscita con le ossa rotte nelle recenti Amministrative con una componente fuori del governo che non intenderà dividere nulla né con Forza Italia né con la Lega, entrambi in maggioranza.
I mesi sono ancora tanti e i possibili eventi anche, sempre che questo governo duri per tutta la legislatura e non ci sia alcuna forza politica tra quelle maggiormente in difficoltà a dare il colpo di grazia. Quali? Lega e M5S. Qualche affezionato lettore avrebbe incluso anche Matteo Renzi, impegnato a immaginare possibili scenari per il dopo elezioni, magari lasciando tutto come ora anche con un Draghi bis. Ma meglio non pensarci: il mancato statista lavora sempre per strategie superiori e sorprendenti e qualche volta ci riesce anche.
La Lega, uscita particolarmente sconfitta proprio in quei territori ritenuti sicuri, dovrà fare i conti soprattutto con una Giorgia Meloni che già sogna Palazzo Chigi dopo essere stata l’unica forza politica di opposizione di destra che, anche avendo riportato risultati deludenti, resta sempre il primo partito nei sondaggi, incalzato dal PD di Enrico Letta che pare certo di percorrere la strada dell’alleanza con i pentastellati per le prossime elezioni come lui stesso ha dichiarato.
Ma le risorse dell’ex Ministro con succursale al Papeete sono inesauribili e qualcosa dal cilindro tirerà fuori, anche per sanare qualche mal di pancia nel partito che sembra non più disponibile a seguirlo nei suoi percorsi ondivaghi.
E Giuseppe Conte, l’indesiderato dal Presidente del Consiglio – Grillo permettendo – avrà anche lui qualcosa da tirar fuori dal cilindro? E la questione dell’ingerenza di Mario Draghi rivelata dal Professor Domenico De Masi è questione chiusa?
Se qualcuno pensa che quanto rivelato dal sociologo sia pura invenzione, si sbaglia: De Masi conosce molto bene la storia, i fatti e tutto quanto accade nel MoVimento e non avrebbe mai inventato un fatto di tale gravità che, certamente, non depone bene per il capo del governo dei migliori. Lo stesso che, per non farsi mancare nulla, a margine del vertice NATO, incalzato da una giornalista su se valesse la pena aver fatto le concessioni al Presidente turco Erdoğan in cambio di una rinuncia al veto sull’ingresso nell’alleanza dei due Paesi del Nord Europa, ha risposto: «Siccome questo è un punto molto importante, è bene che questa domanda la facciate alla Svezia e alla Finlandia».
La richiesta di rimuovere Conte dalla guida del MoVimento, anche se smentita con molto ritardo con una nota di Palazzo Chigi, e la risposta alla giornalista confermano che talvolta anche i migliori hanno delle cadute di stile e comportamenti davvero gravi sul piano istituzionale. C’è da vedere cosa potrà inventarsi l’avvocato del popolo – sempre con il placet del padrone genovese – per avviare un’azione di recupero non solo per colmare la voragine procurata dall’ex capo politico Di Maio ma anche dalla scissione e dai disastrosi risultati riportati nelle recenti Amministrative.
Una guerra, quella in atto, oltre che grave e catastrofica per il Paese aggredito, dai risvolti imprevedibili sul piano degli equilibri internazionali e delle alleanze, nonché delle conseguenze economiche per l’Europa che pare non interessino per niente, continuando a foraggiare il conflitto e non fare assolutamente nulla per una possibile soluzione pacifica, ma avallando una politica sanzionatoria che già cominciamo a pagare pesantemente.
Una guerra, dai tanti risvolti drammatici, che torna comodo a quanti, preoccupati per il prossimo futuro, cercano di trarre il massimo dei benefici nella speranza di maturare la pensione, di potersi ricandidare magari anche con un terzo mandato, rientrando tra quelle posizioni in “collegi sicuri”, certi che altri giochi sono e saranno in atto per assicurarsi una candidatura aggirando così veti che potrebbero tramutarsi in ben altro, quella carota che tante volte vale la pena anche mangiare.