Vita, famiglia, amore, dolore, eros, riprovare, rimettersi in gioco. Sono queste, e non solo, le parole adatte a descrivere il romanzo d’esordio di Gabriella Giglio, quarantasette anni, viaggiatrice per lavoro, napoletana d’appartenenza. Interrogare la sua personale libreria è un po’ scrutarle nell’anima, nelle passioni più intime e travolgenti. Da pochi giorni, ai romanzi che l’hanno formata e accompagnata in ogni istante della vita, si affianca il suo Un anno di noi, il libro che certifica il suo esordio nella letteratura partenopea, edito da Apeiron Edizioni.
Gabriella Giglio, apriamo questa intervista con le emozioni che sta provando mentre stringe tra le mani, per la prima volta, il Suo primo libro, il Suo primo romanzo. Ce la racconta?
«È come abbracciare un figlio. Sono madre già tre volte, la mia vita ha visto momenti più difficili e altri colmi di gioia. Quello attuale, per fortuna, è uno di questi ultimi. Proprio come un bambino, dopo averlo portato in grembo per nove mesi, al primo vagito vien da chiedersi se tutta quella gioia sia reale, allo stesso modo ho vissuto la pubblicazione di questo volume. Anche il periodo di gestazione coincide con quello naturale di una madre. Sono una lettrice appassionata, leggo qualsiasi cosa. Realizzare di aver prodotto un libro tutto mio, passare dalla fantasia alla concretezza, è una grande emozione.»
Dove nasce Un anno di noi? Qual è la suggestione che Le ha ispirato questa storia?
«Nasce successivamente all’ascolto di una famosa canzone di Mina, Mi sei scoppiato dentro al cuore, dall’avere visto amici rinnovarsi nell’amore nonostante l’età non fosse più quella giovane, infine dalla curiosità che mi è montata dentro dopo l’incontro con alcuni scrittori napoletani di caratura nazionale. Loro mi hanno indirizzato e spronato in questa passione per la scrittura, mentre a mio marito devo quella per la lettura.»
Da dove cominciamo, dalla scrittura o dalla lettura?
«Come preferisce, sono ora entrambe aspetti imprescindibili delle mie giornate. Una volta Le avrei risposto senza dubbio dalla lettura.»
E allora iniziamo da lì. Cosa legge, cosa stimola Gabriella Giglio, quali sono gli autori a cui fa riferimento?
«Ho rubato a piene mani da tantissimi, e nei ringraziamenti del libro l’ho scritto. Mi sono lasciata influenzare da Pirandello, da De Filippo, dal principe De Curtis, fino ai contemporanei De Giovanni e Savatteri. Sono stati tutti felici di collaborare a questo progetto. Cosa leggo? Ho una libreria colma di titoli. Leggo i gialli, da De Giovanni, a Manzini, a Savatteri. I Camilleri li ho divorati tutti, nessuno escluso. Leggo anche romanzi, Marasco, Gamberale, Parrella, leggo De Luca quando parla di antico testamento. Godendo ancora di una buona vista, preferisco i libri cartacei, mi lascio corteggiare dalla copertina, è un’esperienza sensoriale.»
La cultura partenopea è preponderante. Quanto ha inciso l’essere napoletana nella scrittura come nella lettura?
«Non ho sempre vissuto a Napoli. Ho avuto casa all’estero e per lavoro sono fuori almeno un terzo dell’anno. Non parlo quotidianamente l’italiano, quando in famiglia ci si confronta su temi importanti, con i figli parliamo in francese o in napoletano. La protagonista del libro, Sofia, è un omaggio alla Loren che, proprio come me, quando le chiedevano di dove fosse rispondeva solamente con un napoletana.»
Torniamo al romanzo, Un anno di noi. A cosa è dovuto questo omaggio al cinema di casa nostra? Non solo Sofia ruba il nome a un personaggio del grande schermo…
«I nomi dei miei personaggi vengono tutti fuori dal grande cinema italiano. Sofia, appunto, omaggia la Loren, Roberto sta per Rossellini, come Marcello richiama alla carriera di Mastroianni. Questo filo conduttore è un legame con la mia famiglia, in particolar modo con mio marito e con mio figlio che studia per diventare regista. L’amore per il cinema ci unisce, lo considero un omaggio alla persona che amo.»
Cosa nasconde Un anno di noi? Una voglia di scappare via, di ricominciare qualcosa da zero, di vivere una vita diversa?
«La storia non è autobiografica, ma il romanzo sì. Nel racconto, Sofia non sono io, così come Roberto non è mio marito. Tutto ciò che è contenuto nel romanzo, però, mi appartiene, non potrebbe essere stato scritto da nessun altro, c’è tutto quello che mi piace, dai foulard ai piatti della cucina che preferisco, ai personaggi comprimari che si ispirano a persone che conosco e a cui voglio un gran bene.»
La vicenda si svolge esattamente nel corso di un anno, dodici mesi precisi. Come mai lo ha connotato in un limite temporale così netto?
«Accadono delle cose all’inizio e al termine della narrazione che, a mio avviso, delimitano la storia, anche se la fine non è un punto perentorio.»
Incuriosiamo i lettori di Mar dei Sargassi, Le va? Faccia Lei stessa da sponsor a Un anno di noi.
«Di solito sono dalla parte di chi compra, mai da quella di chi vende. Un anno di noi è un romanzo in cui sono presenti tanti aspetti, la vita, la famiglia, l’amore, mettersi di fronte allo specchio, riprovare, tornare in gioco, dolore, eros. Credo sia un buon modo per guardare diversamente a tanti aspetti dell’esistenza, che è ciò che è capitato anche me, come in una terapia. Ne ho tratto grande beneficio. È a tratti anche divertente, è stata un’esperienza stimolante e spero che al lettore, sfogliandolo, arrivi tutto questo.»
Chiudiamo con l’invito a seguirLa alle prossime presentazioni. Dove è possibile incontrare Gabriella Giglio?
«Il libro è già disponibile presso la Libreria Raffaello, al Vomero. Il 25 novembre al Teatro Diana presenteremo ufficialmente il romanzo per la prima volta, alle ore 11:30. Ci saranno eventi anche in altre città italiane come Roma e Gallarate. Sarà un tour entusiasmante.»