August Sander, nato in Germania nel 1876, all’età di 13 anni iniziò a lavorare come manovale in una miniera. Durante questo duro periodo incontrò un fotografo, Schmeck, che stava svolgendo un reportage sul suo lavoro. Sander si avvicinò così al mondo della fotografia grazie a questo artista di Siegen che, di tanto in tanto, gli permetteva di guardare sotto il telo nero dell’apparecchio fotografico. Quell’immagine immortalata dal vetro smerigliato era uno spettacolo così affascinante per il giovane August che, da quel momento, scelse a sua volta di diventare un fotografo.
Visto la grande passione e perseveranza di Sander, il padre e lo zio gli regalarono un apparecchio 13×18 cm. Nel tempo libero il ragazzo iniziò quindi a scattare immagini dei suoi amici, dei parenti, ma anche dei contadini dei villaggi vicini, esercitandosi, giorno dopo giorno, soprattutto nei ritratti. E proprio questo fu il genere che lo caratterizzerà nella storia mondiale della fotografia.
Nemmeno il servizio militare fermò Sander dal creare nuove immagini, portando avanti quello che non era più un hobby, bensì un lavoro vero e proprio, diventando aiutante di un fotografo di Treviri, un certo Jung, con il quale rimase in atelier per un breve periodo. August, poco più che ventenne, ormai convinto che la fotografia fosse la sua strada, iniziò quindi a viaggiare in Germania, soprattutto ad Hagen, Lipsia, Magdeburgo e Berlino.
Come scrive Italo Zannier nel suo L’occhio della fotografia: Tra il 1900 e il 1901, frequentò saltuariamente l’Accademia di pittura di Dresda, mentre a Berlino si dedicò soprattutto alla fotografia d’architettura, come aiutante del fotografo Franz Kullerich. Queste esperienze furono altamente formative e influenzarono in seguito la sua attività, anche se questa si indirizzerà invece nel settore della ritrattistica, soprattutto per il senso monumentale dell’immagine costruita su rigorosi parametri geometrici, come d’altronde la statica ripresa con il “grande formato” suggeriva, se non addirittura pretendeva.
Nel 1901, August Sander si trovò poi a Linz, in Austria, dove lavorò come assistente presso lo studio Greif che l’anno successivo iniziò a gestire lui stesso e che, nel 1904, prese il nome di Laboratorio di fotografia artistica di primo grado – August Sander. Racconta ancora Zannier: Due anni dopo allestì a Linz la sua prima personale, comprendendo nell’esposizione cento fotografie, tra cui alcune immagini stampate con le tecniche pittoriciste in voga (gomma bicromatata, ozotipia ecc.) che in seguito, però, egli rifiutò decisamente, preferendo una fotografia pura, non manipolata e nitida al massimo.
Nel 1910 si spostò, invece, a Colonia dove aprì un atelier, mentre nasceva in lui la ferma volontà di creare un catalogo di “tipi germanici”: iniziò, quindi, realizzando immagini dei contadini del Westerwald. La sua idea di studiare le tipologie sociali, però, si concretizzò soltanto a partire dal 1918 e prese vita nel 1927 con una mostra personale al Circolo artistico di Colonia con il titolo Gente del XX secolo. Un editore di Monaco, Kurt Wolff, incredibilmente entusiasta dell’idea di Sander, si offrì di pubblicare una serie di volumi con le sue immagini. Nel 1929, nonostante il progetto fosse stato ridimensionato per motivi economici, fu pubblicato Antlitz der Zeit (Il volto del tempo), uno dei fotolibri più significativi della storia.
August Sander, ormai padre di tre figli, avvicinò anche due di questi, Erich e Guenther, al suo mondo. Il primogenito, però, svolgeva clandestinamente un’intensa attività politica come comunista e, ovviamente, ai nazisti questo particolare non sfuggì, condannando il giovane a dieci anni di carcere. Ma la Gestapo non si fermò qui: perquisì la casa di August, distruggendo gran parte dell’archivio e, approfittando dell’arresto del figlio, incriminarono anche la sua pubblicazione eliminandone molte copie e matrici tipografiche. Da quel momento in poi, Sander decise di dedicarsi alla fotografia di paesaggio e di architettura. Nel 1939, invece, si trasferì a Kuckausen, quando la sua casa di Colonia venne bombardata, e in quell’evento l’archivio fu definitivamente distrutto. Cinque anni dopo, nel 1944, il figlio Erich morì in carcere.
La grande svolta per Sander ci fu qualche anno dopo la fine del conflitto mondiale, quando Fritz Grüber, manager e collezionista tedesco, ne mostrò l’opera alla prima importante esposizione di fotografia europea, la Photokina di Colonia. Nel 1954 conobbe, poi, Steichen che scelse alcune sue fotografie per l’esposizione The Family of Man e, nel 1956, espose le sue immagini al Museum of Modern Art di New York insieme a grandi nomi quali Alvarez Bravo, Walker Evans, Paul Strand. Nel 1961 fu assegnata ad August Sander una prestigiosa medaglia del sodalizio tedesco, una sorta di Premio Nobel della fotografia, riservato soltanto ai grandi della storia.
Davanti alle foto di Sander ci si rende conto che esiste una universalità che esprime una forza reale, la forza collettiva della società umana e del suo livello culturale. – Alfred Doeblin