Si svolgerà fino al 31 luglio 2022 Donatello, il Rinascimento, la mostra sul celeberrimo Maestro della scultura quattrocentesca, promossa e organizzata a Firenze da Fondazione Palazzo Strozzi e Musei del Bargello. Francesco Caglioti, professore ordinario di Storia dell’Arte medievale presso la Scuola Normale Superiore di Pisa e tra i massimi studiosi di Donatello, ne è il curatore. Un evento assolutamente imperdibile, distribuito su due sedi, Palazzo Strozzi e il Museo Nazionale del Bargello, che aspira a ricostruire la fortuna artistica di uno degli scultori più noti e influenti della storia dell’arte italiana, padre spirituale, pilastro, attraverso le sue innovative soluzioni figurative, della stagione rinascimentale.
Donatello (vero nome Donato di Niccolò di Betto Bardi, Firenze, 1386-1466) detiene il merito di aver rappresentato una rottura netta con la scultura tardo-gotica e aver generato una nuova visione di arte come mai era accaduto prima. Con lui, la statua recuperò la sua piena autonomia e la sua libertà espressiva, cosa che in passato, a causa dei dettami religiosi e in particolare dell’Editto di Costantino, era stata fortemente limitata. È considerato per antonomasia uno dei tre padri del Rinascimento fiorentino, assieme a Filippo Brunelleschi e Masaccio ma, a differenza loro, Donatello individua, oltre alla razionalità, una nuova componente fondamentale: l’aspetto emotivo, sentimentale, psicologico.
Ma qual è stata, nello specifico, la grande rivoluzione del nostro artista? Facciamo un passo indietro. Ogni genio, per compiere una rivoluzione, ha bisogno di tradizione, di radici. Ebbene, il giovane Donatello, modesto, schivo e instancabile, ebbe modo di conoscere e apprezzare la magnificenza della scultura classica grazie all’apprendistato artistico presso la bottega del già popolare Lorenzo Ghiberti e grazie all’amicizia con Brunelleschi, con cui si recò a Roma per ammirare le opere dal vivo. Come disse Giorgio Vasari, Donatello è stato il primo a sapersi riallacciare alla tradizione scultorea greco-romana e il primo a superarla. I suoi personaggi erano caratterizzati da un’umanità e un’introspezione psicologica uniche prima di allora. Un primo esempio, presente all’interno della mostra, è il suo San Giorgio, scultura in marmo del 1416. In posa stante, ancora gotica nel gusto, sottolinea un che di innovativo grazie a uno sguardo fiero e profondo, ricordandoci che prima di essere santo resta sempre uomo. Si può inoltre notare, nel basamento della statua, un bassorilievo con San Giorgio e la principessa, che mostra chiaramente la padronanza acquisita dall’artista delle tecniche prospettiche brunelleschiane. Donatello, il quale ha sempre sperimentato tutte le tecniche e i materiali possibili, è noto per essere il fautore della tecnica cosiddetta dello stiacciato: egli individuava nei bassorilievi il punto di fuga e ciò che era più lontano lo realizzava con spessore minore, letteralmente lo schiacciava, conferendo all’opera non solo l’impressione della terza dimensione ma anche dei suggestivi effetti chiaroscurali simili a quelli ottenibili in pittura. Una tecnica che fece scuola ai maggiori artisti degli anni successivi.
Ma provate a dare uno sguardo al Profeta Abacùc (1423-25). Risalta all’occhio un particolare non da poco: è brutto. Questo perché con Donatello crolla del tutto il principio antico di Kalokagathia (da kalòs kai agathòs cioè bello e buono), che individuava le migliori virtù morali nella perfezione fisica ed estetica dell’individuo. Abacùc, personaggio biblico scolpito per il Campanile di Giotto e dai fiorentini ribattezzato ironicamente Zuccone, è ben lontano dai canoni estetici del tempo eppure rivela dignità e grandezza d’animo. Il suo volto è il ritratto di un popolano qualsiasi, ragion per cui si può dire che si tratti del primissimo esempio di quello che oggi definiamo naturalismo. Stesso discorso per la Maddalena (1455-56, oggi al Museo dell’Opera del Duomo), rappresentata dopo il digiuno nel deserto e quindi estremamente provata. Il viso scheletrico e in una smorfia di dolore, i piedi ossuti, i capelli in una massa informe. Non a caso la scelta del legno, materiale umile ma vivo. Tutte le sue ferite fisiche e psicologiche esprimono, però, l’immensa forza e grandezza interiore della donna.
La mostra permetterà di visionare anche, per la prima volta nella storia fuori dal suo contesto originario, il celebre Convito o Banchetto di Erode, formella bronzea eseguita intorno al 1427, quando fu chiamato assieme a Ghiberti e Jacopo della Quercia per la realizzazione del Fonte battesimale del Battistero di Siena. Si evince la cura nella rappresentazione prospettica – attraverso lo stiacciato -, nel gioco di chiaroscuri e nella caratterizzazione psicologica dei personaggi, scioccati per la vista della testa mozzata di San Giovanni Battista. Una scena di intenso e drammatico realismo.
Come non menzionare, inoltre, il noto David in bronzo (1440 ca), realizzato per Cosimo de’ Medici e oggi al Museo Nazionale del Bargello. Quasi un giovane Ermes greco, dall’espressione pensosa e una posa piuttosto innaturale – era comunque pensato per essere visto dal basso – che ricorda la statuaria classica. Ancora una volta, è la luce a modellare i chiaroscuri su tutto il corpo.
Donatello, il Rinascimento rappresenta quindi un incredibile viaggio culturale ed emozionale, ripercorrendo la biografia e la carriera artistica del più grande scultore del primo Rinascimento italiano. Oltre 130 opere tra sculture, dipinti e disegni, provenienti da circa sessanta musei e istituzioni di tutto il mondo, compresi il Louvre di Parigi o il Metropolitan Museum di New York. Come già detto, la mostra si snoda in due sedi. A Palazzo Strozzi, tra i palazzi rinascimentali italiani più belli e appartenuto a una delle famiglie più facoltose di Firenze, si potranno ammirare capolavori come il David in marmo, l’Amore-Attis del Bargello, gli Spiritelli del Pergamo del Duomo di Prato, i bronzi dell’altare maggiore della Basilica di Sant’Antonio a Padova. Non solo, saranno presenti anche la formella bronzea del Banchetto di Erode del Fonte battesimale di Siena e le meravigliose porte della Sagrestia Vecchia di San Lorenzo a Firenze, restaurate in connessione con la mostra.
L’itinerario artistico prosegue poi al Museo Nazionale del Bargello, nel Salone di Donatello, con opere quali, ad esempio, i già citati San Giorgio e il David in bronzo. Sarà possibile contemplare e conoscere la rivoluzione dello scultore e l’enorme influenza che ebbe sull’arte moderna, confrontando le sue opere con quelle di artisti quali Masaccio, Andrea Mantegna, Brunelleschi, Giovanni Bellini, Raffaello e Michelangelo. Un incontro che cambierà il vostro modo di vedere la storia dell’arte e della scultura, superando i preconcetti del tempo ed entrando in quella dimensione di estrema dignità umana che caratterizza i soggetti di Donatello.