Napoli è crogiolo di cultura, questo è certo. Eppure sono ancora tanti i quartieri e le periferie dove il tempo sembra essersi fermato. Dove chi ci vive si sente senza speranza, dove dilagano criminalità organizzata e omertà e le istituzioni sembrano averli dimenticati. Quartieri come quello di San Giovanni a Teduccio, fortemente popoloso, spesso bistrattato a causa di numerosi problemi ancora oggi di grande rilevanza, come disoccupazione o delinquenza giovanile. In questo oceano di disillusione, però, c’è ancora qualcuno che non si arrende, che vive di ideali e ha scelto di consacrare se stesso e le proprie passioni al fine di dare una speranza in più ai giovani del suo quartiere. Ho incontrato Umberto Bizzarro, lavoratore in ambito di sicurezza, sassofonista, pittore e tra i fondatori di Francischiello, un locale che ha come scopo la rinascita culturale e sociale di San Giovanni a Teduccio.
Prima di tutto parlaci un po’ di te e del progetto Francischiello. Cos’è esattamente e com’è nato?
«Sono originario di Napoli, precisamente del quartiere di San Giovanni a Teduccio. Si tratta di un contesto sociale parecchio degradato, pieno di insidie, fatto di precarietà e omertà, dove le istituzioni restano ai margini, purtroppo. Io sono un sassofonista e pittore e a lungo ho girato per quei locali dove si potevano ascoltare i grandi artisti, talvolta li ritraevo anche dal vivo. Un vero e proprio appagamento per la mia anima. Riflettendo, nel tempo, ho avuto l’esigenza di accomunare le due arti a me care, esporre le mie opere e musicarle. Volevo che la mia platea potesse ascoltare ciò che avevo da dire. E ho deciso di farlo qui. Nel 2019 nasce quindi il progetto, unitamente a due soci. Si pensa di aprire un locale dove la gente del quartiere possa usufruire di servizi, dove divulgare arte, cultura e educazione civica. Abbiamo scelto uno dei locali storici di San Giovanni, il Francischiello, un rinomato ristorante del secolo scorso che nasce sull’arenile dell’ex Municipio. Dopo circa trent’anni di chiusura, ce ne sono voluti due per vedere il nostro sogno coronato, tra pandemia, restrizioni, aumento dei prezzi e tanti altri impedimenti che però non hanno ci hanno frenato. Francischiello, al cui interno nasce l’Associazione culturale Arenili Vulcanici, è un locale fruibile a tutti, luogo di relax e aggregazione. I progetti di recupero sono tanti, anche se per ora riusciamo a malapena a tenere pulito quel fazzoletto di spiaggia che si apre davanti al locale».
San Giovanni a Teduccio è un quartiere pieno di contraddizioni. Che rapporto hai con la tua città? Cosa rappresenta per te?
«Confesso che da piccolo avevo vergogna di vivere in questo quartiere. Trascorrevo le vacanze estive a Gaeta, dove il livello socio-culturale era più elevato e mi sentivo a disagio nel parlare di casa mia agli altri. A volte fingevo di abitare altrove, magari a Portici, Comune a ridosso del mio quartiere, una cittadina ridente, piena di vita, civilmente curata e rispettata. Solo quando ho raggiunto la maturità ho capito che quei luoghi così precari, dopotutto, mi avevano forgiato. L’esigenza di voler cambiare qualcosa echeggiava in me. Lo stato di abbandono e di precarietà voluto dalle istituzioni ha creato nella gente che vive in questi luoghi una sorta di rassegnazione oltre che disprezzo degli spazi che la circondano. Questa cosa ha un nome, si chiama teoria delle finestre rotte: è quella teoria che fa riferimento a posti in cui lo Stato non punisce le piccole infrazioni e i piccoli crimini vandalici, dove le norme civiche vengono a mancare e perciò la gente, circondata da finestre rotte, si sentirà ogni giorno di più come autorizzata a fare lo stesso o peggio».
Nonostante la presenza del mare, la posizione strategica tra Portici (poco prima abbiamo il suggestivo Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa) e Napoli centro, poche o nessuna azione politica e culturale di rilievo è mai stata fatta per la valorizzazione del luogo, tantomeno per motivare i privati. San Giovanni a Teduccio risulta, a oggi, un luogo incorporeo, incompleto. Come hai trovato il coraggio di investire nel progetto e in che modo ritieni che questo possa valorizzare il patrimonio ambientale e culturale della tua città?
«Un tempo, il quartiere di San Giovanni era una rinomata località turistica e la vita era ben diversa. Successivamente è diventato sede di numerosi locali industriali che oggi sono oramai in disuso e lasciano spazio a veri e propri luoghi spettrali, accampamenti e ritrovi della camorra. Bellissimi arenili abbandonati a loro stessi, dove l’incuria fa da padrona. Ancora oggi vi sono sversamenti in mare dovuti al malfunzionamento delle reti fognarie, che rendono le acque putride e grigioverdi e l’aria spesso irrespirabile. Io mi sono fatto coraggio perché ho capito che con il mio contributo personale e lavorativo avrei potuto aiutare non solo a reprimere e quindi a evitare reati, ma anche aiutare i cittadini stessi a istruirsi alla legalità, al rispetto dei luoghi e delle norme civiche. Sarà una goccia nell’oceano ma è importante per me, che mi sento da sempre sensibile all’argomento».
Puoi dirci qualcosa di più sulle collaborazioni e gli appuntamenti culturali di Francischiello?
«La strada è lunga e il percorso è appena iniziato ma per adesso stiamo lavorando per promuovere svariati appuntamenti culturali che possano interessare i cittadini di San Giovanni e non solo. Tra le iniziative dell’associazione, abbiamo organizzato una mostra di acquerelli e un concerto jazz. Ho cercato di spiegare al pubblico l’affinità tra arte pittorica e musicale, l’improvvisazione jazz e la tecnica dell’acquerello. Non solo, le difficoltà e problematiche di espressione artistica in questo ambito sociale. Si è svolta, inoltre, la presentazione del libro Orfani emozionali. I bambini senza tempo (Graus Edizioni), della scrittrice, artista e giornalista Marta Kravsun. All’evento erano presenti anche numerose personalità di rilievo tra cui Alessandra Clemente (ex Assessore del Comune di Napoli e Presidente della Fondazione Silvia Ruotolo Onlus), Armida Filippelli (Assessore alla Formazione professionale Regione Campania), Antonella Ciaramella (Assessore Comitato Scientifico Osservatorio dell’Economia Civile). È stata una bella rivincita e sarà la prima di tante».
Arte e musica sono esperienze sensoriali che viaggiano a braccetto e possono diventare un potente mezzo di comunicazione di massa. Cosa rappresentano per te e quale pensi sia il modo migliore per utilizzarle?
«Sin da bambino ho capito che la mia sensibilità doveva e poteva avere dei canali di sfogo ben precisi. L’arte è stata da subito la mia ancora di salvezza. Dipingere, disegnare era ed è il mio mezzo per esprimere me stesso, il disagio sociale che ho dentro e quei luoghi dove abitavo sono divenuti presto fonte di ispirazione per molte opere. La storia ci insegna che nelle zone meno agiate, dove è più facile entrare nella malavita, siano nati molti talenti. Potrei citarne tanti, nella pittura, nell’architettura, nella musica, nel teatro, oggi anche nel cinema. Alcuni meno fortunati e più fragili sono stati risucchiati dal vortice dell’illegalità ed è per questo che la nostra associazione ha scelto di stanziarsi qui, per provare a sradicare e portar via la manovalanza di strada. Ragazzini, spesso bambini, non terminano neppure il proprio percorso scolastico e si perdono per sempre. Il pericolo della dispersione scolastica incombe in questi quartieri. Oltre all’arte pittorica anche la musica fa parte della mia vita. L’esigenza di esprimere anche in musica le mie emozioni è ormai diventata primaria e lo strumento che più è riuscito a dare maggiore espressività al mio io è stato il sassofono. Uno strumento simile alla voce umana, dotato di linguaggio proprio, intensità sonora e calore ma che richiede anche tanto lavoro quotidiano, perseveranza e caparbietà».
Anche se nato da poco, Francischiello sta dimostrando di essere una piccola isola di condivisione. Quali sono i possibili progetti futuri, le tue aspettative a lungo termine?
«Mi auguro davvero che il progetto possa espandersi e fare grandi cose, in particolare trasmettere cultura, bellezza e partecipazione sociale a questo territorio e alla gente che ci vive. Tra le tante idee che mi vengono in mente e che a breve realizzerò ci sono mostre e concerti, laboratori di pittura e disegno dal vero, insegnamento e avvicinamento alla musica».