A inizio settembre, Alessandro Polidoro Editore ha pubblicato l’ultimo lavoro di Flavio Ignelzi, Fai ciao, un romanzo di decostruzione dell’io, dove la narrazione viene portata avanti al contrario. Protagonista è il giovane Samuel, costretto a lottare ogni giorno con i mostri della solitudine.
Flavio Ignelzi, nato a Benevento, ha esordito con il romanzo Loro sono Caino (Augh!, 2018) ed è entrato nella prima classifica di qualità redatta da L’Indiscreto. Nel 2019, sempre con Polidoro, ha pubblicato la raccolta di racconti I punti in cui scavare che si è aggiudicata il premio Wojtek. In quest’ultima opera, l’autore – che, solitamente, tende a prediligere una narrativa breve – non cerca qualcosa di nuovo: la scelta della trama, infatti, può essere considerata abbastanza comune, tuttavia la particolarità del lavoro è data dalla struttura del testo. Il libro inizia raccontando le conseguenze scaturite da ciò che si leggerà nei capitoli successivi e questo permette quasi di separare l’intera lettura, procedendo a piccole dosi, come se fossero tanti brevi racconti, tutti calati in un contesto che non si svela molto.
L’adolescenza, tema trattato spesso in narrativa, è una fase delicata, fatta di incertezze e cambiamenti veloci. Tutto è amplificato, anche e soprattutto le emozioni. Fai ciao mostra, dunque, problematiche purtroppo molto comuni, genitori che non vanno d’accordo, che si separano, genitori distratti che lasciano crescere nel profondo del proprio figlio una solitudine assordante che pian piano crea dei vuoti sempre più difficili da colmare. Vuoti che per Samuel, seppur Flavio Ignelzi nel romanzo racconti soltanto alcuni mesi della sua vita, diventano baratri dai quali, per un ragazzo introverso come lui, è impossibile uscire.
Nel corso della narrazione, il ragazzino manifesta sempre più l’odio verso la madre e capisce – in particolar modo dopo qualche incidente con un compagno di classe – che non potrà mai legare con nessuno. I tratti tipicamente adolescenziali di Samuel si mostrano soltanto quando interagisce con il padre, con il quale a differenza della madre ha un rapporto stretto e complice, e con Arabella, una misteriosa ragazza incontrata soltanto una volta e con cui spesso parla al telefono.
In Fai ciao, l’autore beneventano non si limita, tuttavia, a raccontare di un classico ragazzino dalla situazione familiare difficile, ma mostra quanto un rapporto malato tra i propri genitori possa riflettersi sulla vita del figlio al punto da esasperarne l’animo. A Samuel non resta altro che estraniarsi dal mondo, che scappare di casa, cavarsela da solo perché non può fare altrimenti. Un viaggio solitario fatto di fughe e momenti spesso surreali, dove il desiderio di vivere una vita normale viene soffocato dalla cecità altrui. Perché i mostri della solitudine, in Samuel, hanno trovato un nascondiglio sicuro, dove continuare a scavare. Ed è proprio nella scelta di Ignelzi di narrare le vicende a ritroso che viene maggiormente fuori la sofferenza che cresce, che va a creare cicatrici per sempre impresse nella vita del giovane protagonista.
Un romanzo dal finale inaspettato, Fai ciao, che lascia molte porte aperte, inesplorate, invitando il lettore a una sua interpretazione più personale. Sembra che tutto resti in sospeso, anche se Ignelzi dissemina, nel corso della lettura, tanti piccoli indizi che spingono a una profonda riflessione. E sebbene si abbia la consapevolezza del comportamento sbagliato del giovane Samuel, chi legge può avere difficoltà a non simpatizzare per lui, così costretto dalla vita a rinunciare alla sua adolescenza ed essere gettato nella cruda e indifferente realtà che ferisce e destabilizza. Perché l’indifferenza, l’odio e l’egoismo che la madre vomita su di lui è qualcosa che nessun ragazzo dovrebbe mai provare.
La famiglia può diventare persino un posto pericoloso, non è così?