Era la fine dell’estate del 1943 e un ennesimo bombardamento a tappeto da parte delle forze alleate colpiva la città di Capua, in provincia di Caserta. Obiettivo sensibile per la sua posizione di passaggio delle truppe tedesche sul fiume Volturno, la presenza del pirotecnico di un campo di aviazione e caserme, a partire dal mese di luglio del 1943, la città subì l’attacco di più di venti bombardamenti che provocarono oltre un migliaio di vittime e numerosi danni a reti stradali e monumenti, uno su tutti il Museo Campano, ospitato da sempre nella storica cornice di Palazzo Antignano, al numero 68 di via Roma, nel pieno centro cittadino.
Qui le bombe, oltre ad aver colpito la struttura in sé, danneggiarono gravemente anche alcuni reperti che non erano stati ancora rimossi, come prevedeva la Soprintendenza e il Ministero dell’Educazione Nazionale, secondo le leggi 1089 e 1497 del 1939 promulgate dal Ministro Bottai. Tra questi, annoveriamo un vaso di particolare pregio, un cratere in marmo con decorazioni dionisiache del I secolo appartenente allo stile neoattico, corrente molto apprezzata in prima età imperiale dagli esponenti delle famiglie più ricche e influenti di Roma e delle città a essa connesse. È proprio ai confini tra la Capua antica, oggi Santa Maria Capua Vetere, e l’antica Casilinum, attualmente la città di Capua che nel 1885 in aperta campagna fu ritrovato questo cratere, ridotto in condizioni frammentarie ed esposto nello stesso Museo Campano dal 1896, in seguito all’acquisizione della collezione Califano e al relativo restauro. Così il corteggio di satiri e menadi che ricopriva l’intera superficie del cratere poté essere ammirato fino al bombardamento del 9 ottobre 1943, riportando i frammenti nuovamente nell’oblio, finché quest’anno non ne è stato ripreso il restauro grazie a dei fondi stanziati dall’Amministrazione Provinciale di Caserta (il Museo Campano, infatti, non appartiene direttamente al MIBAC ma alla Provincia) in cooperazione con la Regione Campania e il programma di contributi destinati alle raccolte degli enti locali.
Caratteristica particolare di questo lavoro di restauro è che tra il 9 e il 19 ottobre esso sarà fruibile anche dal pubblico, nella Sala Palasciano del museo: una sorta di cantiere aperto in cui i visitatori potranno confrontarsi con il lavoro del restauratore e di conservazione che l’ente museale, famoso in tutto il mondo per la collezione delle Matres Matutae, svolge dal 1874 costituendo un baluardo della cultura in tutto il Meridione, nonostante i numerosi rischi di chiusura che, soprattutto in passato, ha subito.
Una volta completato il restauro, l’opera sarà esposta in maniera permanente, così che un altro pezzo di storia di quello che fu l’Ager Campanus, che per ricchezza di siti e monumenti non ha nulla da invidiare ad altri centri artistici della Campania, possa essere nuovamente di tutti: il risveglio dell’orgoglio della propria identità culturale nasce anche da qui.
Per informazioni:
https://www.facebook.com/ilritornodidioniso/
http://www.museocampano.it/