Nel cuore della città di Torre Annunziata, in provincia di Napoli, vi sono i resti archeologici dell’antica Oplontis, un insediamento suburbano della vicina Pompei. Seppur ignorata dalle fonti, Oplontis è segnalata nella Tabula Peutingeriana con il simbolo usato per i centri termali. I primi rinvenimenti riguardano, infatti, proprio le terme romane nel 1834. Distrutta dopo l’eruzione del ’79, la cittadina è stata esplorata con il metodo dei cunicoli in età borbonica e scavata scientificamente nel 1964 e nel 1984.
Dal 1997, gli scavi di Oplontis sono diventati Patrimonio dell’Umanità UNESCO. Gli scavi comprendono consistenti parti di edifici che sorgevano in una zona suburbana ad ovest di Pompei. Di particolare rilievo è una grande villa residenziale, non interamente riportata alla luce, risalente alla metà del I secolo a.C. e ampliata nella prima età imperiale, attualmente l’unico monumento visitabile.
La Villa di Poppea è la più vasta suburbana di età romana conosciuta, ornata da splendide pitture e sculture; si tratta del complesso maggiore per numero dopo quello della Villa dei Papiri di Pompei. L’edificio ha preso questo nome con riferimento a Poppea Sabina, seconda moglie di Nerone, per il ritrovamento su un’anfora di un’iscrizione che si riferisce al liberto-procuratore di Poppea e di un bollo su un dolium prodotto nelle fabbriche di laterizi possedute nella zona dall’imperatrice. Ammirando la struttura è possibile riconoscere due fasi costruttive: la più antica risale al I sec. a.C. e riguarda due nuclei affiancanti simmetricamente quello centrale, ovvero atrium, viridarium e triclinium, che vedeva a ovest le terme che sono state eliminate e ambienti di rappresentanza, a est un quartiere servile, a nord e sud ampi porticati aperti sui giardini. La seconda fase è quella di età claudia che ha visto l’aggiunta di una sontuosa zona residenziale dotata di ambienti di soggiorno, portici, viridario e piscina.
Poco distante, c’è l’altro principale complesso di Oplontis, la Villa di Lucius Crassius Tertius che, scoperta a est della precedente nel 1974, si chiama così per il rinvenimento di un anello-sigillo con questo nome. Si tratta di un complesso rustico a due piani, costruito verso la fine del II secolo a.C. e successivamente ampliato, sviluppato intorno a un grande peristilio con altrettanti ordini di colonne doriche in tufo. Il piano terra era utilizzato per lo stoccaggio delle merci e come deposito delle anfore vinarie, al piano superiore invece era collocato il quartiere dove abitava il proprietario.
Altre testimonianze dell’antica Oplontis sono riemerse nel corso del tempo dal tessuto urbano moderno: tra queste, ci sono gli ambienti termali presso Capo Oncino, al di sotto delle attuali Terme Nunziante, e i recenti rinvenimenti di via Andolfi che hanno restituito importanti tracce archeologiche ed epigrafiche relative al suburbio pompeiano.
È possibile visitare gli scavi di Oplontis tutti i giorni – martedì è il giorno di chiusura – dalle 9:00 alle 19:00 al costo di 5 euro più eventuale prevendita per acquisto online di 1.50 euro e al costo ridotto di 2; nel biglietto è compreso anche l’ingresso a Villa Regina a Boscoreale.