Ormai alle soglie di ottobre, come nel caso della lista di libri erotici (qui) stilata il mese scorso, mi è sembrato opportuno lanciare un sondaggio e indagare quali siano le letture preferite da affrontare in autunno. Piuttosto spontanea l’associazione tra questa stagione e le foglie dai colori caldi oppure la presenza della pioggia. Più sorprendente, almeno per me, il richiamo a Roma come città prettamente autunnale, soprattutto alle passeggiate trasteverine. Inoltre, il sentimento maggiormente evocato è stato la malinconia: più persone hanno raccontato di sentire una certa nostalgia con l’avvento della stagione fresca, forse nostalgia per l’estate che finisce o per l’arrivo di giorni più contemplativi, raccolti.
Partiamo allora con Antonio e Nicole che, alla parola “autunno”, hanno nominato Roma e la piacevolezza delle passeggiate in città: immediatamente il mio pensiero è andato a Tommaso Pincio. Vero è che il suo ultimo testo, Diario di un’estate marziana, finalista al Premio Campiello di quest’anno, ha nel titolo un’altra stagione, ma il suo è un vero e proprio racconto di una passeggiata in una realtà quasi aliena, estranea. Ci abbino anche la lettura de Il talento di Mr. Ripley di Patricia Highsmith, di cui esiste anche un bellissimo film, perché alcune parti della storia sono ambientate nella Città Eterna. Infine, come non nominare La noia di Moravia? Un cult.
Le passeggiate, in termini generali e non solo urbani, sono protagoniste di molte altre risposte, quelle di Giovanna, Giada, Francesca e Carmine: il bosco, le foglie autunnali che cadono, nei tipici colori caldi della stagione – il giallo, il rosso, il marrone, il verde scuro –, l’avvento delle castagne fanno parte del classico immaginario che si evoca quando si pensa a questo periodo dell’anno. Per loro ho selezionato vari romanzi: L’amante di Lady Chatterley di D. H. Lawrence, nel suo estremo pathos; La via del bosco di Long Litt Woon, edito da Iperborea, una storia di lutto ambientata nel mondo dei funghi e dei boschi norvegesi; Lo spleen di Parigi di Baudelaire, non perché tratti di boschi o foglie, ma come rimando alle passeggiate, a quel sentimento di irrequietezza nel perdersi camminando per le strade di una grande città. Infine, un consiglio più sui generis, perché Francesca abbina le foglie al piacere di restare in casa con un maglione caldo, immagine che evoca una certa sensualità distratta: per lei ho pensato a La chiave di Tanizaki, racconto erotico messo in scena nel 1983 da Tinto Brass.
Non ci allontaniamo troppo se il fil rouge prosegue nominando come simbolo dell’autunno la pioggia e la natura che muore in attesa della primavera: a Marcello, Alex e Franz, i più romantici nelle loro risposte, consiglio rispettivamente I falò dell’autunno di Irène Némirovsky, romanzo tutto giocato sul simbolismo del fuoco e della cenere; Ombre – Racconti ispirati ai dipinti di Hopper (per Alex che è un artista) a cura di Lawrence Block, edito da Einaudi, che riprende i riconoscibilissimi quadri del celebre poeta, così malinconici, e li abbina a racconti di King, Oates, Connelly, Child; infine, Caffè amaro di Simonetta Agnello Hornby, un romanzo sensuale, ammaliante, da leggere in due sotto una coperta.
Immediato è il pensiero alle coccole e al sesso sotto il piumone di Vincent: per lui ho pensato a Sylvia di Leonard Michaels, un libro che ho avuto modo di leggere qualche anno fa e che mi ha lasciata disturbata (la protagonista, Sylvia, per l’appunto, è quanto di più odioso e tossico ci sia) ma anche stupita, perché scritto magistralmente. Inoltre, trasuda eros.
Un’altra tematica spesso nominata è quella del vino: autunno e alcool fanno il paio da sempre. Titti, Sara, Giulio e Davide, abbinando di volta in volta al vino altri elementi tipicamente autunnali, ad esempio il mosto, il latte e il miele, un risotto alla zucca, l’olio e la raccolta delle olive, gli odori delle lunghe cotture, scelgono la via dello stomaco. A loro consiglio: Compagno di sbronze di Bukowski; Sonetti dell’amore oscuro di García Lorca, un inno alla sensualità crepuscolare; Luce d’estate ed è subito notte di Stéfansson, romanzo lirico e fortemente introspettivo; Kitchen Confidential del genio Anthony Bourdain, famosissimo chef suicida che è stato una star delle scene culinarie newyorkesi; e infine Chocolat di Joanne Harris (indimenticabile la scena della comparsa del vento a dispendere le ceneri della madre della protagonista, Vianne Rocher).
Noemi, Marco, Mimmo (e i già citati Francesca, Giulio, Nicole) non riescono a scindere il pensiero dell’arrivo dell’autunno dal sentimento della malinconia. Un camino, una tazza bollente, il ricordo di un passato perduto, la nostalgia per i propri demoni interiori, la malinconia come vero stato d’animo. A loro non posso che suggerire romanzi profondamente irrequieti, anche struggenti se vogliamo, per assecondare il flusso. Partiamo con un cult assoluto, Requiem di Antonio Tabucchi, romanzo breve che ha per protagonista un uomo in bilico tra sogno e realtà; Yoga di Emmanuel Carrère, che dell’analisi dei demoni interiori ha fatto una firma; e, infine, per eleggere l’autunno come mood perenne, Doppio sogno di Arthur Schnitzler, da cui Kubrick ha tratto il meraviglioso Eyes wide shut, film del 1999 con Tom Cruise e Nicole Kidman.
C’è chi, come Pierluigi, pensa all’autunno e gioisce per l’abbigliamento più pesante e le imminenti gite domenicali. Per lui, Gita al faro di Virginia Woolf, un romanzo quasi pennellato, come un dipinto, sull’impossibilità cronica di esaudire un desiderio. E poi i fari, da sempre, a me fanno pensare all’autunno e al mare agitato.
E c’è anche chi, com’è giusto che sia, l’autunno proprio non lo sopporta. Chi ama l’estate e vorrebbe non finisse mai. Mi viene da pensare a Paolo Sorrentino, che non è solamente un regista ma, se possibile, uno scrittore migliore di tanti altri che scrittori si definiscono. Il suo Hanno tutti ragione, romanzo irriverente, divertentissimo e anche molto triste, è per quelle persone che non si arrendono, che non si piegano alla sfortuna, anzi, la affrontano con un certo groove.
Se vogliamo riassumere, i racconti di coloro che hanno partecipato al sondaggio si sono concentrati sulle sensazioni e sui colori: il tepore, la solitudine, il raccoglimento, la pioggia, la malinconia. Se è vero che l’autunno è la stagione che fa da ponte tra estate e inverno, allora è comprensibile che sia un momento di metamorfosi, di attesa. Il romanzo che potrei consigliare a me stessa, per chiudere il cerchio, è Piccole donne di Louisa Mary Alcott, il primo libro a cui penso immediatamente quando arriva l’autunno. Forse perché raccolto in una casa calda, ambientato in un luogo spesso piovoso, e toccato da sentimenti di speranza, condivisione, affetto e, per l’appunto, attesa.