Dottore: Noi siamo la civiltà più civilizzata dell’universo. Abbiamo superato da miliardi di anni la vostra insulsa ossessione umana per il genere e gli stereotipi associati a esso.
Bill: Ma voi chiamate ancora voi stessi “Signori” del Tempo?
Basterebbe questo semplice dialogo, avvenuto nella decima stagione tra il dodicesimo Dottore – interpretato dall’attore Peter Capaldi – e la sua companion Bill, per comprendere la volontà degli sceneggiatori e dei produttori della celebre serie televisiva britannica Doctor Who di affrontare le dinamiche della pluralità e della parità di genere all’interno dello show. In molti già sospettavano che ci sarebbe stato un cambiamento epocale nella scelta del nuovo personaggio cardine e, difatti, non si sbagliavano. È di questi ultimi giorni, infatti, la notizia che a interpretare il tredicesimo Signore del Tempo sarà… una Signora del Tempo. È stata confermato, inoltre, il nome di Jodie Whittaker, già nota al grande pubblico per la sua magistrale interpretazione nella serie tv Broadchurch.
Il motivo per cui questo mutamento ha riscosso tanto successo è da ricollegare all’efferata reazione dei fan. Sebbene gran parte degli whovian abbia ammesso di essere contento di questa novità, dal momento che non era affatto esclusa dal punto di vista della coerenza narrativa, ha sorpreso negativamente la scelta di molti affezionati di criticare aspramente la scelta di cambiare il genere – apparente – del Dottore.
Sottolineare il carattere fittizio degli attributi, in questo caso, è essenziale per comprendere che la difficoltà nell’accettare le nuove vesti del pilota del Tardis non consiste in un problema essenziale, bensì in un difetto dell’immaginazione. Di certo, apparirà sospetto che il ruolo di punta, in una serie culto per l’intera popolazione britannica, sia casualmente sempre rappresentato da un uomo bianco, caucasico ed eterosessuale o, per lo meno, tendenzialmente eterosentimentale. Questo reiterarsi, per decenni, di un modello visivo ha creato una forma di affettività e di fallacia narrativa nei confronti delle possibili “rigenerazioni” del protagonista. Il Dottore, difatti, è un alieno che viaggia nel tempo, senza connotazioni di genere o sessuali che lo determinino. Non vi è alcun motivo, quindi, per cui non possa manifestare un fenotipo femminile.
Non ci aspettavamo, di certo, che Doctor Who rappresentasse la nuova avanguardia post-femminista – nonostante in passato abbia dimostrato molto coraggio nel presentare un personaggio bisessuale in tempi in cui nemmeno se ne sentiva parlare – bensì che si facesse portatore di una visione culturalmente più onesta. Quello che sorprende e interroga chi scrive, pertanto, non è il fatto che una tale pluralità si stia manifestando, all’interno dello show, soltanto in tempi recenti, piuttosto il marcato sessismo riaffiorato nella risposta di molti fan. Il genere fantascientifico, pur non essendo mai stato immune da certe grammatiche culturali, si è sempre dimostrato uno spazio aperto e dinamico per la critica sociale. In questo caso, quindi, ha tentato di porsi alcune problematicità, oltre che tentare una vistosa operazione mediatica, in un atto che ha finito con il valorizzare più o meno inconsciamente il secondo intento e con l’oscurare il primo.
Pur mantenendo una certa forma di criticità rispetto al politically correct dei fenomeni di massa, è necessario osservare continuamente questi ultimi con attenzione, al fine di monitorare – come su di un palcoscenico – le dinamiche socio-culturali della massa stessa. E quello che è possibile notare, dunque, è l’incapacità di alcuni fruitori di sollevarsi al di sopra delle proprie abitudini, mostrando in tal modo una forma di cecità nei confronti delle trappole sessiste che cospargono – in modo invisibile – la cultura contemporanea. Una scelta può non convincere, può non piacere, ma quando questa suscita scandalo, significa che è presente un’accidia del pensiero e che molte delle conquiste che credevamo di aver ottenuto probabilmente sono ancora un capitolo aperto della nostra lotta per le parità sociali.
Quindi, Dottori, vi chiamerete ancora “Signori” del Tempo?
ma va benissimo che sia una signora del tempo, ( vabbè la maggioranza di noi è etero ci sta che prevalentemente lo sia anche il dottore che è un alieno in sembianze umane). le serie tv raccontano l’umano e anche la fantascienza racconta l’umano
ma va benissimo che sia una signora del tempo, ( vabbè la maggioranza di noi è etero ci sta che prevalentemente lo sia anche il dottore che è un alieno in sembianze umane). le serie tv raccontano l’umano e anche la fantascienza racconta l’umano
ma va benissimo che sia una signora del tempo, ( vabbè la maggioranza di noi è etero ci sta che prevalentemente lo sia anche il dottore che è un alieno in sembianze umane). le serie tv raccontano l’umano e anche la fantascienza racconta l’umano
ma va benissimo che sia una signora del tempo, ( vabbè la maggioranza di noi è etero ci sta che prevalentemente lo sia anche il dottore che è un alieno in sembianze umane). le serie tv raccontano l’umano e anche la fantascienza racconta l’umano