Cominciamo dall’inizio: in principio, fu Buona apocalisse a tutti – Good Omens, in lingua – romanzo scritto a quattro mani da Neil Gaiman e Terry Pratchett, pubblicato nel 1990 e diventato, nel corso degli anni, oggetto di vero e proprio culto, soprattutto in Inghilterra. Ma facciamo un altro passo indietro: Neil Gaiman, forse uno dei più originali e potenti storyteller del pianeta, in termini di visionarietà, creatore di quel capolavoro della nona arte che è stato Sandman (1989-1996), nonché autore di romanzi, racconti, sceneggiature di film, fumetti e serie TV, ha siglato un accordo con il colosso Amazon per la realizzazione di serie tratte dalle sue opere.
Dopo il rimarchevole serial basato sul suo romanzo più riuscito e famoso, l’opera-manifesto della sua poetica American Gods – di cui però la seconda stagione non ha mantenuto le ottime premesse della prima –, quindi, Gaiman ha voluto tenere fede all’amico Pratchett, scomparso nel 2015, al quale aveva promesso che prima o poi avrebbe adattato per il grande o per il piccolo schermo la loro creatura. Per fortuna, ormai anche i colossi dei media si sono accorti dell’enorme miniera d’oro che costituisce la narrativa di Gaiman, autore che nel corso di oltre 30 anni ha saputo prendere il meglio delle più svariate mitologie, provenienti dalle latitudini più diverse, e rielaborarle in forme narrative originali, accattivanti e moderne, che sapessero parlare al pubblico attuale, sempre più smaliziato e abituato a emozioni forti, ma che oggi non sempre vengono supportate da una profondità adeguata. Le storie di Gaiman, indipendentemente dai media con cui vengono veicolate – romanzo, fumetto, film, racconto breve – risentono di quella stessa energia magica, archetipica, che riverbera dalle mitologie antiche, perché è proprio da esse che le sue fiabe per adulti traggono linfa vitale, essendone poi vivificate con quel gusto del paradosso e dell’ironia disincantata tipici delle narrazioni post-moderne.
Nel 1990, Gaiman unì il suo talento con quello di Terry Pratchett, autore dell’acclamata saga fantasy-umoristica di Mondo Disco, per dare alla luce una storia che fondesse il gusto di Gaiman per la rielaborazione in chiave moderna di materiali mitologici, in questo caso biblici, con la capacità di Pratchett di creare situazioni surreali e paradossali con quel gusto del nonsense irriverente tipicamente inglese che richiama non poco i Monty Python. In questo caso, l’umorismo surreale di Good Omens risente molto anche degli echi di Douglas Adams, autore dell’irripetibile saga fantascientifico-umoristica che fu Guida galattica per autostoppisti in cui elementi tipicamente spaziali venivano frullati con un gusto del paradosso che nulla aveva da invidiare al gruppo di comici che stava dietro a Brian di Nazareth e ad altri capolavori dello sberleffo surreale e caustico.
L’accordo tra Gaiman e Amazon ha previsto, inoltre, che fosse proprio lui lo showrunner delle serie tratte dalle sue opere, in due parole colui che dà l’impronta creativa e vigila affinché il tutto sia coerente a quell’impronta. In particolare, per Good Omens Gaiman ha anche scritto in prima persona la sceneggiatura di tutti gli episodi, quindi sulla fedeltà dell’operazione al romanzo originario non ci sono dubbi. La trama è questa: un angelo di nome Azraphel e un demone chiamato Crowley, nel corso di 6000 anni (tale sarebbe l’età del mondo secondo le Sacre Scritture) si sono abituati fin troppo ai costumi e allo stile di vita degli esseri umani. Quando apprendono che l’Anticristo sta per nascere e che quindi la fine dei tempi è vicina, entrano in combutta per evitare che avvenga l’Armageddon, ovvero lo scontro finale tra le forze del Bene e del Male, così come è stato profetizzato dall’Apocalisse di San Giovanni, con tanto di arrivo dei quattro suddetti Cavalieri, ovvero Morte, Carestia, Peste e Guerra. Nel nostro caso però, Peste è stato sostituito da Inquinamento, visti i tempi attuali.
Durante la nascita dell’Anticristo in una clinica di suore sataniche dell’ordine delle Chiacchierone, per colpa di Suor Maria Loquace, avviene uno scambio di culle per cui il figlio di Satana, destinato strategicamente alla famiglia di un importante diplomatico americano, finisce invece nella famiglia medio-borghese di un piccolo paesino inglese chiamato Tadfield. Purtroppo né le schiere degli angeli né i demoni si accorgono dell’errore. Da qui scaturiranno una serie di esilaranti equivoci ed eventi a catena che coinvolgeranno un’incredibile schiera di improbabili personaggi, tra cui un timido e impacciato ingegnere informatico con la capacità di far saltare qualsiasi PC con il solo tocco, cioè Newton Pulsifer – interpretato da Jack Whitehall –, discendente del famigerato cacciatore di streghe Non-commetterai-adulterio Pulsifer; Anatema Device – interpretata da Adria Arjona –, una moderna strega discendente della famosa strega Agnes Nutter, autrice di un ineffabile libro di profezie intitolato appunto Le belle e accurate profezie di Agnes Nutter, vero e proprio introvabile Graal dei cultori di libri antichi, nonché deus ex-machina della vicenda; il sergente Shadwell – impersonato da un surreale ed esilarante Michael McKean –, maggiore del corpo dei cacciatori di streghe di cui è anche l’unico componente; Madame Tracy – interpretata dalla sempre bravissima Miranda Richardson –, una svampita veggente che all’occasione riceve clienti per trattamenti sessuali particolari; Adam Young, un Anticristo undicenne inconsapevole della sua identità, circondato da una banda di fedeli amici denominati I quelli. Poi vari scassatissimi demoni minori – Hastur è il più impagabile con la sua ritrosia verso qualunque forma di modernità –, nonché arcangeli maggiori come Michele e Gabriele, quest’ultimo interpretato dal mellifluo ed efficacissimo John Hamm di Madmen.
Infine, ci sono loro due, i mattatori dello show, ovvero l’angelo Azraphel e il demone Crowley, interpretati rispettivamente da Michael Sheen e David Tennant. Sono loro il cuore pulsante della serie con i loro brillanti e cinici dialoghi sul senso della propria missione sulla Terra e su una possibile alleanza che li aiuti a scongiurare l’evento che porrà fine a tutti gli eventi. Non è un mistero che la serie si poggi moltissimo sulle loro spalle di attori dalla grande capacità affabulatoria e dal carisma incredibile. Riguardo Sheen basti ricordare il primo ministro Tony Blair in The queen – la regina, l’anchorman David Frost in Frost-Nixon, per non parlare della serie Masters of sex che lo ha fatto conoscere a un vasto pubblico. Tennant, invece, è entrato nel cuore di tanti fan incarnando il miglior Doctor Who degli ultimi anni nell’omonima serie fantascientifica.
I loro duetti sono degni delle migliori screwball comedy su coppie che si odiano e si amano – in questo caso senza implicazioni sentimental/sessuali – e non sarebbe peregrino un richiamo agli impareggiabili protagonisti de La strana coppia di Neil Simon o comunque alle migliori sitcom televisive. L’angelo è compassato, non dice mai una parolaccia, ama la buona cucina e i libri rari, ma non è esente da qualche ipocrisia. Il demonietto sembra una rockstar con gli occhiali da sole sempre calati sul viso – anche per nascondere occhi non propri umani – e quella sua andatura dinoccolata, con le cassette dei Queen sparate a palla nell’adorata auto d’epoca. Si bea di indurre gli uomini in tentazione ma forse dietro l’apparenza aggressiva si nasconde un amico leale.
Nel delineare le schiere del Bene e del Male, Gaiman non fa grosse differenze, dipingendo entrambi gli schieramenti, sia angeli che demoni, come guerrafondai interessati solamente allo scoppio delle ostilità che, dopo millenni di attesa, finalmente stabiliranno chi è il più forte. Vizi decisamente umani per delle schiere angeliche. Forse questo è uno degli aspetti che ha fatto storcere il naso al gruppo religioso cristiano Return to order – il nome è tutto un programma – che, tramite una petizione, ha chiesto a Netflix la cancellazione della serie. Peccato che la serie sia stata prodotta da Amazon e non da Netflix!
Sicuramente, un altro elemento che il gruppo non avrà gradito sarà stata la voce dell’Onnipotente affidata a una donna, nel qual caso la pluripremiata vincitrice dell’Oscar Frances McDormand. Forse per tale motivo ha accusato la serie di prendere in giro la saggezza di Dio? Oppure, ancora un Adamo e una Eva neri. Per non parlare di un Anticristo poco convinto del suo ruolo e tendente fondamentalmente al bene. Sarà stato per questo che hanno parlato di istigazione al Satanismo e del fatto che la serie distrugge ogni barriera tra bene e male, errore e verità, e annienta l’orrore con cui la società guarda al demonio? Per tacere poi che il nome del personaggio Crowley è un chiaro riferimento al famigerato mago occultista Alesiter Crowley (1875-1947) che amava definire provocatoriamente se stesso come la Bestia 666, ovvero l’Anticristo. Un nome che sicuramente non ha aiutato Good Omens a entrare nelle grazie di gruppi religiosi cristiani piuttosto radicali, sempre che abbiano colto la citazione.
Infine, il titolo della serie e del romanzo è un’esplicita citazione di The Omen – Il presagio, classico dei film horror sull’avvento dell’Anticristo – diretto da Richard Donner nel 1976 e interpretato da Gregory Peck – e del quale sono state prodotte decine di imitazioni. L’intento qui è ovviamente parodistico e irriverente.
Nel frattempo, noi ci siamo goduti una divertentissima serie, zeppa di personaggi bizzarri e indimenticabili, che riesce a scherzare e divertire su temi seri offrendoci una visione certamente originale e dissacrante delle profezie bibliche nonché delle schiere votate al Bene e al Male che, in fin dei conti non sono poi così diverse. Come due fattori eccessivamente polarizzati, essi rischiano di neutralizzarsi a vicenda portandosi con sé il mondo intero nella loro furia belligerante. Ma forse i più saggi sono proprio Azraphel e Crowley che, con umanissimi battibecchi, mettono in luce sia i vizi che le qualità dell’uomo e riescono perfino a diventare amici, riconoscendo ognuno qualcosa di sé nell’altro: il demone troverà un po’ di oscurità nell’angelo e, viceversa, l’angelo scorgerà un po’ di luce nel demone, in barba agli schieramenti a cui appartengono, riportando così la dialettica Bene/Male in un discorso di reciproco riconoscimento e integrazione dell’Altro da Sé, superando conflitti distruttivi e contrapposizioni manichee.
Gaiman, inoltre, ha espanso il materiale del proprio romanzo aggiungendo una divertente sequenza antologica in cui si passano in rassegna tutti i momenti delle varie epoche storiche nei quali Azraphel e Crowley si sono incontrati. La sequenza diventa così un pretesto per sagaci considerazioni sulla collera divina, un tantinello eccessiva in certe occasioni, e sul ruolo del figlio di Dio: decisamente troppo per un gruppo fondamentalista cristiano. Anche gli arcangeli Michele e Gabriele sono un’aggiunta della serie che offre ulteriori spunti sulla burocrazia angelica e sui suoi sentimenti non proprio pacifici.
Qualche nota dolente c’è: ciò che subito risalta all’occhio è la qualità degli effetti speciali per nulla all’altezza degli standard del 2019. Si vede che il budget non era sufficiente e si è preferito investire in un cast di prim’ordine – c’è anche Benedict Cumberbatch come voce di Satana – e in location e scenografie molto suggestive. Però, sarebbe stato comunque meglio evitare alcune animazioni davvero grezze, cercando magari altre soluzioni. Alcuni passaggi narrativi non sono proprio chiarissimi e qualcosa dell’intricata trama potrebbe andare perduta, soprattutto per coloro che non conoscono il romanzo, ma il ritmo e l’originalità delle trovate visivo/narrative compensano ampiamente questi difetti.
La risoluzione finale degli eventi forse è un po’ semplicistica, ma questo è un difetto presente anche nel romanzo – ammettiamolo, datato in alcuni aspetti che all’epoca facevano più scalpore – che, nella nostra modesta opinione, non va considerato un capolavoro nell’opera di Gaiman, ma un gustosissimo e godibilissimo divertissement. E come tale andrebbe considerata anche questa divertentissima serie. Sempre a Dio piacendo.