Cavriago, in provincia di Reggio Emilia, un paesino di 10.000 abitanti nel bel mezzo della Pianura Padana, è un piccolo borgo custode di storie di una cultura andata perduta, un pezzetto della Russia comunista nel cuore dell’Italia settentrionale di cui Vladimir Lenin è sindaco onorario.
Così vuole la leggenda, seppur non supportata da alcun atto formale dal quale si possa desumere il conferimento del titolo di primo cittadino onorario al leader bolscevico, tuttavia, tra le fantasie raccontate dagli operai emiliani dell’epoca – i primi anni Venti e Trenta del Novecento – e il reale svolgimento dei fatti, le differenze sembrano celarsi più nei toni entusiasti utilizzati dalla popolazione del posto che nella cronologia degli avvenimenti.
Ancora si celebra la Rivoluzione d’Ottobre a Cavriago, anno dopo anno, tra via Rosa Luxemburg, via Antonio Gramsci, via Vladimir Majakovskij e via f.lli Cervi, fino a Piazza Lenin, nel centro del paese. È lì, nel cuore della cittadina, che si erge fiero il busto del leader sovietico a cui la piazza e l’entusiasmo degli abitanti si ispirano.
Eseguita nel 1922 in Ucraina e posta, in un primo momento, di fronte a una fabbrica di treni, la statua fu trafugata durante la Seconda guerra mondiale e portata in Italia dove cadde nella attente mani dei partigiani che la riconsegnarono all’ambasciata russa di Roma nel dopoguerra. La stessa che, nel 1970, in occasione delle celebrazioni per il centenario della nascita del rivoluzionario comunista, la donò nuovamente al nostro Paese, precisamente al borgo emiliano di Cavriago.
Nel 1919, gli abitanti del luogo, spinti dalle notizie che giungevano dall’Est Europa, tentarono di prendere ad esempio per l’Italia lo spirito e le lotte della Rivoluzione d’Ottobre. La base del Partito Socialista vedeva nella movimentazione contadina, operaia e popolare russa un modello a cui ispirare la lotta, tanto da approvare, il 6 gennaio dello stesso anno, un ordine del giorno in cui si formalizzò l’apprezzamento nei confronti del Direttore dell’Avanti e della Direzione del Partito per l’incessante lotta che continuamente combattono per il trionfo dell’intransigenza assoluta e di approvazione del programma degli spartachisti tedeschi e il programma del Soviet di Russia e plaudono il suo capo Lenin per l’instancabile opera che sostiene contro i reazionari sostenitori dell’imperialismo.
A tale notizia, lo stesso Lenin non restò indifferente. Il 6 marzo successivo, alla seduta del Comitato Esecutivo Centrale del Soviet di Mosca, pronunciò un discorso durante il quale prese a modello il coraggio e l’impegno dei compagni italiani, auspicando il diffondersi del loro lavoro in favore delle manovre socialiste nel resto dello Stivale.
Le elezioni amministrative di Cavriago del 1920 videro, manco a dirlo, un’affermazione netta della lista socialista. Nel bel mezzo dello spoglio delle schede uno scrutinatore rivelò che un voto era stato dato simbolicamente a Lenin.
Il busto del leader bolscevico fu, ovviamente, accolto con immenso fervore e smisurata passione da parte dei cittadini del centro emiliano che lo collocarono, prontamente, nella piazza principale del luogo dove, nel corso degli anni – in particolar modo quelli più recenti – fu oggetto di atti vandalici e tentativi di rimozione da parte di gruppi neofascisti. Dopo una bomba esplosa nei pressi del sito negli anni Settanta, l’originale fu portato all’interno del municipio dove anche oggi è conservato, mentre all’esterno, in Piazza Lenin, fu posta una fedele copia attorno alla quale, ogni dodici mesi, i compagni del borgo più rosso d’Italia ancora si raccolgono per celebrare quei giorni di rivoluzione e lotta a cui ispirano le proprie azioni quotidiane.
Una tradizione, quella della provincia di Reggio Emilia, in controtendenza con l’inclinazione nazionale che dà sempre più spazio e risalto alle azioni dei gruppi neri, alle rappresaglie razziste che troppo spesso scuotono le cronache, un rituale che infonde coraggio in chi ancora crede nelle politiche che furono delle classi operaie, delle minoranze, delle parti più povere e disagiate.
Cavriago è un cuore che batte, un pugno chiuso che persiste e tiene alta la voce, un coro di resistenza a cui partecipano i grandi statisti, i letterati, i poeti, gli artisti che danno il nome alle sue strade dipinte di rosso e animate da un vento ostinato e contrario, una piazza che nel busto di Lenin abbraccia il suo sindaco, il suo comandante.