Allora, cerchiamo di ricapitolare e non fare confusione: chiusura dei porti, degli aeroporti, dei negozi etnici oltre una certa ora, dei centri commerciali di domenica, dei campi Rom da completare a fine mandato, delle liti fiscali attraverso condono che non si chiama condono ma pace fiscale, della Fornero, di alcuni giornali che non sono in linea con il governo e bla,bla,bla… Insomma, la pacchia è finita e le chiusure non finiranno certamente qui, con noi che cercheremo di aggiornare l’elenco delle esternazioni periodiche del pluriministro e verificarne la concreta realizzazione.
Il Vicepremier tuttofare, dopo aver chiuso davvero con una splendida manovra, questa sì che non ha precedenti nella storia repubblicana –, ovvero la restituzione della refurtiva in comode rate in 81 anni, e aver regalato un seggio da senatore al condannato Umberto Bossi, tira dritto per la strada dei proclami che tanto piacciono ai suoi fan in modo da tenere alta l’attenzione sui soliti temi che buttano molto fumo negli occhi. Nulla da eccepire sul piano della strategia della cura dell’immagine e della comunicazione che eccita i fascioleghisti, ancora meglio se ci si ritrae con la maglia degli agenti di polizia, un piano che ancora tira con l’avallo della forza di maggioranza che tra silenzi e ammiccamenti cala il capo o scimmiotta atteggiamenti da celoduristi inconsapevoli conditi da gaffe da concorrenti de L’Eredità.
Ma cosa passa per la mente dei tanti infatuati al punto da vendere anche la propria dignità umana nel condividere o, peggio, nel non deplorare la frase becera, volgare e offensiva che neanche il peggiore troglodita delle mie parti si è mai sognato di pensare, come quella uscita di bocca nel gennaio di due anni fa dal Vicepresidente del Consiglio e ministro tuttofare Matteo Salvini sul caso Cucchi? «La sorella si dovrebbe vergognare, fa schifo», parole che oggi più che mai gridano vendetta dopo la verità portata a galla da un carabiniere testimone del pestaggio del ragazzo, come se l’evidenza dei fatti e le numerose prove precedenti non fossero bastate. Inutile rimandare al mittente, quando il livello di guardia della vergogna è stato superato ampiamente e si è fatta essa stessa persona con uno schifo senza limite.
Intanto, dopo l’ormai celeberrima E allora il PD? – in genere ripetuta ossessivamente e a sproposito in forma scritta sui social –, un’altra frase, Almeno Salvini sta facendo qualcosa – anche questa a sproposito ma in forma orale –, sono certo prenderà piede dopo la ormai obsoleta riferita al Partito Democratico.
Sta facendo qualcosa, dicono, ma cosa? Parla e straparla, alza i toni e assicura sul faremo, chiuderemo, vieteremo, difenderemo, puniremo e non so che altro ancora, importante è non perdere il ritmo, almeno fino al prossimo mese di maggio. Nel frattempo, una foto con la maglia di ordinanza dei poliziotti, una con Marine Le Pen e, magari, una anche con un uomo di colore tanto rassicurante per quanti preferiscono privilegiarne il volto buono. Sta facendo qualcosa… Magari l’avessero fatta lui e la sua Lega in circa vent’anni in Parlamento, invece di mortificare il Paese con l’inconsistenza dell’azione di governo di una forza politica che non ha lasciato alcuna traccia se non la legge sull’immigrazione, tuttora vigente, che non mi sembra sia servita a mettere ordine sul tema. Argomento a cui il nostro pluriministro si sta dedicando, l’importante, per ora, è chiudere o minacciare di chiudere tutto, per poi non far nulla, assolutamente nulla, almeno fino a questo momento.
Non per unirmi al coro degli E allora il PD?, ma ritengo sia utile ricordare che anche in occasione del passaggio della stella dell’altro Matteo, quello di Firenze, la frase predominante era Sta facendo qualcosa. Poi, tristemente, ci siamo resi conto di cosa realmente stesse facendo e sfasciando, con tanto di suicidio politico che non fu di quelli assistiti: ci pensò da solo, Renzi, con quel referendum che ce ne indicò i limiti di capacità gestionale del Paese.
Intanto, i sondaggi sembra che diano la Lega in forte crescita, frutto anche dell’aver sottratto – non i 49 milioni – parte consistente dell’elettorato pentastellato attratto dalla sirena salviniana. Ma questo, come detto, pare non costituisca particolare preoccupazione dell’altro Vicepresidente del Consiglio che quando si sveglierà dall’ubriacatura elettorale rischierà di cadere in quella da sconforto, anticamera del suicidio, per trovarsi tra le mani i frammenti del biglietto vincente della lotteria.