L’Università di Torino è divenuta protagonista di una vera novità per l’educazione negli asili italiani, un progetto contro le distinzioni di genere che rigetta ogni separazione tra giochi maschili e femminili e colori associati a un determinato sesso piuttosto che a un altro. Una trovata che permetterebbe ai bambini di esprimere la propria personalità prescindendo da ogni vincolo imposto dalle convenzioni sociali.
Da tempo lavoriamo a un progetto serio che aiuterebbe molte famiglie e persone e non a creare polemica fine a se stessa, recita il comunicato degli Studenti Indipendenti, un progetto che ricordiamo, in primis crea un servizio fondamentale di welfare all’interno del mondo universitario, arricchisce l’offerta formativa per i e le tirocinanti, promuove un’educazione basata sui valori della cura dell’ambiente, sul rispetto dell’altro, sulla decostruzione degli stereotipi e sulla partecipazione attiva.
Un’iniziativa con cui l’Italia potrebbe fare un grande passo verso una mentalità più aperta, proponendo alle famiglie di inserire i propri figli in un ambiente pensato per il loro reale benessere, volto non a plasmare, ma a rendere i più piccoli persone libere. Nonostante sia davvero difficile trovare un neo in una proposta che profuma di autenticità, avanguardia e libera espressione di sé, però, gli oppositori non mancano e, neppure ci meraviglia, sono sempre gli stessi.
«Viva le differenze!», esclama Salvini, ma ai maschietti va il blu e alle femmine il rosa. «No al lavaggio del cervello!», si dimena con tutte le sue forze, purché i pargoli imparino fin da subito quali giochi farsi piacere e quali ignorare totalmente. «Non è questo il futuro che ho in mente per i nostri figli». È effettivamente da apprezzare che, in quel briciolo di tempo in cui non è impegnato a fomentare odio contro i gay e gli immigrati, si preoccupi del domani delle nuove generazioni.
Non stupisce neanche che sia stato supportato dal capogruppo della Lega in Sala Rossa, Fabrizio Ricca, che ha accusato gli artefici del programma di essere manovratori di menti che negano la libertà a chi non la pensa come loro, con un obiettivo: lavorare fin da piccoli all’annullamento delle differenze sessuali maschio-femmina. E lo dice come se ci fosse qualcosa di male. «Ma vi pare normale?», ci chiede l’aspirante nuovo Matteo. Dovrà pur fingere di interessarsi a quello che vogliono i cittadini, considerando che è una strategia che finora ha funzionato alla grande.
E invece, cari Salvini e Ricca, a noi non sembra normale, bensì meraviglioso che un maschio possa concedersi di giocare con le bambole senza essere deriso dai suoi compagni e che una femmina possa partecipare a giochi o sport generalmente associati all’altro sesso e non essere considerata un maschiaccio o, in avvenire, una lesbica. Ci sembra meraviglioso che i bambini possano riappropriarsi dei colori che indossano e attribuire loro il significato che più preferiscono. Il vero lavaggio del cervello, infatti, è l’imposizione che da sempre si è costretti a sopportare impotenti, per sentirsi accettati prima dal gruppetto della classe, poi dalla massa all’interno di una società spietata, intransigente nei confronti di ciò che non è in grado di riconoscere. E ci sorge spontaneo chiederci cosa intenda la Lega quando parla di libertà, se non fa altro che etichettare, classificare e declassare in base ai criteri più indegni per persone così in vista nel nostro Paese.
Forse, sarà proprio grazie a una rivoluzione simile all’interno degli asili che si potrà, un giorno, sperare in persone tolleranti verso uomini e donne non rientranti negli standard dominanti e distruggere la tendenza a ripudiare in base a colori e gusti personali. Sarebbe il traguardo più entusiasmante, in effetti, un domani in cui non esistano canoni a definire le persone, ma i sentimenti, il talento e il cervello. Forse, una volta scoperti i benefici di questo cambiamento, Salvini cambierà idea. Del resto, c’è stato un tempo non lontano in cui ha criticato anche Berlusconi, prima di conoscere i benefici di una nuova, speciale amicizia.