Tra un’ultima fetta di panettone e i dolciumi dell’Epifania, la cerimonia dei Golden Globe ci ricorda immancabilmente che un nuovo anno esordisce, permette a cinema e intrattenimento dei mesi precedenti di ottenere il primo importante riconoscimento e fa da apripista al premio per antonomasia, l’ambito Oscar.
L’80ª edizione del Globo d’oro si è tenuta nella notte tra il 10 e l’11 gennaio, al Beverly Hilton Hotel di Beverly Hills, in California, presentata dall’attore Jerrod Carmichael. A sorprendere è stato il ritorno alla trasmissione in diretta da parte della rete statunitense NBC, dopo la cerimonia a porte chiuse del 2022 che aveva fatto parecchio discutere, in quanto non si trattava unicamente di una conseguenza della pandemia ma anche e soprattutto di un boicottaggio hollywoodiano nei confronti della HFPA (Hollywood Foreign Press Association), l’associazione che da sempre si occupa dell’organizzazione dei Golden Globe.
Come sappiamo, tale associazione è stata al centro di forti polemiche per accuse di discriminazione razziale e sessuale e corruzione, tanto da spingere moltissime star e la stessa NBC a rifiutarsi di presenziare e trasmettere la cerimonia. Quest’anno le cose sembrano essersi normalizzate e le nomination, annunciate il 12 dicembre 2022, sono risultate incredibilmente variegate e soddisfacenti, specie da un punto di vista cinematografico. Peccato per alcune cocenti delusioni televisive.
The Fabelmans, di Steven Spielberg, è il miglior film drammatico. Nessuna sorpresa, era il favorito – lo è anche per i prossimi Oscar – ma la sfida con Avatar 2 faceva dubitare non poco. Entrambi filmoni per motivi comunque differenti. Quello di Spielberg è un poetico omaggio al cinema a 360 gradi, al suo lavoro, alla sua passione, alla sua vita, in un racconto che vede un bambino alle prese con la scoperta di se stesso e della macchina da presa, la sua inconfondibile, maestosa macchina da presa. Non a caso, è vincitore anche della miglior regia, contro un grandissimo Cameron ma anche un Baz Luhrmann, per Elvis, davvero in forma, Daniel Kwan e Daniel Scheinert per Everything Everywhere All at Once e Martin McDonagh per Gli spiriti dell’isola (The Banshees of Inisherin). La presenza di Top Gun – Maverick, di Joseph Kosinski, sembra essere un po’ fuori luogo vista la risonanza delle altre pellicole, ma l’aver incassato più di un milione al botteghino ed essere risultato un film evento, anche per il momento storico, ha di certo il suo peso.
Miglior film commedia o musicale, con miglior attore (Colin Farrell) e miglior sceneggiatura, vanno a Gli spiriti dell’isola, il film con più candidature ricevute, ben otto. Un dramedy ambientato su un’isola della costa irlandese, dove Pádraic fa di tutto per recuperare l’amicizia di Colm, bruscamente interrotta. La pellicola scavalca titoli di spessore quali Babylon (Damien Chazelle), Everything Everywhere All at Once (Daniel Kwan e Daniel Scheinert), Glass Onion – Knives Out (Rian Johnson) e Triangle of Sadness (Ruben Östlund).
Austin Butler si aggiudica il premio per miglior attore in un film drammatico. Che dire, il suo Elvis è stato semplicemente straordinario, per performance musicali e livello recitativo. Inoltre, a detta dell’attore stesso, l’interpretazione gli ha portato svariati problemi psicologici, specie riguardo l’intonazione della voce e i rapporti familiari e amicali. Tra i candidati vi era anche Brendan Fraser per The Whale, presenza che ha fatto molto discutere, in quanto l’attore fu molestato da giovanissimo dall’allora presidente proprio della HFPA e a lungo si è cercato di insabbiare la faccenda. Fraser aveva infatti annunciato che, qualora avesse vinto il premio, di certo non si sarebbe presentato per ritirarlo.
Migliore attrice in un film drammatico è Cate Blanchett (Tár), che vince contro Viola Davis (The Woman King), Ana de Armas (Blonde), Michelle Williams (The Fabelmans) e una oramai onnipresente Olivia Colman (Empire of Light). Ma la sorpresa più grande è stata veder trionfare come miglior attrice in un film commedia o musicale Michelle Yeoh per Everything Everywhere All at Once. Un film outsider per questo genere di premiazioni, assurdo e brillante, su un’immigrata cinese cinquantenne alle prese con un universo parallelo. La Yeoh, classe 1962, incarna la rivincita di una categoria di attori ancora troppo bistrattata, quelli più in là con gli anni ma non per questo meno splendenti. Della stessa pellicola, Jonathan Ke Quan è il miglior attore non protagonista, mentre miglior attrice va ad Angela Bassett per Black Panther: Wakanda Forever.
Un grande plauso a Guillermo del Toro che con il suo Pinocchio in stop-motion vince miglior film d’animazione e non c’è nulla da dire per questa cupa fiaba rivisitata in chiave politica e tecnicamente impeccabile. È su Netflix, non perdetevela perché la rivedremo agli Oscar. Argentina, 1985, regia di Santiago Mitre, è il miglior film in lingua straniera. I premi cinematografici si concludono con miglior colonna sonora originale e miglior canzone originale, rispettivamente a Carter Burwell per Gli spiriti dell’isola e a Naatu Naatu di RRR.
Ma se la soddisfazione è stata tanta per il cinema, lo stesso non si può dire per i premi televisivi. House of the Dragon, prequel de Il Trono di Spade, vince miglior serie drammatica contro The Crown (una quinta stagione davvero fiacca), Ozark, Better Call Saul e Scissione (Severance). Il miglior attore di questa categoria è invece Kevin Costner per Yellowstone. Cari Golden Globe, come vi siete permessi, ancora una volta, di ignorare in questo modo agghiacciante Better Call Saul, prequel di Breaking Bad, e Bob Odenkirk? Una serie e un’interpretazione da pelle d’oca, al limite della perfezione e troppo, davvero troppo, mortificati. Considerato che si trattava dell’ultima stagione e che non ci sarà più possibilità di candidatura, possiamo solo provare tanta amarezza e rassegnarci a una profonda, a tratti surreale, ingiustizia. Scusaci Bob.
Zendaya intasca il premio miglior attrice in una serie drammatica (Euphoria), vittoria telefonata, anche perché lei è stata davvero brava. Sebbene Mercoledì (Wednesday) sia una delle serie teen più virale e discussa del momento e resti anch’essa comunque outsider, la vittoria per miglior serie commedia o musicale va a Abbott Elementary, aggiudicandosi altresì miglior attrice (Quinta Brunson) e attore non protagonista (Tyler James Williams).
Contenti per Jeremy Allen White che, grazie al suo ruolo in The Bear, ottiene il premio miglior attore in una serie commedia o musicale, commedia sì ma che affronta anche tematiche difficili quali ad esempio la depressione. Julia Garner (Ozark) e Amanda Seyfried (The Dropout) sono miglior attrice non protagonista e miglior attrice in una miniserie. Se poi qualcuno avesse avuto qualche dubbio, miglior attore in una miniserie non poteva che andare a Evan Peters che con la cruda e sconvolgente Dahmer – Mostro: la storia di Jeffrey Dahmer, ha dato prova di un immenso, a tratti inquietante, talento attoriale. La miniserie non è, però, la migliore, perché a emergere è The White Lotus, con Jennifer Coolidge come miglior attrice non protagonista. Migliore attore non protagonista va invece a Paul Walter Hauser per Black Bird.
Insomma, tra polemiche ancora in circolo, i premi onorari a Eddie Murphy e Ryan Murphy, l’euforia e la delusione, attendiamo con fervore gli Oscar 2023 e tutte le pellicole che a breve usciranno in sala anche in Italia.