In questa cinque giorni sanremese l’articolo della rubrica sanitaria di oggi non poteva che vertere su quella che è la protagonista della settimana: la musica. Un tema a cui mi piace pensare come a un vasto territorio contenente i più disparati sentimenti umani. Oltre, senza ombra di dubbio, all’arte che consiste nell’ideare e nel produrre successioni strutturate di suoni semplici o complessi che possono variare per altezza, intensità e per timbro per mezzo della voce umana, strumenti o combinazione di entrambi.
L’ascolto della musica è un’esperienza umana universale. Persone di tutte le età e culture usano spesso la musica per ridurre lo stress e migliorare l’umore, in particolare in tempi di crisi. Così come anche l’ascolto del silenzio. Direte: come è possibile? Il silenzio è una componente fondamentale della musica, spesso ignorato, ma che dà senso all’ascolto.
I suoni vengono trasmessi e ricevuti dall’uomo a scopo comunicativo e arrivano alla corteccia cerebrale dove vengono letti, implicitamente decodificati e dove producono effetti secondari, prevalentemente di tipo emotivo ma anche di tipo motorio e cognitivo. Le vie e i meccanismi che consentono l’elaborazione e il passaggio da un insieme di stimoli sonori a un messaggio interumano coerente e significativo sono stati oggetto di curiosità e studio fin dalla nascita delle neuroscienze.
La musica è un vero e proprio linguaggio. Un mezzo creato per dettare dei sentimenti nell’ascoltatore. Nel messaggio musicale, infatti, assumono un significato emotivo peculiare. Il ritmo, per se stesso una componente ripetitiva connessa con i ritmi biologici (come il ritmo respiratorio, cardiaco, ecc.), è la base stabile nella musica. Il ritmo della frase musicale costituisce la base sulla quale si stende la storia, raccontata dalla melodia. La melodia in cui troviamo accordi e note che interagiscono e l’ampiezza dei suoni è invece mutevole. Infine vi è il timbro che rappresenta la natura stessa del suono, la voce dello strumento che l’ha prodotta. Questi tre elementi, combinati assieme, suscitano uno stato d’animo.
Che cosa si intende per musicoterapia? Si tratta di una modalità d’approccio sensoriale che utilizza l’elemento sonoro con finalità terapeutiche e preventive per intervenire su un certo numero di disagi fisici, psicologici e psicopatologici. La musicoterapia, in medicina, può essere considerata un trattamento non farmacologico applicabile a vari campi. Non si tratta, ancora, di una scienza poiché lo studio delle effettive capacità terapeutiche della musica è solo agli inizi. In molte università e in molti ospedali si stanno sviluppando ricerche cliniche. Ne ho qua riportate soltanto alcune.
Una revisione sistematica della letteratura, Benefici della musicoterapia sui disturbi del comportamento in soggetti con diagnosi di demenza, dimostra che la musicoterapia è benefica e migliora i disturbi del comportamento, l’ansia e l’agitazione nei soggetti con diagnosi di demenza. La ricerca qualitativa Musicoterapia sulla malattia di Parkinson analizza l’importanza di pratiche come quella di suonare uno strumento, cantare o praticare un esercizio musicale guidato, come attività terapeutica, sia un ottimo modo per migliorare la vita del paziente con malattia di Parkinson.
La musicoterapia durante i periodi prenatale, parto e post-partum può fornire benefici alle donne incinte e ai neonati. L’ascolto della musica – sempre da una revisione sistematica – dimostra anche un effetto benefico sull’ansia dei pazienti ventilati meccanicamente. Viene applicata anche alla medicina del lavoro poiché apporterebbe miglioramenti nella performance lavorativa e nei risultati psicologici.
Uno studio controllato randomizzato, La musicoterapia VS trattamento standard verbale dei rifugiati traumatizzati nella cura della salute mentale, ci dice che musica e immagini focalizzati sul trauma possono essere una forma innovativa di trattamento psicologico nei servizi di salute mentale dei rifugiati. Tuttavia sono necessari ulteriori studi che confrontino la musicoterapia con la terapia standardizzata per convalidare che la prima, se mirata, migliori i sintomi del trauma nei rifugiati.
Sempre lo studio randomizzato Effetto della musicoterapia su ansia e dolore nel paziente politraumatizzato critico avrebbe portato alla conclusione che l’uso della musica nei pazienti politraumatizzati critici riduce i livelli di ansia e dolore, aumentando il benessere e migliorando la qualità delle cure. In sintesi, ascoltare o fare musica fa bene al nostro corpo e alla nostra anima. Quindi, che musica sia.