Siamo al delirio puro. Sembra arrivato da Marte o da un’astronave proveniente da chissà dove, eppure la sua Salerno dista pochi chilometri da Napoli e si trova in quella regione di cui oggi è Presidente. Come se non bastasse, ancora milita in quel Partito Democratico del grande disastro che ha governato il capoluogo campano negli ultimi diciotto anni prima dell’avvento dell’attuale Amministrazione e, in precedenza, sotto la vecchia sigla PCI.
Ci vuole davvero un bel coraggio nel pronunciare la frase A Napoli abbiamo il più grande disastro amministrativo d’Italia e giù di lì, a sbraitare contro il Sindaco in carica Luigi de Magistris e a fare inaccettabili illazioni sul pilotaggio dei centri sociali. Ci vuole coraggio nel parlare di disastro amministrativo nel corso di una riunione del suo partito, come riportato dalla stampa locale, in casa di chi quel disastro lo ha costruito irresponsabilmente e per quel motivo è stato rimandato indietro per ben due volte nelle recenti competizioni elettorali.
Non sarà certo la sua teatrale oratoria a far dimenticare ai napoletani e a quanti hanno voltato le spalle al suo partito in Campania e non solo, anche l’arroganza di chi ha distrutto il PD perseguendo un disegno perverso e tentando in tutti i modi di porre ostacoli a questa Amministrazione, rea di non aver abbassato la testa e di non essere andata a Palazzo Chigi con il cappello in mano.
Il Presidente De Luca dovrebbe essere ben informato sulle condizioni catastrofiche dei conti lasciati a metà del 2011, dei rifiuti che per anni hanno consentito comodi commissariamenti e relativi sperperi di risorse che hanno fatto ingrassare, non solo la criminalità, gettando in pasto alla stampa italiana ed estera le peggiori immagini della città. Il Presidente De Luca non era su Marte in quegli anni.
Del commissariamento post-terremoto dell’Ottanta che oggi blocca le casse del Comune per debiti di pertinenza dello Stato – che il suo partito tiene ancora in vita di proroga in proroga – ritengo sia informato il Governatore, non nuovo a esternazioni del tutto singolari che hanno fatto la fortuna del bravo Crozza. Si è eretto a giudice, lo sceriffo, non solo di chi amministra oggi la città ma anche del partito del quale ha condiviso fino a ieri la linea politica fallimentare del Segretario Matteo Renzi, dello stesso partito nel quale militano ben tre persone della sua famiglia in Campania e non in Trentino Alto Adige, consapevole della disastrosa, questa sì, situazione in cui si trova da tempo accumulando proprio a Napoli sconfitte dal lontano 2011, anno della disfatta non ancora digerita.
Chiedo all’ex Sindaco, cui va riconosciuto molto del lavoro fatto a Salerno, se lui sarebbe stato in grado di governare per ben sette anni la terza città d’Italia senza soldi ma piena di debiti grazie alle scellerate amministrazioni che l’hanno ridotta sul lastrico. Almeno su questo avrebbe dovuto, per onestà intellettuale, interrogarsi facendone ammenda ai suoi compagni di partito che hanno avuto responsabilità politiche e amministrative, molti dei quali presenti in quell’assemblea.
Lanciare accuse così gravi ai mandanti di contestazioni che proprio non piacciono al Governatore De Luca presupporrebbe mostrare le prove di quanto detto a ruota libera, attivandosi presso le sedi competenti per l’accertamento delle eventuali responsabilità. Sarebbe, quindi, ora di smetterla di fingere di non sapere, di non ricordare, di volersi mostrare senza macchia e senza peccato, come se fino al 2011 avessero governato i marziani. Reciti con tutti gli altri del suo partito il mea culpa e riconosca le gravi responsabilità vecchie e nuove. Infine, da veterano della politica, scenda definitivamente dall’astronave e lavori per il bene anche della città capoluogo della regione che fino a prova contraria, come riportano anche le carte geografiche, è Napoli e non Salerno.