Antonio Machado nacque a Siviglia il 26 luglio 1875. I suoi occhi da bambino raccolsero già, con lo sguardo e il ritmo di poeta, impressioni e sensazioni che lo scrittore avrebbe riversato nelle proprie poesie anni dopo. La città spagnola lasciò un’impressione profonda nella sua vita, un segno che colpì i sensi per i colori, le luci, i cortili, i limoni, mentre le influenze dell’infanzia madrilena ebbero un’altra profondità.
Nell’opera letteraria di Machado – al di là di ogni discussione, una delle figure più importanti della letteratura spagnola del ventesimo secolo – la trama che ha indubbiamente ottenuto una maggiore diffusione e un riconoscimento più generale è quella corrispondente ai suoi versi. L’antologia Poesía raccoglie tutti i temi e i toni della sua lirica: i primi poemi nell’orbita del Modernismo, la scoperta e la cattura della natura castigliana nella sua presenza soriana, i suoi amori con Leonor e Guiomar, la compenetrazione con i problemi della Spagna e, infine, gli ultimi giorni, nei quali il poeta fu coinvolto nella tragedia dell’esodo e del dolore della guerra civile.
Questa antologia ha lo scopo di dare una prima idea, la più completa possibile, di Antonio Machado che si racconta e designa il percorso della propria opera. Alberti, pensando al suo collega, disse che il poeta lirico sta raccontando la sua autobiografia nei suoi versi e, ancora, che Antonio Machado si è inserito nella sua opera lirica con tutta l’umiltà e anche con tutta l’arroganza. Per questo la sua è stata definita Poesía, unica e inconfondibile, con unità di creazione dalle prime partiture fino all’ultimo verso, trovati in una tasca dei suoi vestiti dopo la morte.
Il lavoro, naturalmente, non è monolitico o cristallizzato in forme e sostanze fisse, ma è come se fluttuasse, modificandosi e arricchendosi allo stesso ritmo del cammino del poeta per la propria esistenza. Nei suoi versi ritroviamo Siviglia, l’infanzia, il cameratismo madrileno con poeti e tossicodipendenti del Modernismo, l’episodio breve e doloroso degli amori, il matrimonio e la desolata vedovanza, l’incontro con un’altra Andalucía a Baeza e un’altra Castilla a Segovia, il tardivo e poetico amore per Guiomar, il rapporto con l’esodo e il dolore. Tutto questo permette di tracciare una rotta che crea in qualche modo un cammino altro che potrebbe definirsi parallelo: quello dei suoi versi o dei suoi libri, dal modernista di Soledades al poeta radicato e fuso con alcuni problemi che non sono più personali, ma parlano del Paese e della città intera.
In Soledades è già presente lo scrittore che tante volte percorreva le gallerie della sua anima, meditabondo, astratto, nella solitudine di una piazza provinciale o in un angolo del caffè madrileno. Ma in Soledades. Galerías. Otros poemas, il secondo libro nel quale sono soppresse tredici poesie della prima edizione, si aggiungono altre liriche. La differenza tra i due volumi è un chiaro riflesso del viaggio poetico di Machado dove la proposta modernista non è esercitata con forza, ma lo sguardo all’interno è più costante e penetrante.
Campos de Castilla ha la caratteristica di racchiudere in sé aspetti e temi estremamente eterogenei, anche per quanto riguarda gli eventi che colpiscono Machado. Qui il poeta evoca la solennità, quasi visionaria, del paesaggio e segna un distacco dall’estrema soggettività di Soledades introducendo la dimensione storica. Nel testo ritroviamo proprio dei rimandi al passato della storia della Spagna.
In Nuevas Canciones ci sono dei cambiamenti importanti. L’autore sembra più disinteressato del suo possibile pubblico. Senza lasciare un freno che tiene molte volte nel momento di esternare la propria privacy, lascia il campo libero alle meditazioni e all’espressione dei pensieri filosofici.
I passi del poeta hanno già tracciato il loro percorso. Qualsiasi evoluzione sarà già variazione all’interno di alcune costanti, che sono il riflesso del loro mondo e della loro poesia. Questa non è la prosa, a cui dedica sempre più attenzione, e dobbiamo lasciare da parte Juan de Mairena, il suo altro sé e il suo complementare.
Cuando murió su amada
pensó en hacerse viejo
en la mansión cerrada,
solo, con su memoria y el espejo
donde ella se miraba un claro día.
Como el oro en el arca del avaro,
pensó que no guardaría
todo un ayer en el espejo claro.
Ya el tiempo para él no correría.
Quando morì la sua amata
pensò, facendosi ormai vecchio,
nella chiusa dimora,
solo, coi ricordi e lo specchio
dove in un chiaro giorno lei si mirava.
Come l’oro nella cassa dell’avaro,
pensò di non conservare
tutto il passato nello specchio chiaro.
Ormai il tempo per lui non scorreva.