Le spiagge italiane si ripopolano, le strade e i locali tornano ad affollarsi come nei giorni precedenti all’emergenza coronavirus: la fase 3 è entrata nel vivo, il distanziamento sociale resta un ricordo, come le mascherine e ogni altra forma di precauzione. In questo clima di ritrovata serenità e spensieratezza – o di pericolosa e opportunistica incoscienza (sperando siano le prime ad avere ragione) –, la campagna elettorale per le prossime Elezioni Regionali in Campania ha già avuto inizio. I contendenti, Vincenzo De Luca (PD), Stefano Caldoro (centrodestra) e Valeria Ciarambino (M5S), hanno ufficializzato le rispettive candidature, rispolverando la stessa battaglia che si combatte da ben quindici anni. A fare l’appello dei protagonisti, però, non si può non notare un’assenza troppo ingombrante per passare inosservata, quella del Sindaco di Napoli, Luigi de Magistris e del suo movimento demA.
Quella che sembrava la naturale conseguenza del percorso politico dell’ex magistrato si è rivelata invece una strada colma di insidie, un terreno minato dal quale de Magistris ha pensato di tenersi lontano. La decisione di non concorrere alla poltrona attualmente occupata dallo sceriffo ex Sindaco di Salerno suona, infatti, come una resa di fronte allo strapotere dimostrato dal Governatore e la sua propaganda del lanciafiamme, la certificazione di non essere riuscito – nel corso della doppia sindacatura – a costruire una forza politica alternativa all’alternanza PD-centrodestra.
Va dato atto al Primo Cittadino partenopeo di aver tentato, in ogni modo, di proporre un rinnovamento della gestione di Palazzo Santa Lucia, anche tendendo una mano a chi, tra i banchi del Consiglio Comunale, ha più volte minato alla base della propria amministrazione, dai pentastellati – corteggiati in diverse occasioni – fino agli stessi dem, trovando un improbabile accordo che ha portato Sandro Ruotolo a vincere la corsa delle suppletive al Senato. Ciò che ne ha ricavato, però, è stato l’ennesimo voltafaccia, con i consiglieri Gaudini e Buono che hanno scelto di candidarsi in una lista ecologista a sostegno proprio di Vincenzo De Luca.
Ed è per i motivi sopraindicati che l’analisi dei fatti in oggetto lascia un forte retrogusto d’amaro. Dopo l’esperienza alla guida di Palazzo Vecchio a Firenze, un giovane Matteo Renzi prendeva le redini di un partito come il PD e preparava la strada alla sua scalata fino a Palazzo Chigi. De Magistris, invece, da Sindaco della terza città d’Italia deve fare i conti con il progetto demA che sembra arenarsi, con la sua presenza ancora troppo determinante per le sorti dell’intero gruppo politico, incapace di tirar fuori altre personalità forti, di sicuro affidamento, qualcuno su cui costruire, insomma, la sfida alle Regionali e, chissà, anche dare continuità al progetto di guida di Palazzo San Giacomo.
La delusione di una Napoli partito del Sud, traino del Mezzogiorno d’Italia, che neppure si candida a tentare di risollevare le sorti della Regione d’appartenenza, a dare un’alternativa allo stato di cose che imperversa da ormai decenni, è palpabile e sembra aver scoraggiato anche i più coriacei sostenitori del Sindaco del riscetamento. La tornata elettorale per la Presidenza della Campania avrebbe dovuto essere il guanto di sfida a De Luca e a tutto quanto appena descritto, invece, il movimento demA parteciperà perché deve, ma senza un briciolo di possibilità di vittoria o quantomeno di insidia alla leadership dello sceriffo.
Prende piede, in queste ore, una voce che vorrebbe l’ex magistrato a supporto del movimento Stop Biocidio, la coalizione sociale contro l’emergenza sanitaria e ambientale della Terra dei Fuochi, a sua volta supportata da Insurgencia, Sinistra italiana, Rifondazione e Comunisti italiani. Tra i simboli eleggibili, però, l’arancione di demA pare non sia previsto. Dovesse l’indiscrezione – circolata sui social durante il weekend – trovare conferma, dunque, la presenza del Primo Cittadino partenopeo sembrerebbe da intendersi esclusivamente come simbolica, una sorta di patrocinio dovuto più che voluto e ragionato in termini di opportunità, crescita politica e sviluppo di un progetto che ha visto il suo nascere dieci anni fa e che oggi, a fronte di questa scelta, dimostra di aver smarrito la rotta.
Analizzando fatti, episodi e dichiarazioni che hanno portato a questo appuntamento, alcune domande non possono che sorgere spontanee. Non è tanto schierarsi con partiti con percentuali quasi inesistenti e liste civiche, quanto con quale idea, quale progetto e, soprattutto, quale futuribilità. Cosa succede a Luigi de Magistris? Su quali mosse sta ragionando il Sindaco dalle mani pulite, l’uomo che non si è arreso neppure di fronte al fuoco amico, ai tentativi di tirarlo fuori da Palazzo San Giacomo con ogni mezzo? Sembra abbia smarrito la garra, perché?
Al netto degli errori e dei lavori ancora da portare a termine – a nostro avviso – il bilancio di questi (quasi) dieci anni al comando di Partenope è assolutamente da leggersi in positivo, ancor più se si prendono in considerazione tutte le volte che l’ex magistrato si è visto costretto a reinventarsi una maggioranza, senza vendersi al consenso facile, collezionando iniziative di ostracismo quanto nessuno prima di lui. Perché, allora, ha rinunciato a questa lotta?
A chi glielo ha domandato, de Magistris ha sempre dichiarato di essere interessato esclusivamente a portare a termine la sua esperienza di Sindaco di Napoli, e la cosa non può che fare onore alla sua coerenza, virtù ormai sconosciuta alla politica delle opportunità da cogliere contro ogni principio. Tuttavia, la sensazione che ne viene fuori sembra palesare il rammarico di non aver costruito un partito, una forza capace di trainarne delle altre, tanto da vedersi quasi costretto ad accodarsi a liste che appena esistono e che non saranno, poi, in grado di garantirgli un domani, con il serio rischio di minare anche al futuro di demA per ciò che riguarda la guida della città del Vesuvio, un delitto a cui sfuggire assolutamente.
Che ne sarà dopo il 2021? Di demA, di Napoli e del personale percorso politico di Luigi de Magistris? Tocca ripartire, presto, ritrovare la forma di sempre. Altrimenti, il lanciafiamme avrà bruciato anche l’unica voce forte, chiara e coerente che da almeno vent’anni suona dal Mezzogiorno.