Mettiamo un caso di grave malore o incidente. Tutti noi, almeno una volta nella vita, siamo passati in un pronto soccorso. Abbiamo conosciuto i vari codici, dal rosso al giallo, al verde al bianco. Oggi, però, ci interessa il codice rosso. L’infortunato è esanime e un’équipe sanitaria cerca di rianimare la persona. Esistono dei protocolli specifici da applicare al caso, ma non andiamo nei particolari perché le circostanze sono tante e diverse. Per ognuna di esse, tuttavia, il personale deve essere pronto a intervenire. Quando i parametri vitali sono ristabiliti, il cuore batte, la persona respira, si cercano informazioni specifiche. Se ci sono accompagnatori, vengono richieste a loro se la persona infortunata o colpita da malore non è capace di rispondere.
Mi direte: e le DAT? Se la persona le ha fatte e anche depositate al Comune? Alt! Prima bisogna rianimarla, poi si vede la causa del grave malore e si stabilizzano i parametri vitali. La procedura può impiegare anche qualche giorno di ricovero. Poi si possono presentare le DAT del soggetto, che devono essere valutate attentamente riguardo alla patologia per cui ha avuto il malore. Possono nascere dei dubbi su come intervenire, e spesso i parenti non sono tutti d’accordo su cosa fare o meno. A quel punto deve essere il fiduciario a difendere la volontà della persona in gravi condizioni. Chi non è d’accordo, va aiutato da uno psicologo, dal medico stesso e da altri a capire la gravità e l’inutilità di ulteriori interventi.
Ora che stiamo bene, possiamo supporre le più svariate situazioni in cui ci potremmo trovare. Per questo, direi a tutti di scrivere con semplicità come si vorrebbe essere curati da una malattia o dall’esito di un incidente. Togliamo ai nostri cari una grave responsabilità nei nostri confronti e diamo anche sicurezza ai medici che si devono prendere cura di noi.