Gerardo Marotta, un altro fondamentale tassello di quel grande mosaico sul quale poggia l’immenso patrimonio della cultura di Napoli, è andato via lasciando, però, ben salda quella pietra miliare di cui si compone l’opera mosaica della storia di questa città.
Quell’“uomo esile, ma dalla grande potenza morale”, come ha osservato il Sindaco de Magistris, dove “convivevano, in spirito libertario, etica e diritto, filosofia e politica, storia ed economia”, ha cessato di vivere la sua vita fatta di grande generosità e di grande impegno a servizio di una cultura non di facciata ma di studio, approfondimento, ricerca, confronto, con un’attenzione non comune alle nuove generazioni.
Nel 1975 cominciò la sua grande avventura fondando l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici su incoraggiamento di Elena Croce e di altri studiosi e volle, non a caso, fissare la sua sede nel prestigioso Palazzo dove visse Gennaro Serra, uno dei protagonisti della rivoluzione partenopea del 1799. All’Istituto donò, inoltre, la sua immensa biblioteca di oltre 300.000 volumi che ancora oggi non ha trovato una collocazione definitiva.
Memorabile il suo discorso del 2008 all’Istituto di Monte di Dio nel quale denunciò “le bande criminali che governano il Paese”, “le bande dei rifiuti”, “le bande di affari che vogliono impadronirsi dell’acqua pubblica”, “i grandi intellettuali che non ci sono più ma soltanto professori assetati di incarichi”, discorso di un’onestà intellettuale rara, lontano anni luce dai centri di potere della politica e della cultura di facciata.
Marotta, uomo di pensiero e di azione, nel 1990 fondò assieme ad Antonio Iannello, Aldo Masullo e le sorelle Elena, Alda, Silvia e Lidia Croce, una libera accademia di cittadini, “un centro permanente di formazione e ricerca e di aggiornamento scientifico sulle condizioni e i problemi della società civile, dell’ambiente, dell’urbanistica e della salute del popolo”, come recita il manifesto dell’Assise di Napoli e del Mezzogiorno (www.napoliassise.it) della quale è stato Presidente onorario.
Difficile sarà custodire e continuare l’opera di Gerardo Marotta, figura di prestigio riconosciuta a livello internazionale e punto di riferimento insostituibile dell’Istituto per gli Studi Filosofici, che non potrà limitarsi alla risoluzione soltanto dell’annoso problema della collocazione dei libri e dell’organizzazione dei seminari, ma dovrà continuare a rendere viva l’anima di quella creatura per la quale egli ha speso tutta la sua vita sacrificando anche beni personali.
Napoli sappia preservare questo patrimonio immenso e tenere viva la figura di uno dei suoi figli migliori.