Nell’ultima settimana non si è fatto altro che parlare di un solo evento: il Festival del Cinema di Venezia. La 79ª edizione della Mostra internazionale, che ogni anno si svolge come da tradizione al Lido, si è conclusa sabato 10 settembre 2022 – era iniziata il 31 agosto –, portandosi dietro strascichi di flash fotografici, luccichii, interviste e presentazioni dei prossimi lungometraggi. E, ovviamente, dei gossip che, come sempre, non possono mancare.
Diretta da Alberto Barbera e con madrina Rocio Muñoz Morales, la giuria internazionale del concorso principale è stata presieduta nientemeno che dall’attrice Julianne Moore, accompagnata da nomi altisonanti quali, ad esempio, il regista Leonardo Di Costanzo o il Premio Nobel per la letteratura Kazuo Ishiguro.
Come film d’apertura è stato scelto Rumore bianco (White Noise) di Noah Baumbach (lo stesso di Storia di un matrimonio), adattamento dell’omonimo romanzo di Don Delillo. Di nuovo al suo fianco c’è Adam Driver, con accanto Greta Gerwig e Don Cheadle, nel racconto in tre capitoli di una comune famiglia americana alle prese con difficoltà quotidiane e particolari vicissitudini.
Ma non perdiamo tempo e veniamo subito all’ambito Leone d’Oro: se lo aggiudica All the Beauty and the Bloodshed, regia di Laura Poitras. La documentarista americana, già vincitrice del Premio Oscar 2015 con Citizenfour, ha scelto di portare su schermo la storia della fotografa e attivista statunitense Nan Goldin e della sua lotta contro la famiglia Sackler, proprietaria della società farmaceutica Purdue Pharma e responsabile delle numerose morti di overdose da farmaco. Un prodotto intenso e di qualità, sebbene la vittoria del premio principale risulti, a detta di alcuni, troppo generosa rispetto alla concorrenza in gara.
Luca Guadagnino con Bones and all conquista il Leone d’Argento per la miglior regia. Il film si è altresì aggiudicato il Premio Marcello Mastroianni alla giovane attrice emergente Taylor Russell, che ricorderete per la serie Lost in Space. E dove c’è Guadagnino c’è, oramai, Timothée Chalamet, in una sovversiva tuta rossa, alla conquista del cinema e del mondo intero. Il regista ha dedicato il premio ai colleghi iraniani Rasoulof e Aleahmad, arrestati nel loro Paese così come Panahi, esclamando: «Viva loro, viva la sovversione e viva il cinema!».
Gran premio della giuria e Leone del futuro – Premio Venezia opera prima Luigi De Laurentiis vanno a Saint-Omer, della regista francese Alice Diop, mentre Cate Blanchett (Tár, regia di Todd Field) e Colin Farrell (Gli spiriti dell’isola, regia di Martin McDonagh) ricevono la Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile e maschile. Per McDonagh anche la migliore sceneggiatura.
In concorso ha spiccato la splendida Penélope Cruz, protagonista scelta da Emanuele Crialese per il film L’immensità, già nelle sale cinematografiche nostrane. Siamo nella Roma degli anni Settanta e la Cruz interpreta Clara Borghetti, donna prigioniera di un matrimonio in crisi e che si ritrova, inoltre, a dover affrontare la difficile situazione della figlia Adriana (Luana Giuliani), altrettanto prigioniera ma di un corpo che non sente suo. Tra i titoli più attesi troviamo poi Il Signore delle Formiche del maestro Gianni Amelio e The Whale di Darren Aronofsky, in cui pare che l’attore Brendan Fraser, grandemente trasformato, abbia fatto un lavoro così magistrale da essere favoritissimo ai prossimi Oscar.
Quasi più dei film, le sfilate sul red carpet delle star nostrane e internazionali di Venezia 2022 sono state nell’occhio del mirino per l’intera kermesse, tra gli applausi, i gossip e le polemiche. Tra i più attesi troviamo Harry Styles e la nuova compagna Olivia Wilde, regista del film Don’t Worry Darling che è stato presentato fuori concorso durante la sesta serata, un thriller distopico dalle tinte horror con protagonista Florence Pugh (la Dani di Midsommar), ambientato in una cittadina anni Cinquanta insolitamente perfetta. Più che il film stesso, sono stati i dietro le quinte a far parlare. In primis, l’iniziale scelta ricaduta su Shia LaBoeuf nonostante le svariate accuse per comportamenti violenti, poi la storia d’amore nata sul set tra Styles e Wilde, la quale ha successivamente lasciato il marito Jason Sudeikis. Infine, pare che la Pugh sia rimasta parecchio infastidita dal modo in cui sono state gestite le scene erotiche e dal suo cachet ridotto rispetto al cantante, sebbene la protagonista del film sia lei.
Come non citare il nuovo lungometraggio di Florian Zeller, The Son, con un cast d’eccezione composto da Hugh Jackman, Laura Dern, Vanessa Kirby, Anthony Hopkins (reduce da The Father, della stessa trilogia) e le musiche dello straordinario Hans Zimmer. Nemmeno a dirlo, corre già per gli Academy Awards.
L’8 settembre è stato il turno di Blonde, in cui Andrew Domink dirige Ana De Armas nei panni dell’iconica e tormentata Marilyn Monroe. Meritata la standing ovation. Nella stessa stessa serata, ma fuori concorso, è stato presentato anche Siccità di Paolo Virzì, con Monica Bellucci, Silvio Orlando, Valerio Mastandrea e Tommaso Ragno, recente vincitore del Nastro d’Argento. In Siccità non piove da tre anni e la gente combatte con la sete, tra veemenza e desiderio di redenzione, tra ironia e amarezza, tra speranza e consapevolezza.
Il Gran Premio della Giuria va a Gli orsi non esistono (Khers nist), scritto e diretto da Jafar Panahi, il quale non ha potuto presenziare alla cerimonia poiché recentemente arrestato e condannato a sei anni di reclusione per propaganda contro il governo iraniano. Catherine Deneuve e Paul Schrader ricevono invece il Leone d’Oro alla carriera.
Nell’attesa di visionare in sala tutte le varie pellicole, celebriamo la buona riuscita di questa ennesima edizione del Festival del Cinema, un evento che negli ultimi tempi ha segnato la nostra grande riconquista di Hollywood e che fa da anteprima ai prossimi e attesissimi Academy Awards. Staremo a vedere.