Incredibile a dirsi, impossibile anche solo pensarlo, eppure l’unico (grande) provvedimento di sinistra dai tempi del reddito di cittadinanza lo ha firmato, appena qualche giorno fa, Giorgia Meloni con il Decreto Omnibus. Quella che avrebbe dovuto rappresentare una battaglia per il popolo del PD o del MoVimento 5 Stelle anti-casta è diventata, in queste ore, la manovra simbolo della destra.
Il Decreto Omnibus ha irritato il mondo della finanza e delle grandi multinazionali come, in Italia, non accadeva da molto, e già questa – in un Paese che al potere dei grandi mercati si è prostrato da ormai tempo immemore – è una notizia che vale la pena sottolineare e di cui sorridere beffardi. In particolare, il provvedimento voluto dal governo è andato a indisporre le banche e le compagnie aeree per il caro prezzi. La rivoluzione rossa di IoSonoGiorgia è cominciata!
Battute a parte, il decreto voluto dalla maggioranza guidata da FdI non è affatto oro che luccica (tutt’altro!) ma, a fronte di concessioni vergognose come il superamento del tetto che fissa un limite di 240mila euro ai compensi dei manager impegnati nei lavori per il Ponte sullo Stretto, comprende – come sottolineato – alcune normative che sarebbe stato lecito aspettarsi da un esecutivo trainato dalle forze di centrosinistra, non certo dalle destre solitamente garantiste rispetto alle aziende e cieche verso i diritti dei lavoratori.
Il pacchetto chiamato anche di Asset e Giustizia, infatti, ha sorprendentemente preso di mira istituti bancari e compagnie aeree, due tra i colossi più forti sui mercati economici mondiali. In particolar modo, Omnibus si pone l’obiettivo di prelevare fondi sugli extraprofitti delle banche ottenuti tramite l’incremento dei tassi d’interesse sui mutui e il divieto di speculazione da parte delle aerolinee sui prezzi dei biglietti verso le isole, al di là dello stop all’impennata del costo dei posti a bordo oltre il 200% del prezzo medio tramite la pratica “scorretta” della profilazione dell’utente.
Una misura simile era stata adottata solamente dal governo socialista di Pedro Sánchez e, per quel che riguarda l’Italia, verranno tassati al 40% sia la differenza degli interessi «tra l’esercizio 2021 e 2022 eccedente il 5%» sia «l’eccedenza del 10% maturata tra il 2021 e il 2023». Secondo il Ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, il governo recupererà diversi miliardi che verranno dirottati a sostegno di quelle famiglie che hanno subito l’incremento dei tassi sui mutui e si trovano, dunque, in difficoltà.
La levata di scudi degli istituti di credito, e persino di alcuni giornali scagliatisi – addirittura – contro l’utenza che scegliendo il tasso variabile sapeva del rischio a cui andava incontro, fa credere che la misura sia stata assolutamente azzeccata, quantomeno nelle intenzioni. Se poi il sistema Italia si dimostrerà schiavo della subalternità alle banche al punto da subire un contraccolpo che, come ovvio, produrrà danni ai consumatori, è altra storia e dovrebbe portare tutti a interrogarsi sullo stato di cose che si è sempre concesso alla politica di avallare. Politica – triste a dirsi – spesso presieduta dalla principale forza di centrosinistra: il PD.
Stessa considerazione va posta nei riguardi della misura del Decreto Omnibus contro il caro prezzi delle compagnie aeree. Dopo gli ultimi anni a gestire ogni aspetto della vita delle persone tramite la profilazione, la manovra del governo va a mettere i bastoni tra le ruote all’algoritmo che sembra muovere i fili delle nostre esistenze in ogni suo aspetto. L’utilizzo per l’analisi delle abitudini e dei comportamenti rilevati online, elaborando prezzi personalizzati con effetto potenzialmente discriminatorio per alcuni utenti rispetto ad altri, viene di fatto limitato, così l’incremento di prezzo che se ne deriva viene posto sotto controllo. Cosa c’è di sbagliato?
Stando alle minacce dell’amministratore delegato della low cost Ryanair, Eddie Wilson, il Decreto Omnibus produrrà l’unico risultato di lasciare a terra i cittadini delle isole e alzare le tariffe per tutti, su tutte le rotte. Tradotto, le compagnie aeree intendono dettare legge, pretendere sempre più hub a costi sempre più bassi, il turista usato come merce di scambio, perfino come ricatto. Quello che Ryanair non dice, però, è che la situazione attuale, con una concorrenza delle low cost quasi inesistente in molti aeroporti italiani, permette alle compagnie di lucrare sulle esigenze della gente che intende tornare a casa per le vacanze o che è costretta a continui viaggi di lavoro da e per la Sicilia e la Sardegna.
Insomma, le reazioni di chi tra pandemia e crisi ha avuto modo di rimpinguare il conto corrente proprio e aziendale offrono la misura di come il Decreto Omnibus possa proporre dei provvedimenti (s)corretti, delle manovre che – come dichiarato da Wilson – sarebbe stato lecito attendersi dai 5 Stelle, non dal governo che millanta di sostenere le imprese. E il punto è proprio quello, ossia che l’una non esclude l’altra, anche perché c’è impresa e impresa, e in Italia fanno da traino all’economia migliaia di piccole attività che non hanno mai goduto dei benefici riservati proprio a banche, aerolinee, corrieri ed e-commerce.
Ben vengano, dunque, le misure varate da Meloni. Queste. Perché Omnibus non è solo tasse e limitazioni, ma anche concessioni e strette di mano – come quelle ai tassisti – verso cui la maggioranza non ha mostrato lo stesso coraggio.