Due funerali di Stato e una fuga, questa volta scortata verso quel luogo dove varcato il cancello ogni nefandezza, potenza e certezza di onnipotenza diventano cenere e null’altro. Un’estate che ha portato via vite che lasciano impronte che solo il tempo, molto tempo, riuscirà a cancellare. Sarà la storia a giudicare con gli occhi della verità.
Ogni vita, dicevamo, lascia una traccia: maggiore quella di chi ha avuto responsabilità nel dibattito pubblico; marchiata a fuoco quella di chi ha avuto in pugno l’esistenza altrui per sete di potere e danaro, quasi sempre ricorrendo a una violenza feroce e spietata fino a strangolare e poi sciogliere nell’acido una giovanissima vita come nel caso del piccolo Giuseppe Di Matteo. Una delle tante barbarie senza scrupoli coperte da omertà e complicità che hanno consentito una latitanza di trent’anni e un epilogo degno della miglior sceneggiata che andrà ad arricchire il lungo elenco di un Paese dove talvolta è stato utilizzato anche l’acido di Stato.
Basti pensare alla distruzione delle intercettazioni delle telefonate tra Napolitano e Mancino che ha fatto dire a gran voce a Paolo Borsellino che il Presidente è stato il garante della trattativa Stato-mafia. Acido di Stato anche sulla segretazione degli atti riguardanti quella Terra dei Fuochi che ha seminato morte e malattie e per i quali ci sono voluti venti lunghi anni per rendere pubbliche le dichiarazioni del pentito Carmine Schiavone.
Al di là di quel cancello e di quella terra che tutti rende finalmente uguali, ciò che resta delle vite di ciascuno sono quelle impronte che hanno segnato, nel bene e nel male, il destino di una comunità, impronte difficili da cancellare quando per circa venti anni la degenerazione della politica a proprio uso e consumo ha superato ogni limite della decenza, portato il Paese sull’orlo del baratro, ridicolizzato la nazione a livello internazionale, il tutto con la benevolenza e i silenzi della più alta carica dello Stato. È dovere di ciascuno compiere un’analisi seria e approfondita: su quella stagione mai chiusa, sulle ferite di una società oltraggiata e abusata fino a toccare il fondo. Uno dei momenti di maggiore decadimento morale che da un anno continua in maniera ancora più incisiva, coerentemente a una cultura di destra estrema ancora rappresentata dagli stessi esponenti che oggi hanno tolto la maschera e orgogliosamente mostrano la vera identità.
Ipocrisia e memoria cortissima ancora una volta non hanno reso un buon servizio alla nazione ormai impotente e arresasi a ogni nefandezza, a ogni ingiustizia, taciturna su quelle morti che nessun funerale di Stato onorerà mai, quelle novantaquattro bare degne neanche di uno sguardo da parte della Premier in fila davanti al mare di Cutro nel grande cimitero del Mediterraneo. Circa 25mila vite negli ultimi dieci anni che continuano a lasciare impronte incancellabili nelle coscienze di ciascuno.
Siamo a un bivio di civiltà tra la fraternità che feconda di bene la comunità umana e l’indifferenza che insanguina il Mediterraneo, così Papa Francesco a Marsiglia, ancora una volta unico punto di riferimento a livello internazionale nell’assoluto disinteresse e nell’esercizio dello scaricabarile dei responsabili delle nazioni europee, volutamente incapaci di progettare soluzioni di accoglienza nel rispetto della dignità umana.
O paghi o sei rinchiuso nei campi di concentramento di questo secolo: è la brillante decisione della vecchia coalizione che portò alla bancarotta e che ancora governa questo Paese. 5mila euro possono pagarli quelli che arrivano con telefonini e scarpe ai piedi, e a parlare così non poteva non essere colui che si appresta a posare la prima pietra di un ponte che non si farà mai, utile soltanto a distribuire incarichi e danaro pubblico. Prima pietra che il nostro prevede di posare a inizio estate prossima, guarda caso, in concomitanza delle elezioni europee. Il pizzo di Stato sarà la nuova frontiera degli interessi della criminalità che metterà a disposizione ingenti risorse per finanziare disgraziati in fuga da guerre e fame, un’altra brillante idea di una compagine di governo quotidianamente impegnata a tappare falle e perseverare in una propaganda senza fine.
Passati a miglior vita, si è soliti affermare in occasione della dipartita di uomini e donne dalla quotidianità più che normale che forse non varrà per le morti citate, tutte vite vissute appieno anche se in forme diverse, tutte in ruoli apicali nei rispettivi ambiti, tutte sottoposte comunque al giudizio più che legittimo dell’intera comunità nazionale, senza finzioni o ipocrisie.
L’assoluzione non è automatica con l’intervento della morte. Nei confronti degli esponenti della politica è diritto indiscutibile dei cittadini ogni forma corretta di critica, di disapprovazione per il criminale a piede libero, più che legittima ogni condanna per quelle istituzioni che hanno tradito il proprio mandato favorendo barbarie e accordi con lo Stato che il magistrato più scortato d’Italia, Nino Di Matteo, e il giornalista Saverio Lodato hanno bene ed esaurientemente raccontato nel libro Il Patto Sporco e il Silenzio, libro che rivela i retroscena della stagione delle stragi. La trattativa ci fu e non evitò altro sangue.
Nel rispetto di una tradizione che ci rende tutti buoni un secondo dopo l’ultimo respiro, trasformando d’un tratto il nostro curriculum vitae in una pagina degna per la migliore causa dei santi, perseveriamo in quella ipocrisia che ancora una volta ci allontana da una realtà che facciamo finta di non vedere e che purtroppo con molta probabilità ci porterà nel baratro in cui non molti anni fa rischiammo di finire a opera sempre di una destra che in queste ore ha estratto un altro coniglio dal cilindro dopo l’ennesimo condono per far cassa: ridurre le pensioni di chi vive più a lungo. Auguriamoci di non terminare i nostri giorni a 98 anni, quella è tutta un’altra storia.