«Quando sono diventato Sindaco, qui c’erano cumuli d’immondizia che arrivavano fino al primo piano, oggi passeggiano turisti da tutto il mondo». Mi accoglie così Luigi de Magistris, Sindaco di Napoli dal 2011 al 2021, facendo strada verso il suo ufficio. DemA è l’acronimo di Democrazia e Autonomia, ma è inequivocabile il richiamo al suo fondatore, rappresentante di un popolo che nella sua figura aveva finalmente trovato chi poteva assecondarne e guidarne la sana follia.
La sede del movimento affaccia su via Toledo, nei pressi di quella che tanti definiscono la stazione più bella del mondo. Le vie del centro sono di nuovo affollate, così un pomeriggio di fine inverno sembra anticipare, impaziente, l’arrivo della primavera. L’isolamento, per città come Napoli, è una condizione innaturale, un male insopportabile.
Ci incontriamo per la prima volta fuori da Palazzo San Giacomo, ma l’istinto del capopopolo è lo stesso di qualche mese addietro, anche le pazzielle che affollano la scrivania sono le stesse collezionate in dieci anni a Piazza Municipio. Prendiamo posto e avvio la registrazione. Sul taccuino, come mai prima, non ho segnato alcuna domanda, ma i temi che vorrei affrontare quelli sì, e Napoli – ovviamente – è in cima alla lista.
L’attualità, però, è troppo ingombrante e una guerra così drammatica alle porte dell’Europa non è qualcosa che voglio ignorare o lasciare alle battute finali. Così, decido di partire proprio da lì, dall’Ucraina e dalle recenti manifestazioni in cui l’ex magistrato si è impegnato per dire no a Putin, ma anche no all’espansione della NATO: «Viviamo una pandemia mentale, dove il pensiero unico viene inoculato continuamente. Ma mentre per il Covid ci piazzavano il virologo, sulla guerra non passeranno. Le persone vogliono la pace».
La notizia che offre il titolo a questa intervista, tuttavia, viene fuori poco più avanti: «Sto lavorando a un progetto politico per candidarmi alle elezioni politiche del 2023». De Magistris in campo, dunque, a sfidare apertamente il tradimento dei 5 Stelle e il draghismo che mette tutti d’accordo, l’alleanza di comodo tra il PD e la Lega di Salvini, a creare un’alternativa popolare e di sinistra che ascolti le istante degli ultimi.
Il dialogo, allora, si accende, e capisco che è giunto il momento di chiedere di Manfredi, della nuova amministrazione partenopea, così come della debacle subita dalla sua candidata, Alessandra Clemente, e le risposte – come al solito – non sono banali: «I partiti che mi facevano opposizione hanno confessato. Sono state raccontate bugie e messi in atto comportamenti volti a rovesciare la città contro di me e contro di noi. Le Comunali? Hanno dimostrato che molto si reggeva sulla mia persona. Il leaderismo non si compra al mercato».
Nel video l’intervista integrale.