Che sia cominciata anche con molto anticipo una guerra – non prevista soltanto da illusi, ingenui e cretini – tra i due alleati di governo, che non sono alleati ma sottoscrittori di un contratto sempre per le suddette categorie, è cosa certa e non c’è arbitro che tenga che possa riuscire a mediare fino all’impossibile facendo credere ai soliti illusi, ingenui e cretini, che lasci il suo ruolo da paciere e cominci a fare ciò che dovrebbe: il Presidente del Consiglio.
Come ogni regime che si rispetti o uomo di potere che si comporti come in una dittatura, tra divise da cambiare a ogni occorrenza – senza però indossare quella della Guardia di Finanza –, non è mai tollerabile una parola di dissenso, un parere contrario da qualsiasi parte provenga, pena il pubblico ludibrio o, peggio, minacce da chi dovrebbe tutelare la libertà di informazione e di espressione: «La RAI deve restare libera dalle pressioni politiche. Questo è l’unico modo per rilanciarla realmente», parola di Matteo Salvini alla vigilia delle nomine, poi di fatto eseguite, come tradizione vuole, con la solita spartizione io do una rete a te e tu ne dai una a me e poi, magari, anche un contentino all’opposizione. A tal proposito, è di questi giorni il pubblico massacro, dopo il via dato dal direttore di Rai Uno e dallo stesso Ministro dell’Interno, nei confronti dell’artista Claudio Baglioni, reo di aver espresso, con il solito garbo che lo contraddistingue, il suo parere sulla gestione migranti – «Fermare 40, 50 persone? Una farsa» – in risposta a una domanda postagli in conferenza stampa. Una farsa vera e propria ancora in atto per le prese di posizione di personaggi dello spettacolo accorsi a sostegno del Ministro – per la serie tengo famiglia – e del cantante.
Il tutto potrebbe apparire come una semplice schermaglia magari da chiudere in bellezza intonando Champagne e con un premio alla carriera da assegnare nel corso del Festival di Sanremo ma, purtroppo, non sono solo canzonette, c’è qualcosa di più, molto di più, che riguarda quel valore che in tanti ritengono un diritto acquisito ed eterno e mai in pericolo. Tuttavia, non è così: quando anche la libertà viene regalata per due denari allora la preoccupazione, e subito dopo la reazione, non devono farsi attendere. Ma dove sono quei custodi dei tanto sbandierati valori inalienabili che a fasi alterne sono capaci di riempire bocche e fiumi di parole per poi svendersi alla prima occasione? Forse ci siamo illusi che la negazione di quegli stessi valori si esaurisse unicamente in un’enorme incoerenza sul piano etico, su una morale fatta a proprio uso e consumo che ha affollato qualche piazza per inneggiare all’unità della famiglia da parte di chi ha equivocato credendo nell’unità tra le famiglie, quelle proprie, e ora ci ritroviamo a doverci difendere da chi intende limitare o negare la nostra libertà. Paradosso dei paradossi, però, che questa negazione provenga da quanti hanno promesso un mondo nuovo spergiurando di non contaminarsi con alcuno della vecchia e stantia politica. È stata questa, in fondo, la prima grande bugia del nuovo che è avanzato sempre più sparandone a raffica e contraddicendo l’evidenza, superando persino quell’ex Cavaliere campione della smentita del giorno dopo, capace di inventarsi parentele tra prostitute e capi di Stato e non solo strani e piccanti trenini dell’amore.
Ma fin quando durerà la farsa – tanto per citare Baglioni – che rischia di trasformarsi in dramma se non interverrà uno scatto di dignità degli abitanti di questa Italia incapaci di sentirsi popolo e farla finita con il teatrino degli annunci e dei rinvii, facendo credere ai soliti illusi, ingenui e cretini che tutto il male e il problema dei problemi del Paese sia quell’immigrazione che anche l’attuale governo è inadatto a gestire con il nuovo decreto che porterà un numero maggiore di persone in strada creando disagi e tensioni nelle città? Uno scenario, quello dipinto, voluto e incoscientemente creato per fini elettorali dove si giocherà il futuro dell’Europa e un possibile cambio del quadro politico almeno sul piano delle alleanze per niente scontate. I prossimi mesi, infatti, potrebbero riservare sorprese e qualcuno, non proprio tra gli ultimi nel pensiero pentastellato, ha cominciato finalmente a capire il pericolo di una scelta scellerata così, approfittando della sua primaria identità, ha usato le prime cartucce che non saranno neanche le uniche.
Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare… E poi vennero a prendere i direttori artistici e i cantanti, e poi Baglioni e, ancora, Nino D’Angelo.