Satnam Singh, detto Navi, bracciante indiano, ha perso un braccio sul posto di lavoro (in nero), in provincia di Latina. È stato abbandonato fuori la sua casa con al fianco solo l’arto tranciato deposto in una cassetta della frutta. Soccorso dopo almeno un’ora e mezza dall’incidente, dopo cinque giorni di agonia in ospedale, è morto. Di indifferenza si muore.
Dei ragazzi, a Bari, hanno spinto una donna con evidenti disagi psichici a mare. Hanno poi postato il video dell’accaduto su TikTok, come fosse una goliardata. Se la donna non avesse saputo nuotare? Di indifferenza si muore.
Con il disegno di legge approvato alla Camera dei deputati sull’autonomia differenziata ci sarà, purtroppo, un’ulteriore cesoia fra Nord e Sud. Le regioni con più difficoltà saranno lasciate sole, più sole di quanto lo siano già, e le regioni già in partenza più agiate saranno sempre più ricche. Che Stato è uno Stato che non sa mettersi in ascolto e accanto a ogni sua parte? Di indifferenza si muore.
L’indifferenza uccide, squarta, ruba nelle viscere di chi si auspicherebbe null’altro che uno sguardo. Se solo ognuno riuscisse a guardare in faccia i propri privilegi per quelli che sono, ovvero privilegi e non come qualcosa di dovuto per chissà quale congettura, forse riuscirebbe anche a individuare i diritti sacrosanti per e di ogni essere umano.
Se tutti riuscissimo a toccare con i piedi per terra, a sporcarci di terra, per viverla, forse riusciremmo a costruire un contatto con la realtà vera e brutale che ci circonda. Una realtà in cui qualcuno dal suo piedistallo falsa totalmente il proprio campo visivo non scegliendo minimamente di soffermarsi su chi non può arrivare a toccare il suolo, perché pur arrampicandosi, pur lavorando sedici ore al giorno, pur sacrificando il sacrificabile e l’insacrificabile, rimane sempre prigioniero del proprio disagio insanabile, vivendo sotto quella stessa terra, nel luogo degli invisibili a cui pare essere destinato. L’invisibile è tale solo perché nessuno lo guarda. E non perché non abbia qualche tipo di responsabilità al riguardo.
Perché c’è chi si sente autorizzato a dare un peso diverso a ogni essere umano basandosi su fattori che non c’entrano nulla con il senso di umanità? Perché esiste la presunzione, l’onnipotenza, la prepotenza di credere che qualunque creatura debba e possa vivere peggio di un’altra? Come, quando, con quale senso si è radicata quest’assurda convinzione? E, soprattutto, perché se ci si guarda intorno pare essere la disumana eppure reale normalità?
Come ci si può difendere da qualcuno che pur senza usare pistole e fucili lascia morire chi è in agonia senza nemmeno provare a soccorrerlo? Com’è possibile che nel 2024, ottant’anni dopo la Seconda guerra mondiale, ancora si muore per un sì o per un no? Non nei lager, ma sui posti di lavoro, nelle aule dei deputati, nelle decisioni scellerate di chi mai ha dovuto lottare per un pezzo di pane.
Camus scrisse: Quando non c’è speranza bisogna inventarsela. Attualmente non basta. Bisogna prima avere il coraggio di soffrire in modo crudo, senza sconti né difese, per la realtà che ci sta circondando. È necessario soffrire, piangere, arrabbiarsi, disperarsi, sentire il peso della colpa e della responsabilità per la vita che stiamo consegnando alla nostra ferita nazione e ai nostri feriti cittadini. Per la vita che stiamo consegnando a ognuno di noi.
Se fossi stata io che sto scrivendo, o tu lettore, a perdere un braccio sul posto di lavoro, a essere abbandonata in campagna, con il braccio mutilato in una cassetta della frutta, senza alcun soccorso, come mi sarei sentita, come ti saresti sentito? Di indifferenza si muore.
A soccombere oggi potrebbe sembrare qualcuno di distante, ma domani potrebbe essere qualcuno di vicinissimo a noi. Domani potrei morire io che sto scrivendo o tu che stai leggendo per gli abusi, per le prepotenze, per le angherie, per la brutalità di chi non riesce a vedere l’uomo per quello che è: un essere umano.
La speranza non si può inventare, si deve urgentemente costruire e creare da capo giorno dopo giorno per difendersi dalla brutalità che sta intossicando la nostra terra. E riguarda tutti, nessuno escluso.
Di indifferenza si muore. Presto potremmo morirne tutti. Che la terra ti sia lieve, Navi.