La campagna elettorale per le scorse politiche, mai chiusa da Lega e 5S, continua a ritmo serrato in vista delle prossime europee, banco di prova delle sorti dell’attuale governo guidato da un gentiluomo fantasma che cerca di barcamenarsi tra i suoi due vice e un addetto stampa che decide se e quando fare una dichiarazione credendo di essere ancora nel reality Grande Fratello.
Il fondatore del centro sociale Leoncavallo di Milano e dei Comunisti Padani Matteo Salvini, convertitosi poi all’estrema destra della Lega, intende giocarsi la partita con l’obiettivo principale di mettere in discussione gli equilibri politici del centrodestra e farsi ago della bilancia nella compagine di governo, nel caso sia ancora in vita, con numeri significativi a danno dei pentastellati. È di questi giorni, invece, la voce sempre più pressante del ritorno di Di Battista per un ruolo centrale nella corsa alle prossime elezioni per arginare la possibile emorragia di voti a favore del Presidente del Consiglio in pectore, un presagio molto realistico avendo lui abilmente captato l’elemento che maggiormente fa presa sulla massa grillina, come del resto in tutta la Lega, distraendo l’attenzione dai problemi reali e da alcune inattuabili promesse elettorali. Ma davvero Luigi Di Maio e il Grande Fratello genovese (non il GF Casalino) sono certi di non perdere a breve pezzi anche significativi della forza politica fondata nell’ottobre del 2009 a due anni dall’ottobre 2007, data di costituzione del Partito Democratico?
Con questo non voglio neanche pensare che il decimo mese dell’anno non porti certamente bene, ma quando ci sono state delle scelte scellerate (come nel caso del M5S), quali il patto con la Lega – partito politico al governo con Berlusconi per vent’anni e forza politica xenofoba, razzista e fascista – o, dall’altra parte, il dare credito al Matteo ex Sindaco di Firenze che con la sua arroganza, il Patto del Nazareno e il referendum costituzionale ha distrutto il PD, per questi ultimi i risultati non si sono fatti attendere e non tarderanno a venire per i primi.
Il Partito Democratico, intanto, mentre cerca di colmare la voragine e la crisi imputabile essenzialmente a Renzi, ai suoi accoliti e – anche – all’insignificante e inutile opposizione interna, ipotizza addirittura, attraverso il candidato alla segreteria Zingaretti, di cambiare nome come se servisse a cancellare la montagna di errori e nefandezze commesse. Del resto, lo stesso potrebbe succedere al Carroccio che, per evitare che una sentenza della magistratura blocchi ulteriormente i conti per la nota truffa di 49.969.000 euro firmata da Bossi e soci, a breve dovrebbe optare per una nuova dicitura.
Ma torniamo al MoVimento 5 Stelle che rischia di stracciare il biglietto vincente della lotteria: la componente più ideologizzata e lo stesso Presidente della Camera Fico, estromesso da quella kermesse del settembre dell’anno scorso che incarna lo spirito ortodosso delle origini del movimento, staranno a guardare o muoveranno i primi passi per salvare il salvabile? Gestirà, il Presidente, anche se nell’ombra per la sua alta carica istituzionale, qualche operazione che possa realizzare il suo sogno di occupare la poltrona di Palazzo San Giacomo o magari alla Regione, anche in un’ottica di probabile siluramento del governo da parte dell’ex leoncavallino? Tutto dipenderà dalle sorti dell’attuale legislatura.
È pur vero che Roberto Fico, dopo le sconfitte personali in Campania, ha sempre avuto un rapporto distaccato con l’attuale amministrazione comunale partenopea non facendo mai mancare commenti e giudizi sprezzanti nei confronti del Primo Cittadino, ma in politica può avvenire tutto e il contrario di quanto detto fino a ventiquattro ore prima. E il M5S in questo detiene il guinness dei primati.
Luigi Di Maio, invece, come Matteo Renzi, sta lentamente compiendo un’operazione di killeraggio politico, distruggendo una forza a cui alcuni milioni di italiani hanno dato fiducia, con parte dell’elettorato che, è bene sottolineare, fa parte di quella massa fluttuante che sposta velocemente il consenso da sinistra a destra o al centro e, ancor più, è affascinata dal leader del momento che riesce a tirar fuori quei sentimenti nascosti e indirizzarli nei confronti di categorie umane sempre mal digerite. Ipotesi fantasiose? Recenti esperienze ci hanno insegnato che sono quelle con maggiore probabilità di concretizzazione. Chi avrebbe mai scommesso sulla perversa alleanza dei Cinque Stelle con la Lega alla quale fino a pochi giorni prima del 4 marzo scorso ne hanno dette di tutti i colori per poi cedere addirittura il comando della nave a uno sconosciuto Premier senza far valere il proprio peso elettorale?
Tra poco più di otto mesi e prima ancora della scadenza delle europee, capiremo se quelle avanzate saranno congetture inverosimili o se sarà necessario anche per il movimento cercarsi un nuovo nome per cancellare il breve passato.