Le città del Sud sembra si somiglino tutte. Pulsano di contrasti, persino di contraddizioni – tra tradizione e ingegno, sacro e profano, tra passato e domani –, si animano d’istinto e si raccontano tra la gente. Spesso le lega il mare, ma è nei quartieri che ognuna plasma la propria storia. Napoli, forse più di ogni altra, ai vicoli dei rioni popolari ha spesso affidato la salvaguardia della sua essenza. Ne Gli alunni del tempo di Giuseppe Marotta (opera del 1960, riproposta da Alessandro Polidoro Editore) lo spirito di una delle zone più note della città, il Pallonetto di Santa Lucia, si fa sintesi della coscienza partenopea.
Ogni mattina, di ritorno dal lavoro di guardia notturna, don Vito Cacace allunga il suo giro per comprare il giornale. Nel pomeriggio, dopo aver riposato e consumato il pranzo, siede all’esterno del basso in cui vive e condivide la lettura degli articoli del quotidiano con un manipolo di amici e avventori che, a quel modo, commentano i fatti principali della città, ma non solo, anche del mondo intero.
Così, il pubblico di don Vito si informa ed esprime giudizi, dando vita a una vera e propria pubblica piazza che sentenzia su quanto l’oratore porta alla sua conoscenza. Dalle vicende locali agli affari sociali e politici, fino ai più banali fatti di cronaca o persino di gossip, la folla radunatasi come studenti tra i banchi di scuola offre la sua verità.
Al Pallonetto, gli alunni del tempo dibattono sulla politica affarista della città cercando il modo di farsene beffe, si confrontano con gli accadimenti drammatici che il mondo racconta e trovano persino il modo di immedesimarsi nelle vicende che potrebbero vederli protagonisti, come nel caso di un delitto d’amore assai efferato, ognuno con la propria reazione che svela un pezzo dell’anima dell’intera città, che è il coro delle loro voci.
Ogni articolo che don Vito Cacace legge al suo pubblico consente al quartiere di immaginarsi lontano, a New York, dove le donne – dicono – sono più disponibili o a Milano, con i suoi industriali spregiudicati. La disputa scaturita dal quotidiano diventa un’indagine antropologica di mondi dissimili da quello a cui quell’uditorio appartiene, il panorama partenopeo. Come già accade in San Gennaro non dice mai no (Alessandro Polidoro Editore, 2021), la comprensione delle dinamiche che regolano l’umanità parte da Napoli e raggiunge, tramite la lettura e il dibattito degli articoli, l’universalità della condizione sociale di allora quanto dell’età contemporanea.
Con il suo stile inconfondibile, Giuseppe Marotta dipinge un popolo – quello napoletano – ribelle al qualunquismo, indipendente e deciso nel voler dire la propria, forte delle sue idee. Gli alunni del tempo torna in libreria, cinquant’anni dopo la prima edizione, grazie al lavoro di riscoperta della letteratura di Marotta a opera dell’editore Alessandro Polidoro, che si dimostra sempre più abile e audace nella ricerca di nuove voci quanto attento nella salvaguardia delle proprie radici. Impreziosito dalla prefazione di Goffredo Fofi, il testo fu di ispirazione persino a Fabrizio De André, che attinse a Gli alunni del tempo per scrivere una delle sue opere più celebri, Don Raffae’.
Il Pallonetto di Santa Lucia si anima, dunque, di una nuova mattina, di un altro giorno che porterà in dote le storie che gli abitanti del borgo a pochi passi dal mare del Golfo faranno proprie, che immagineranno e di cui disporranno come se, in fondo, la soluzione dipendesse da quel concilio spontaneo. Sono Gli alunni del tempo, non hanno vere connotazioni di classe: sono Napoletani e tanto basta.