Di tutti i cambiamenti che l’uomo è riuscito ad apportare alla Terra, la manipolazione dello spazio e del tempo è tra le sue più grandi conquiste. Con la rivoluzione industriale, la messa a punto di efficaci trasporti e mezzi di telecomunicazione, il mondo si è improvvisamente rimpicciolito. Le distanze tra i luoghi si sono accorciate grazie alla disponibilità di mezzi più veloci per percorrerle e, a lungo andare, addirittura di mezzi capaci di annullarle, permettendo di comunicare in tempo reale anche con l’altro emisfero.
Da allora, l’esistenza è diventata più frenetica, esigendo tempi sempre più ristretti e creando uno stile di vita iperveloce al quale non siamo più in grado di rinunciare nonostante i segnali di sovraccarico del pianeta sempre più imminenti. L’uomo ha modificato il suo ciclo vitale sulle esigenze della modernità, ha mutato i suoi ritmi e ha tentato di cambiare anche i tempi del pianeta, che, però, non riesce a stare al passo. Ma è da queste implacabili necessità che sono venuti fuori l’inquinamento e l’esaurimento delle risorse: la natura, dalla quale accingiamo e, soprattutto, dalla quale dipendiamo, non è in grado di sostenere i ritmi folli che chiediamo a lei e a noi stessi. Basti pensare all’incombente cambiamento climatico, che sembra lasciarci meno tempo di quanto credessimo, o all’ogni anno più precoce Earth Overshoot. Non potendo in alcun modo rinunciare ai comfort che ci siamo creati, quindi, tentiamo di trovare soluzioni altre che ci permettano di mantenere gli stessi ritmi, ma con meno danni all’innocente madre natura.
È da anni che si parla di trasporti sostitutivi. Dopo i tentativi di promuovere l’uso dei mezzi pubblici o di incoraggiare biciclette e car sharing, si è giunti alla conclusione che serva trovare alternative ecologiche ma altrettanto comode alla personale auto a combustibile fossile. Per un periodo si è parlato di sostituire il carburante con l’olio vegetale o con l’acqua, creando però eccessive penurie di prodotti alimentari assolutamente primari. E sembra che l’unica soluzione disponibile sul mercato, al momento, sia l’auto elettrica.
Sono già abbastanza diffuse le auto ibride, cioè in grado di funzionare coniugando combustione e batteria. Ma gli ostacoli, per svincolarsi totalmente dai combustibili fossili, non sono pochi: dall’autonomia delle auto, al tempo di ricarica fino alla costruzione di numerose stazioni per il caricamento. Un percorso non semplice che vede, nei prossimi anni, la necessità di grandi cambiamenti. Proprio per questo, l’Unione Europea ha fondato la Battery Alliance, un programma per la transizione ad automobili a energia pulita che possa essere competitiva su un mercato ancora in formazione e principalmente dominato dall’Asia. Ma al di là degli indiscussi interessi economici, l’EBA contribuirà alla riduzione delle emissioni di CO2, che secondo l’accordo di Parigi dovrà essere messa in atto a partire dal 2020 nel tentativo disperato di salvare il pianeta.
Le auto elettriche hanno a loro favore innumerevoli vantaggi, ma sembrano non rappresentare una soluzione definitiva all’inquinamento. In primo luogo, è importante considerare che solo un terzo dell’inquinamento atmosferico è dovuto ai mezzi di trasporto, e anche all’interno della fetta di avvelenamento legata al traffico, la colpa non è tutta dei carburanti. Gli scarichi del tubo di scappamento rappresentano il 33% delle emissioni dovute ai mezzi di trasporto. Il 27% delle particelle inquinanti deriva dal movimento del veicolo e l’11% dipende dai freni e dal deterioramento stradale. Risulta, quindi, che l’impiego di batterie elettriche rimedierà solo a una parte delle polveri sottili e del surriscaldamento che producono danni. Inoltre, va ricordato che per ora le batterie sono fatte in litio – come quelle dei telefoni e di altri dispositivi elettronici – una sostanza altamente inquinante, per la quale si è ancora alla ricerca di un’alternativa. Ed è proprio in questo settore che punta a inserirsi l’Italia, con un ruolo dominante nel riciclo delle batterie.
Sembra, tuttavia, che in quanto a investimenti, l’Europa non sia ancora in grado di rendere davvero competitivo il suo progetto a livello globale. Lo scorso aprile la Corte dei Conti Europea aveva segnalato il rischio di un fallimento nel raggiungimento dei traguardi designati dall’iniziativa, ma non mancano le opportunità per trovare soluzioni in grado di soddisfare i bisogni del mercato, soprattutto in vista del boom della vendita di auto elettriche che si prevede nel giro di due anni. Tuttavia, non va perso di vista l’obiettivo principale, ovvero ridurre le emissioni e contenere un inquinamento ambientale che rischia di compromettere la vita sulla Terra. L’innovazione e il progresso tecnologici sono sempre stati causa e rimedio dei problemi che l’uomo e il pianeta hanno affrontato. È augurabile che, questa volta, l’ingegno umano riesca a trovare soluzioni in grado di salvare se stesso e il mondo prima che sia troppo tardi.