Come ogni anno, nella 42esima settimana, inizia la rilevazione dei dati della sindromi simil-influenzali da parte della sorveglianza integrata InfluNet. Per quanto riguarda l’attività di monitoraggio virologico, l’inizio è previsto per la 46esima settimana del 2022 e si protrarrà fino alla 17esima del 2023. Ma che cosa ci dice il rapporto, al momento?
Continua la forte crescita del numero di casi di sindromi simil-influenzali (ILI: Influenzal Lung Injury) in Italia. Nella 48esima settimana del 2022 (dal 28 novembre al 4 dicembre) l’incidenza è stata pari a 16,0 casi per 1000 assistiti (13,1 nella settimana precedente) e supera la soglia di intensità alta. Aumenta l’incidenza in tutte le fasce di età ma risultano maggiormente colpite quelle di età pediatrica, in particolare i bambini al di sotto dei 5 anni in cui l’incidenza è pari a 50,2 casi per 1000 assistiti (41,2 nella settimana precedente). Si intensifica, quindi, la circolazione di virus influenzali anche se a far crescere il numero delle sindromi simil-influenzali, nelle prime settimane di sorveglianza, hanno concorso anche altri virus respiratori.
Durante la 48esima settimana sono stati segnalati, dal portale ufficiale InfluNet, 1263 campioni clinici ricevuti dai diversi laboratori afferenti alla rete e, tra i 1145 analizzati, 472 (41,2%) sono risultati positivi al virus influenzale, tutti di tipo A ( 368 di sottotipo H3N2, 22 H1N1pdm09 e 82 non ancora sotto-tipizzati).
La sensibilizzazione alla vaccinazione antinfluenzale sarebbe dovuta partire a gonfie vele tra la fine dell’estate e il periodo autunnale ma l’atteggiamento preponderante, allora, era l’apprensione per le imminenti elezioni politiche. I soggetti a rischio, sono tuttavia eleggibili in qualsiasi momento della stagione influenzale, anche se si presentano in ritardo per effettuare la vaccinazione. La Circolare Prevenzione e controllo dell’influenza: raccomandazioni per la stagione 2022-2023 caldeggia infatti la vaccinazione nella fascia di età 6 mesi-6 anni, negli anziani tra i 60 e i 64 anni e agli esercenti professioni sanitarie e sociosanitarie.
Ricordiamo che nell’era pre-Covid – ormai penso sia giusto definirla così, dato che il mondo inevitabilmente è cambiato – l’influenza faceva la sua comparsa, tradizionalmente, da dicembre. In questo anno mal di gola, tosse e raffreddore imperversano in anticipo e sono condizioni alle quali, nel biennio di pandemia, siamo stati meno abituati.
Per l’utilizzo minore delle mascherine e la vita sociale tornata, gradualmente, verso la normalità il virus influenzale ha ripreso a circolare e si trasmette in maniera più facile e veloce.
I soggetti maggiormente colpiti sono i malati cronici con BPCO (broncpneumopatia cronico-ostruttiva) diabete, cardiopatie, difese immunitarie già indebolite e i bambini che portano inconsapevolmente il virus dal contesto scolastico o amicale alla famiglia. La vaccinazione annuale è la misura preventiva più importante contro l’influenza. I virus mutano rapidamente, quindi, l’adattamento ai ceppi più diffusi è inevitabile e la vaccinazione richiesta annualmente per i gruppi a rischio.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) emette una raccomandazione ai produttori in primavera per la composizione del vaccino ogni anno. L’influenza è una malattia virale trasmissibile che colpisce il tratto respiratorio superiore e inferiore. Un ampio spettro di virus influenzali la causa, alcuni dei quali possono infettare gli esseri umani e altri sono specifici per specie diverse. L’influenza può essere trasmessa prima che il paziente sia sintomatico e fino a 5-7 giorni dopo l’infezione.
Una volta avvenuta, per la maggior parte dei pazienti sani sono necessari altri giorni per recuperare completamente, ma le complicazioni che includono la polmonite e la morte sono comuni in alcuni gruppi ad alto rischio. Questi gruppi includono bambini piccoli, anziani, immunocompromessi e donne incinte. I sintomi influenzali annoverano naso che cola, febbre alta, tosse e mal di gola.
L’influenza si diffonde rapidamente ed efficacemente nelle epidemie stagionali che si verificano ogni autunno e inverno nelle regioni temperate e colpiscono una parte significativa di adulti e bambini. Ma le stesse hanno un impatto diverso sui gruppi di età e sulla gravità e, n ultimi decenni, si sono evoluti ceppi più letali.
Il gold standard per la diagnosi è il test PCR o coltura virale delle secrezioni della gola, ma questi test richiedono alcuni giorni per produrre risultati. La strategia chiave per ridurre la morbilità dell’infezione resta sempre la vaccinazione.