Le premesse sulla gestione pandemica, nel programma elettorale di FdI, già non erano delle migliori. L’intervista di qualche settimana fa a Marcello Gemmato, attualmente Sottosegretario alla Salute, aveva già fatto emergere, oltre all’ignoranza sul concetto di paziente fragile, la direzione di questo governo.
Frasi come c’è stato un approccio ideologico alla gestione della pandemia, non ci si è mossi in punta di scienza, non seguiremo le virostar ma scienziati con impact factor alto, mi lasciarono amareggiata e perplessa, tanto che risposi pubblicamente a tali illazioni offensive e inaccettabili. Abbiamo, successivamente, assistito alla nomina di Orazio Schillaci, medico e accademico, come Ministro della Salute. Questo ha fatto tirare un notevole sospiro di sollievo a tutto il mondo scientifico e/o sanitario. La proroga dell’ordinanza dell’ex Ministro Speranza, riguardo l’obbligo delle mascherine nelle strutture sanitarie, denota infatti dell’evidente buon senso in contrapposizione a molte delle dichiarazioni degli stessi esponenti di governo.
Dopotutto, chi si pone “paladino delle evidenze”, come se fino a oggi nessuno di noi avesse mai letto un paper scientifico, sa bene che con le mascherine il rischio di contagio diventa trascurabile. Questo non lo affermo io poiché dire in my opinion, nel mondo scientifico, è irrilevante. Cito uno studio internazionale coordinato dall’Università di Padova che è stato pubblicato sul Journal of the Royal Society Interface. Lo studio ha permesso di quantificare il rischio di contagio in funzione di distanza interpersonale, temperatura, umidità e tipo di evento respiratorio dimostrando che indossare le mascherine fornisce un’eccellente protezione, limitando efficacemente la trasmissione di agenti patogeni anche a brevi distanze interpersonali e in ogni condizione ambientale. Una follia anche solo lontanamente pensare, in questo periodo storico, di poter permettere alle persone di farne a meno nei luoghi di cura per interfacciarsi con persone in condizioni di fragilità.
Quello che mi spaventa, in maniera considerevole, è proprio il fatto di voler propinare il concetto errato che in passato le norme sono state prive di evidenze scientifiche. Lo ha ribadito il Presidente Meloni nella conferenza stampa dopo il Consiglio dei Ministri e non posso che domandarmi, a questo punto, se il Presidente sappia a livello tecnico che cosa sia un’evidenza scientifica o la medicina basata sulle evidenze. L’Onorevole Schillaci, sicuramente sì.
Ogni professionista sanitario si laurea con la consapevolezza di basare la propria pratica clinica sulle evidenze e lo ribadisco perché l’unico approccio ideologico alla pandemia mi è sembrato, anche nei momenti più critici, quello di FdI assieme ad altri partiti simpatizzanti dei movimenti antiscientifici. Abbiamo assistito anche al fenomeno contrario, vale a dire veri e propri movimenti antiscientifici che sono diventati dei partiti politici. Chi agisce basandosi sulle evidenze sa bene che la vaccinazione è stata uno strumento fondamentale e ci ha consentito di contrastare la pandemia.
Arriviamo, dunque, al provvedimento sul reintegro anticipato del personale sanitario partendo dai dati. Fnomceo stima circa 3500 medici sospesi a causa di mancata vaccinazione per una percentuale dello 0.7%. I sospesi, tra il personale sanitario in generale, sono circa 15mila unità, sempre lo 0.7% sul totale. L’ottimale funzionalità del SSN non verrà di certo ripristinata grazie all’eseguo numero di personale reintegrato, in netta minoranza. Inoltre, la maggior parte dei medici sospesi è rappresentata dalla categoria degli odontoiatri e/o doppi iscritti che perlopiù esercitano come odontoiatri, medici con più di 68 anni fuori dal SSN e molti alti liberi professionisti. Per affrontare realmente la tematica della mancanza di professionisti sanitari bisognerebbe calcolarne il reale fabbisogno nelle Programmazioni Regionali.
La decisione politica del reintegro anticipato, a mio avviso, è il conclamato sugello di un patto con le fasce antiscientifiche alle quali FdI ha sempre strizzato l’occhio in campagna elettorale. Questo durante il momento peggiore della pandemia, un periodo che ha richiesto scelte drastiche, coraggiose e impopolari. La sospensione avrebbe, inoltre, già previsto uno stop programmato in data 31 dicembre.
Oggi, poiché le condizioni di salute pubblica lo permettono, potrebbero avere senso questi reintegri se non fossero accompagnati da un atteggiamento di supponenza, totalmente inadeguato. Della serie cancelliamo la pandemia e minimizziamo tutti gli sforzi fatti sin ora per contrastarla. Il mondo no vax e simpatizzante tale esulta e la domanda che in me sorge spontanea è la seguente: come verranno giudicati i comportamenti non deontologici nel caso di personale sanitario che diffonde messaggi non fondati su evidenze scientifiche? Come può essere tutelato, in tal senso, un paziente?
Vi faccio un esempio molto semplice: immaginiamo un uomo over 60, obeso, iperteso, diabetico che si reca dal suo medico curante e il professionista in questione è contrario alla vaccinazione per il Sars-Cov2. Supponiamo che egli non inviti il paziente a effettuare la dose di vaccino in quanto scettico e contrario alla somministrazione. Il vaccino, per un paziente del genere diviene salvavita. Quindi mi chiedo, chi tutelerà il paziente? Dubitare, dopotutto, è un atteggiamento costruttivo per lo scienziato, ma quando si dubita esulando da metodiche scientificamente valide cadere nel baratro del ciarlatanismo è un attimo. Non dimentichiamo che una delle più importanti responsabilità di un professionista sanitario è senz‘altro quella educativa, non meno importante di quella clinica. Che tipo di educazione può impartire un professionista sanitario che dubita delle basi stesse sulle quali si fonda la propria professione?
Accettabile, a mio parere, la Commissione d’Inchiesta Parlamentare sul Covid, purché ben condotta e che non ripercorra le orme della Commissione in Regione Lombardia. «Lo si deve a chi ha perso la vita e a chi non si è risparmiato nelle corsie degli ospedali, mentre altri facevano affari milionari con la compravendita di mascherine e respiratori». Queste le parole del Presidente Meloni.
Quando verrà alla luce che le responsabilità delle condizioni delle nostre corsie, dove già nel 2019 mancavano all’appello circa 50mila infermieri e altrettanti medici, sono il prodotto protrattosi nel tempo degli impietosi tagli alla sanità e degli inadeguati investimenti in tal senso, mi chiedo se verrà effettuato un mea culpa di chi siede, da anni, su quelle poltrone assistendo e contribuendo al declino del nostro SSN. Sinceramente? Non credo.