Come da tradizione all’inizio dell’anno, i Golden Globe celebrano tutto il meglio delle pellicole e delle serie tv. Ambitissimi poiché considerati una sorta di anticamera degli Oscar, ci mostrano fin da subito come tali prodotti siano stati percepiti da pubblico e critica in vista dell’ambita statuetta di marzo, sebbene, a volte, possano celare grandi sorprese e ribaltamenti.
La cerimonia dell’ottantunesima edizione dei Golden Globe ha avuto luogo nella notte tra il 7 e l’8 gennaio, al Beverly Hilton Hotel di Beverly Hills, in California, e ha visto il trionfo di Oppenheimer, regia di Christopher Nolan. Il biopic sul celebre fisico inventore della bomba atomica ha guadagnato ben cinque globi, non solo il miglior film drammatico, scavalcando persino Scorsese con Killers of the Flower Moon, ma anche miglior regia, miglior attore a Cillian Murphy, migliore attore non protagonista a Robert Downey Jr. e migliore colonna sonora originale a Ludwig Göransson.
Tra i migliori attori protagonisti in un film drammatico spiccavano ovviamente Leonardo Di Caprio, Bradley Cooper (Maestro) e anche un sorprendente Barry Keoghan per Saltburn (Emerald Fennell), il film del momento su Amazon Prime Video. Seppur prevedibile e fallace in alcuni punti, va detto che si tratta di una pellicola particolare e ben diretta, nella quale Keoghan ci regala un’interpretazione da urlo. Quel suo viso predisposto a ruoli spesso da fuori di testa – Il sacrificio del cervo sacro è ancora protagonista di tante nostre angosce – lo conferma nella top dei migliori giovani interpreti hollywoodiani del momento. Lily Gladstone, per Killers of the Flower Moon, è invece la miglior attrice in un film drammatico, premio più che meritato.
Sembrava scontato, eppure tutti i pronostici che vedevano Barbie trionfante come miglior film commedia o musicale sono stati asfaltati dalla vittoria di Povere creature!, per la regia di quel pazzo di Yorgos Lanthimos. Un film – adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo del 1992 scritto da Alasdair Gray – che riprende la storia di Frankenstein in salsa femminista e che si era già aggiudicato il Leone d’oro alla Mostra del cinema di Venezia. Lo attendiamo con trepidazione in sala dal 25 gennaio. La grande Emma Stone, protagonista della pellicola, non poteva che aggiudicarsi il globo per migliore attrice in un film commedia o musicale, contro nomi altisonanti quali Margot Robbie (Barbie), Natalie Portman (May December), Fantasia Barrino (Il colore viola), Jennifer Lawrence (Fidanzata in affitto) e Alma Pöysti (Foglie al vento).
Migliore attore in un film commedia o musicale è invece Paul Giamatti per The Holdovers – Lezioni di vita, pellicola diretta da Alexander Payne che narra le vicende di un rigido professore di storia in un college del New England, negli anni Settanta, e un suo studente, durante una forzata convivenza nel periodo natalizio. Dello stesso film, Da’Vine Joy Randolph si aggiudica il premio come migliore attrice non protagonista. Giamatti ha scosso forse il centro del mondo battendo l’onnipresente e adoratissimo Timothée Chalamet (Wonka) o altresì Joaquin Phoenix (Beau ha paura). Non mi è ancora del tutto chiaro cosa ci faccia quest’ultimo nella categoria film commedia o musicale, devo dire la verità, forse frutto dell’effetto allucinogeno che la pellicola è in grado di causare agli spettatori, chissà.
Affascinante la vittoria di Robert Downey Jr. (Oppenheimer) come migliore attore non protagonista, grazie a un ruolo non semplice, quello del presidente dell’AEC Lewis Strauss. Ma soprattutto a causa del livello altissimo degli altri concorrenti, nientemeno che Willem Dafoe e Mark Ruffalo (Povere creature!), Robert De Niro (Killers of the Flower Moon), Ryan Gosling (Barbie), Charles Melton (May December). Una vera sfida di talenti.
Qualcuno aveva dubbi su Il ragazzo e l’airone di Hayao Miyazaki? Stavolta no e l’ultimo gioiellino di Studio Ghibli è a mani basse il miglior film d’animazione, sopra chiunque, compresa Disney, ancora impigliata nella crisi creativa. Il suo Wish, film carico di aspettative in quanto doveva celebrare il centenario di nascita della major e riprendere la trama dei vecchi capolavori, ha deluso pubblico e critica risultando piatto, spento, addirittura a tratti noioso. Una gioia per gli occhi e il cuore – a prescindere dalla crisi Disney – è Il ragazzo e l’airone, sognante e fantastico come Miyazaki ci ha abituato, molto più autobiografico di quel che sembra.
Niente da fare, purtroppo, per Io Capitano di Matteo Garrone, che perde contro il francese Anatomia di una caduta (Justine Triet) per miglior film in lingua straniera. Un thriller legale, già vincitore della Palma d’oro al Festival di Cannes, con protagonista un’ottima Sandra Hüller. La pellicola si è altresì aggiudicata la migliore sceneggiatura, asfaltando sia Barbie che Oppenheimer.
Se la migliore colonna sonora originale è andata al distruttore di mondi, la migliore canzone originale se l’è aggiudicata Barbie, con What Was I Made For? di Billie Eilish O’Connell e Finneas O’Connell, gareggiando contro se stessa con ben tre brani. C’era ovviamente Dance the Night (Dua Lipa, Mark Ronson, Andrew Wyatt e Caroline Ailin) e, nemmeno a dirlo, I’m Just Ken (Mark Ronson e Andrew Wyatt) che nei nostri cuori aveva già vinto. Dunque su ben nove candidature, Barbie porta a casa, oltre alla canzone, il miglior incasso al botteghino. Anche qui, nessuna sorpresa.
Ma veniamo ai premi per la tv. A malincuore, annunciamo la vittoria di Succession come miglior serie drammatica, non tanto per la serie in sé, innegabilmente eccezionale, quanto per la presenza nelle candidature di The Last of Us che meritava davvero tanto, per resa, interpretazioni e soprattutto migliore trasposizione di un videogioco in assoluto. Anche i migliori attori in una serie drammatica sono Kieran Culkin, Sarah Snook e Matthew Macfadyen (miglior attore non protagonista) per Succession (Pedro Pascal e Bella Ramsey vincono nel cuore).
The Bear fa tripletta per miglior serie commedia o musicale, migliore attore in una serie commedia o musicale (Jeremy Allen White) e migliore attrice in una serie commedia o musicale (Ayo Edebiri), mentre è Lo scontro la miglior miniserie o film televisivo. Un prodotto Netflix considerato all’unanime tra i più apprezzabili del momento, che racconta le conseguenze di un incidente tra due sconosciuti. Anche i migliori attori vanno a Lo scontro: parliamo di Steven Yeun e Ali Wong. Elizabeth Debicki è invece migliore attrice non protagonista per la sua magistrale interpretazione di Diana Spencer in The Crown. Conclude la lista delle premiazioni Ricky Gervais che, con il suo Ricky Gervais: Armageddon, porta a casa il miglior comico stand-up.
Insomma, qualche sorpresa, qualche semplice conferma e qualche grande soddisfazione. Si attende l’uscita in sala o la distribuzione in streaming di alcune pellicole, specialmente in vista degli Oscar ma possiamo già dire che il livello quest’anno è davvero alto e ne vedremo delle belle.