Piccolo scrigno d’arte, d’importanza storica e religiosa, e famoso sito di interesse culinario, è il comune di Ariccia.
“Noi dobbiamo questa magnifica montagna a certa eruzione vulcanica anteriore di parecchi secoli alla fondazione di Roma. In un tempo che ha preceduto ogni storia essa emerse in mezzo alla vasta pianura che una volta si estendeva tra gli Appennini e il mare.”
Stendhal, scrittore francese di fine ‘700, era un fine amante dell’arte. E amava l’Italia, la sua architettura, la sua letteratura, la sua geografia. Attraversò lo Stivale da nord a sud, lasciando impronte del suo passaggio da Milano a Firenze, da Roma a Napoli. Ma fu proprio la campagna romana, la splendida zona dei Castelli, a ispirare l’artista per la sua La badessa di Castro da cui è tratta la citazione di cui sopra.
Basta, infatti, soltanto pronunciare il nome della cittadina – che ospita, tra le altre, diverse opere del Bernini – che i cinque sensi suggeriranno l’associazione con il prodotto gastronomico principale di questa meravigliosa terra: la porchetta.
In un’armonica combinazione di arte, storia e natura, la porchetta è la regina delle tavole di tutta la zona circostante, la padrona di casa a cui turisti di tutto il mondo, almeno una volta nella vita, corrono a fare visita, a rendere omaggio.
Il legame tra Ariccia e la carne speziata del maialino, dalla crosta saporita e croccante, ha origini antiche quasi quanto la città stessa, una tradizione millenaria risalente ai latini, ancor prima della conquista romana. Nata a carattere religioso – i sacerdoti lavoravano le carni suine da offrire in sacrificio nel tempio di Giove Laziare, presso il Monte Cavo, al fine di ingraziarsi gli dei – e proseguita grazie alla nobiltà romana che scelse i luoghi della campagna come residenza estiva o per le battute di caccia, la preparazione della porchetta è un’arte che si tramanda praticamente da sempre e che, ancora oggi, rispecchia i gusti e i valori della tradizione.
L’affermazione definitiva, però, trova compimento nel 1950, con l’inaugurazione della prima “Sagra della Porchetta di Ariccia”, durante la quale, gli abitanti del comune aricino vestirono i costumi tradizionali e festeggiarono la passione per quel loro prodotto. Da allora, la festa si rinnova ogni anno in settembre presso la piazza principale della città.
A oggi, la porchetta regna incontrastata nei menù di tutti i locali della zona. Proverbiali, ricche di fascino e folclore, sono le famose fraschette, antiche osterie di origine romana che fungevano da punti di ristoro occasionali sulla strada che portava alla capitale. Dominano le botti di vino – oggi il principale è un rosso frizzante, la Romanella – le tavolacce in legno e le vetrine zeppe dei prodotti più succulenti della tradizione. Ad Ariccia, interi vicoli o piazze sono luogo di questi straordinari, veri e propri centri di integrazione, sani portatori di felicità.
Tuttavia, altrettanto celebri, presi d’assalto per un pasto gustoso e fugace soprattutto nei mesi estivi, sono i furgoncini disseminati lungo tutte le strade che portano verso il centro cittadino e sulle statali limitrofe. Il maialino nella sua crosta scura si affaccia da ognuno di questi e quasi invita il cliente a concedersi una pausa sostanziosa e saporita.
La porchetta di Ariccia – insignita della denominazione IGP – ha infatti un’inconfondibile forma cilindrica di un peso tra i 27 e i 45 kg. La sua carne è bianca e rosata, colorata dalle spezie, rosmarino, aglio e pepe nero, che ne esaltano il sapore. Celebre, però, è la sua succulenta parte esterna.
Ma Ariccia non è solo eccellente gastronomia e punti di ristoro a prezzi agevoli. Il centro storico del paese, infatti, è ricco di chiese e architetture che non vanno relegate in secondo piano. Su tutti, Palazzo Chigi – edificato alla fine del Cinquecento, terminato poi tra il 1661 e il 1676 sotto da direzione di Gian Lorenzo Bernini e Carlo Fontana – e la Collegiata di Santa Maria Assunta in Cielo meritano il viaggio di una gita fuoriporta.
Quest’ultima, voluta da Papa Alessandro VII e suo nipote, il cardinale Flavio Chigi, si ispira al Pantheon di Roma, ed è anch’essa stata progettata dall’architetto, scultore, pittore – a cui la capitale deve gran parte della sua storia e magnificenza – Gian Lorenzo Bernini.
Strade, piccole piazze, salite e scale che sembrano apparire dal nulla e trasportano il visitatore in una città nella città. E, ancora, scenari naturali mozzafiato, storie tutte da ascoltare. È tutto questo il piccolo comune di Ariccia. Un gioiello forse, alle volte, ingiustamente sottostimato, capace di lasciare un pizzico di sé nel cuore di chiunque si imbatta nei suoi vicoli profumati.