Siamo stati invitati, sabato 21 settembre, alla presentazione dei lavori di restauro delle carrozze presenti alla Certosa e al Museo di San Martino. Accolti da Fulvio de Innocentiis, abbiamo passato l’intera mattinata immersi nell’articolata dimostrazione, espressa con passione e competenza, di come si possa progettare la conservazione di pregiati manufatti che rappresentano simboli tangibili di un connubio mirabile tra arte e tecnologia dell’epoca e, più ampiamente, della valenza sociale attuale di un progetto di conservazione del patrimonio storico, artistico e culturale in una città come Napoli.
I lavori di manutenzione avviati questa estate, per la disinfestazione e messa in sicurezza strutturale – nonché per la rimozione dei depositi incoerenti e la messa a punto delle metodologie d’intervento per il restauro –, riguardano la Carrozza degli Eletti e la Berlina di Ferdinando I, conservate presso il Museo e la Certosa di San Martino.
Nella Sala del Refettorio, il responsabile del museo Francesco Delizia ha salutato gli ospiti e introdotto il discorso sull’evento in atto, lasciando la parola, in seguito, a Matteo Rossi Doria, responsabile dell’impresa C. B. C. (Conservazione Beni Culturali) di Roma, esecutrice dei lavori di intervento e manutenzione straordinaria, che ci ha raccontato, nei dettagli, la storia dei manufatti e delle difficoltà operative del progetto di restaurazione.
La carrozza degli Eletti, la più grande, prestigiosa e antica tra le carrozze reali in Italia, in effetti, fu commissionata dal Tribunale di San Lorenzo per gli Eletti della Città negli ultimi anni del Seicento e fu utilizzata, nella sua lunga esistenza storica, durante le feste civili e religiose. Lunga quasi sette metri e composta da una struttura portante costituita dal gruppo del carro e dalla cassa con la sospensione, fu prodotta da maestranze artigianali tra le migliori del tempo in Europa, con la partecipazione, per le parti decorative e intagliate, dorate e con motivi geometrici e floreali, dei più noti artisti del tempo.
La Berlina di Ferdinando I di Borbone, invece, fu utilizzata da Gioacchino Murat dopo la sua nomina a reggente del Regno di Napoli, dal 1808 fino alla tragica fine della sua esistenza, nel 1815. Passata la tempesta napoleonica e al tempo della Restaurazione storica, il manufatto fu utilizzato da Ferdinando e da sua moglie Maria Cristina di Savoia, per le feste civili e religiose, fino alla fine del Regno delle Due Sicilie e all’avvento dell’Unità d’Italia. Quando la capitale del Regno fu spostata a Firenze, la carrozza fu trasportata a Palazzo Pitti e in seguito ceduta alla Certosa di San Martino. Lunga quasi cinque metri, la Berlina ha un’ampia e alta cassa, ruote molto grandi e un notevole apparato decorativo, sia esternamente con mirabili esempi di scultura lignea rappresentanti simboli del Regno, sia nella parte interna arredata con pregiati tessuti.
La direttrice dei lavori Lidia Del Duca, nella seconda parte della presentazione, ci ha guidati al cantiere, per farci vedere i risultati dei primi interventi restaurativi e di conservazione. Un problema notevole, documentato con un video realizzato da de Innocentiis, è stato quello di trasportare con grande cautela i due manufatti monumentali nel cortile della Certosa, con l’aiuto di mezzi ad alta tecnologia e di professionisti dei trasporti speciali, senza che subissero danni, per poter fotografare in piena luce e nei particolari le due carrozze, ricavandone informazioni precise per l’elaborazione del percorso progettuale.
La loro sistemazione, ha precisato Del Duca, è posta nell’androne centrale della Certosa verso la grande terrazza con vista sulla città e sul Golfo, dove passano quotidianamente molti visitatori, e ha un microclima non adatto alla conservazione delle carrozze monumentali. Evidente è lo stato grave della conservazione, quindi, con pericolo di ulteriori danni e perdite di materiali. Alla fine del progetto, quando la manutenzione si trasformerà da straordinaria in ordinaria, i manufatti verranno sistemati in un altro luogo, ma sempre nell’ambito del complesso monumentale della Certosa.
Le due carrozze rappresentano un documento storico di grande importanza e valenza sociale oltre che artistica, ha precisato la competente guida, che ha attirato la nostra attenzione anche sui tasselli di pulitura ottenuti in questa prima fase di interventi, che mostrano ai visitatori come potrà essere il colore reale del manufatto riportato al suo antico splendore. Al termine di questa prima fase, si raccoglieranno le informazioni e gli elementi utili per la stesura del progetto definitivo e per proporre pubblicamente una raccolta fondi, anche con eventuali sponsorizzazioni, in grado di sostenere nel tempo il complesso e continuo lavoro conservativo.
Riportare i manufatti a un grado di lettura dello splendore originario è utile al rapporto con la storia culturale e sociale della città, legando le carrozze ad altre collezioni simili come quella di Villa Pignatelli, alle feste religiose e alla più vasta eco culturale della Napoli settecentesca e, infine, a tutta la storia cittadina.
Un progetto complesso e importante, insomma, perché arrivare fin sopra la parte collinare, in uno dei punti più belli della città partenopea, è un passaggio desiderato da migliaia di turisti, meglio ancora viaggiatori, appassionati e studiosi. Questi rivolgono la loro attenzione non solo alle bellezze naturali e all’attualità cittadina difficile e complessa – come quella, d’altronde, di tante metropoli del mondo – ma anche a ciò che resta dell’incredibile e millenaria stratificazione artistica e culturale che fa della città partenopea, nei tempi lunghi della storia, speriamo anche di quella futura, un posto unico al mondo.