È una pessima campagna elettorale quella che stiamo vivendo, fatta di monologhi e di interviste servite su piatti d’argento dai soliti professionisti dell’informazione iscritti all’associazione dei tengo famiglia, senza contraddittori. Una campagna carica di accuse reciproche in una gara per dimostrare chi è più ladro, fino a raggiungere il paradosso che fa dire all’ex Presidente del Consiglio – condannato in via definitiva per frode fiscale –, parlando del M5S, che è una setta pericolosa dove c’è quel signore pluricondannato di Genova (omicidio colposo, dovuto a incidente stradale, ndr). Per la serie il bue chiama cornuto l’asino.
Una competizione alle urne penosa che, purtroppo, è riuscita a soffocare anche i coraggiosi tentativi di nuove forze politiche che a fatica sono riuscite ad avere passaggi televisivi di pochi minuti e brevi righe da parte della carta stampata, tenute fuori dai più importanti sondaggi autentici e fasulli.
Non essendoci mai fine alle peggiori sceneggiate, però – che ritenevo fossero patrimonio esclusivo delle mie parti ma, in verità, anche del più importante cittadino di Arcore che so essere ottimo uomo di spettacolo per i suoi trascorsi artistici –, ecco che è riapparso sulla scena quel personaggio a cui, secondo tradizione napoletana, il compianto Mario Merola avrebbe affidato il ruolo di ‘o pentito. In questi giorni, infatti, Matteo Salvini, segretario di quella Lega che dal 1989, cambiando varie denominazioni, è scesa fino all’odiata Roma ladrona, di quel Carroccio il cui fondatore e segretario per vent’anni è stato Umberto Bossi condannato per truffa ai danni dello Stato e oggi candidato al Senato, non sapendo più cosa tirare dal cilindro per cercare consensi persino al Sud, al posto della colomba bianca ha cacciato fuori un Vangelo e anche una corona del rosario.
Chi, come me, non ama seguire le opportunistiche conversioni di colui che fino a qualche mese fa ha usato il peggiore vocabolario contro il Meridione, lanciando, sin dai tempi delle ridicole adunate in riva al Po con ampolle, armature e stupidate varie, i più cattivi anatemi che qualche suonato dei vecchi partiti ha perdonato nella speranza di poltroncine o strapuntini da occupare, avrà pensato che, in fondo, anche il Presidente Trump ha giurato sulla Bibbia con un programma più o meno simile in quanto a muri, immigrati e armi di difesa personale, quindi non avrà avuto proprio torto.
Ha promesso, il leader felpato, non a Pontida, patria dei seguaci della Lega, ma a Milano, con lo sguardo rivolto alla Madunina, la corona tra le dita e la mano sul Vangelo, citando Croce che in quel momento si sarà rivoltato nella tomba. Ha assicurato, inoltre, fedeltà a quanto annunciato agli italiani.
Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito?” Ma egli risponderà: “In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l’avete fatto a me.”
Calma, non sono parole di Salvini, sono frasi contenute nel Vangelo secondo Matteo che, forse, saranno sfuggite all’aspirante Presidente del Consiglio troppo occupato a calamitare i voti di certi cattolici, tra cui – barzelletta delle barzellette – anche il più tradizionalista e grande accusatore di Papa Francesco, Mario Adinolfi, che ha criticato l’improvvisa conversione del politico milanese, forse preoccupato di perdere consensi per il suo movimento Popolo della Famiglia presentatosi alle elezioni.
Una rassicurazione, intanto, viene da un vecchio esponente della DC Pierluigi Castagnetti, ultimo segretario del Partito popolare italiano, che su Facebook scrive: Penso che Salvini sia credente: l’ho incrociato a messa lontano dalle telecamere. Perdonatemi, non sono in grado di continuare.