Cuorineri di Simona Pino d’Astore è un romanzo ispirato a fatti realmente accaduti, edito da Graus Edizioni e inserito all’interno della collana Black Line, in libreria dal 13 aprile 2019.
Sullo sfondo di una Brindisi segnata dal contrabbando e dalla delinquenza, tre storie vere s’intrecciano: quelle di Luigi Narcisi, Franco Altavilla e Luigi Patisso. Prima bambini, vittime di un’infanzia dominata dalla povertà, dall’anaffettività dei genitori e da violenze domestiche, poi uomini del malaffare, che hanno intravisto nella criminalità l’unica possibilità di conquistare la gloria e la ricchezza a cui hanno sempre aspirato. Ma se da un lato la lotta quotidiana porta ai protagonisti i frutti sperati, dall’altro le rapine, gli omicidi e i reati penali di ogni genere li costringono a vivere sull’onda di un equilibrio precario e a rischiare valori ogni volta più grandi, come la salute, gli affetti, la dignità. È da questa consapevolezza sempre più evidente che arriverà la decisione di voltare pagina e di cominciare a vivere una vita diversa, all’insegna non più della depravazione, ma dell’onestà e dell’integrità morale.
Simona Pino d’Astore è nata e cresciuta a Brindisi, dove ha studiato giurisprudenza. Appassionata di politica e criminologia, durante la sua carriera ha scritto per diversi quotidiani e riviste, oltre ad aver ideato e condotto programmi televisivi a livello locale. Da qualche anno si dedica all’approfondimento di vicende reali di cronaca nera.
La scrittrice ci racconta di come anche una vita apparentemente destinata al crimine possa non solo cambiare rotta, ma anche diventare esempio per la società. L’abbiamo intervistata per scoprire qualcosa in più su quello che rappresenta il suo primo libro e il punto di partenza di un progetto che ha uno scopo ben preciso.
Cuorineri è il tuo romanzo d’esordio. In genere, la prima è sempre l’opera più ragionata, l’argomento trattato viene scelto con particolare attenzione. Grazie all’interesse per la criminologia avrai avuto a che fare con tante vicende di cronaca, fra le quali quelle dei tre protagonisti. Perché hai scelto proprio le loro? Da cosa nasce questo libro?
«In realtà, le vicende dei tre personaggi sono quasi inedite, nel senso che molte parti non sono mai state riportate da alcun giornale. Il bello è proprio questo: le raccontano per la prima volta. Cuorineri non è né un romanzo né un’inchiesta giornalistica. È qualcosa a metà tra un libro-verità, sottolineato dalla presenza di tre personaggi veri, e un racconto ispirato a fatti ugualmente reali, ma intrecciati a un pizzico di fantasia. Volutamente realizzato per raccontare la terribile storia di un territorio, analoga a quella di altri in Italia, con dei risvolti differenti da quelli soliti della malavita, spesso incastonati in stereotipi ormai superati. Il messaggio del libro va ben oltre, verso un obbiettivo di recupero delle coscienze e una speranza di rinascita per chi ha vissuto nel male e per chi, quel male, ha finto di non vederlo».
Siamo poveri, anzi di più: Dio si è dimenticato di noi. Ed io ho deciso di fare la stessa cosa: dimenticarmi di lui: così scrivi impersonando i pensieri del piccolo Luigi Narcisi. Quando il male è l’unica scelta che hai – o, almeno, l’unica che riesci a vedere – il confine con il bene sembra non esistere più, esiste soltanto la sopravvivenza, a qualunque costo. Cosa pensi del bene e del male? Fin dove si è giustificati a spingersi per andare avanti?
«Non potrei mai giustificare il male, ma posso giustificare chi, a causa della situazione in cui vive, non lo percepisce nella giusta ottica. Siamo tutti vittime di altre vittime e ognuno, anche gli appartenenti alla cosiddetta società civile, inquadra la propria esistenza rispetto al proprio background. L’ambiente dove nasci spesso condanna la tua vita a determinate scelte. È più facile rinunciare ai sogni quando devi inseguire solo dei bisogni».
Probabilmente, per i protagonisti questo è stato un percorso da attraversare senza il quale forse oggi non avrebbero le stesse consapevolezze. A volte è necessario toccare il fondo per poter risalire. Ma se avessi potuto conoscerli nel loro momento più critico, al tempo delle rapine, degli omicidi, del contrabbando, che cosa gli avresti detto?
«Alcuni di loro, in realtà, li ho incontrati proprio nel cosiddetto momento più critico e il mio pensiero di spingerli verso la redenzione non è mai mutato, ma anzi, si è concretizzato con questo libro».
In un’epoca in cui siamo circondati da storie sulla mafia, sulla camorra e sulla criminalità di ogni tipo, in cosa pensi che si differenzi il tuo libro rispetto agli altri?
«Cuorineri è molto più di un semplice romanzo, è un vero e proprio progetto che ha l’obiettivo di salvare attraverso gli esempi di personaggi reali quanti più malavitosi possibile, mostrando che esiste un’altra opportunità di vita».
Come non molto spesso accade, i protagonisti di Cuorineri non restano circoscritti all’immaginario del lettore, ma sono presenti – oltre che sulla copertina del libro – alle presentazioni del romanzo, testimoniando in carne e ossa i fatti accaduti. Cosa puoi dirci delle persone che sono oggi?
«I personaggi sono quelli che si vedono alle presentazioni. Uomini che con grande fatica stanno cambiando. Perché in questo ambiente è semplice entrarci, ma è difficile venirne fuori. Sono da ammirare per il loro sforzo interiore ed esteriore».
La storia che hai scelto di raccontare non è una di quelle da aprire e poi chiudere in un cassetto, ma è insito al suo interno un desiderio di cambiamento. Cosa vorresti da questo romanzo e dal futuro?
«Questo, come abbiamo già detto, non è solo un libro ma un progetto, e che proprio per tale motivo avrà un sequel. Mi aspetto l’attenzione non solo del pubblico, ma di tutti coloro che hanno a cuore il bene comune affinché l’obiettivo di cambiamento appartenga a chi vorrebbe la nostra terra libera dal malaffare».
Contributo a cura di Federica Brosca