Sono passati dieci anni dalla storia di Piergiorgio Welby, otto, invece, da quella di Eluana Englaro. Ricordiamo tutti la lotta dei loro cari, ricordiamo le sofferenze, ricordiamo il dibattito, con toni anche molto aspri, che ha squarciato il nostro Paese tra favorevoli e contrari a una legge per regolamentare il fine vita. Nel corso del tempo si sono susseguite altre storie simili, eppure l’Italia ancora non si è saputa dotare di una normazione adeguata, preferendo lavarsene le mani.
Da più di tre anni giace in Parlamento una proposta di legge di iniziativa popolare dell’Associazione Luca Coscioni, sempre attiva in temi di diritti civili, sul testamento biologico, la cui votazione in Aula era prevista per il 30 gennaio ma che, a causa delle forze ostruzionistiche, è slittata alla seconda metà del mese di febbraio. Si tratterebbe di un primo passo per arrivare, in futuro, alla legalizzazione dell’eutanasia, l’auspicabile traguardo finale. Dopo la votazione sui 290 emendamenti, il testo passerà al Senato, nel quale, per via della sua composizione, l’iter sarà sicuramente molto spinoso. Ma il Parlamento, come la Politica in generale, ora dovrebbe necessariamente dare delle risposte ai tanti cittadini che chiedono semplicemente di poter autodeterminarsi, di poter essere liberi fino alla fine. L’ultimo appello è stato quello di pochi giorni fa di Fabiano Antoniani, dj Fabo, trentanovenne che, in seguito a un incidente stradale nel 2014, è cieco e tetraplegico. Attraverso la voce della sua fidanzata, Fabo ha espresso a Sergio Mattarella, come a noi tutti, un grido di libertà e dignità.
Eppure, come confermato dallo slittamento voluto da chi vuole affossare la proposta, non è del tutto scontato che questa legislatura sarà finalmente quella buona. Pare, infatti, che sul tema dei diritti civili ci si voglia accontentare semplicemente della legge Cirinnà. Mancano all’appello importanti passi di civiltà e qui, per finalità utili alle campagne elettorali, abbiamo visto spacciare le briciole come salti sulla luna, con un istituto giuridico già superato nel resto d’Europa, e che è persino monco nella parte sulla filiazione dopo lo stralcio della stepchild adoption, la quale prevedeva infatti semplicemente l’adozione del figlio biologico del partner.
Volendo fare un excursus in questo ambito, ci sarebbe ancora da archiviare la legge 40, che è stata smontata dalla Corte Cosituzionale e dai tribunali, ma di cui rimangono in auge le limitazioni ad esempio sulla fecondazione assistita e sulla possibilità di poter sfruttare gli embrioni inutilizzati a favore della ricerca. Nei nuovi Lea – Livelli Essenziali di Assistenza – è prevista la fecondazione eterologa, tuttavia non c’è ancora nessuna forma di supporto per stimolare alla donazione degli ovuli. Sul tema dei figli poi, nonostante l’approvazione alla Camera, ancora è ferma la legge sul cognome materno, e nulla di fatto è stato raggiunto sull’estensione del congedo di paternità.
Sicuramente, poi, si dovranno aspettare molti anni semplicemente per accostarsi al tema della gestazione per altri, detta anche maternità surrogata, più nota nella definizione volgare di utero in affitto. Le perplessità, anche piuttosto comprensibili, e le ostilità sono emerse nel recente dibattito sulle Unioni Civili, nel quale è stato usato proprio il tema della gpa come terreno di scontro, peraltro in maniera totalmente non pertinente, data l’assenza di una qualsiasi previsione di questo tipo all’interno della legge. Si è sentito parlare di compravendita dei bambini e di sfruttamento delle donne, accendendo solo ora i riflettori su una pratica che viene utilizzata all’estero da decenni per la maggior parte da coppie eterosessuali. In questi giorni, è arrivata a pronunciarsi anche la Corte di Strasburgo, sostenendo che non si può parlare di figli senza un diretto legame biologico. In molti in realtà ritengono però che, come per ogni cosa, più che ponendo divieti, per arginare i fenomeni di sfruttamento, di clandestinità, sarebbe opportuno un intervento dall’alto per normare e regolamentare aspetti che, si voglia o meno, saranno sempre più diffusi. Possiamo pensare all’esempio, tra gli altri, del Canada dove, per accedere alla maternità surrogata, occorre passare attraverso accertamenti legali ferrei, i quali garantiscono che il tutto si svolga in maniera corretta, sana, sicura e senza nessuna ombra di coercizione della volontà della donna che decide di fare da donatrice. Sull’argomento, possiamo ricordare un intervento televisivo del Professore Umberto Galimberti, il quale – oltre ad aver messo al muro una certa doppia morale di alcuni, per la quale il progresso scientifico è sempre idoneo per accanirsi contro la morte ma risulta sconveniente e peccaminoso, invece, nel momento in cui si vuole adoperarlo per generare la vita – ha sostenuto come, con le giuste tutele, la gpa possa rivelarsi anche come una forma di solidarietà.
Nel novero delle gravi mancanze del nostro sistema legislativo abbiamo, in aggiunta alle altre, la legalizzazione della cannabis, – che potrebbe dare, come dimostrato in altri paesi, un enorme calcio agli affari della criminalità organizzata – e, inoltre, una legge sul reato di tortura e una sul codice identificativo sui caschi della polizia, nonostante le condanne ricevute dal nostro Paese dalla Corte di Strasburgo per gli scandali alla Diaz durante il G8 di Genova, e nonostante i vergognosi episodi di violenza da parte di agenti in divisa ai danni, tra gli altri, di Stefano Cucchi e Federico Aldrovandi.
Insomma, sul tema dei diritti l’Italia è la tartaruga del blocco occidentale del pianeta. Bisognerebbe iniziare a capire che non ci può essere sviluppo sociale senza progresso civile perché i diritti sociali e quelli civili non sono compartimenti stagni, ma aspetti che si implicano, rappresentando gli uni il terreno fertile per gli altri. Solo un Paese che garantisce e tutela tutte le libertà dei suoi cittadini può esprimere una comunità forte in grado di guardare a una progettualità futura. Diffondere il messaggio di dj Fabo deve essere un dovere per tutte le donne e gli uomini che hanno a cuore il benessere del nostro vivere insieme.
L’Italia ha le ali tarpate da una zavorra che porta i nomi di Angelino Alfano, di Beatrice Lorenzin – con le sue ridicole campagne di promozione del Fertility Day – di Giovanardi, della Binetti e del sempre presente cardinal Bertone, il quale anche in questi giorni, dove si discute sul testamento biologico, non si è risparmiato dal ricordaci la loro linea. Il cardinale, infatti, ha dichiarato: “Ci preoccupano non poco le proposte legislative che rendono la vita un bene ultimamente affidato alla completa autodeterminazione dell’individuo”. Ecco, il problema è esattamente questo: perché fa paura la nostra volontà di poter scegliere in maniera indipendente? Il sospetto è che il timore sia proprio di quelli che non vogliono veder franare i castelli, o meglio i super attici, costruiti sulla soggiacenza altrui.