Una bella ragazza, il suo sorriso, zaino in spalla. Porta al Nord il meglio del Sud, recitava così la campagna pubblicitaria di Trenitalia apparsa nel corso dell’estate e tanto duramente contestata da chi, da queste nostre terre, vede partire ogni giorno i propri figli e i propri nipoti. È da lì che è nata la mia idea di affrontare quello stesso viaggio che centinaia, migliaia di giovani, ogni anno, compiono nella speranza di dare un senso alla parola futuro. E siccome non mi appartiene criticare senza conoscere, senza provare a proporre un’alternativa, ho iniziato a riflettere su quali strumenti avrei potuto mettere in campo per dare alla notizia un risvolto costruttivo.
Ho lanciato, allora, sui social, l’idea di un appuntamento a Milano, con i giovani napoletani emigrati nel capoluogo lombardo, ormai una vera e propria periferia partenopea. Un incontro informale – un aperitivo in perfetto stile milanese – per dimostrare loro l’interesse da parte di un Assessore della loro città natia rispetto alla possibilità di conoscere le condizioni lavorative e sociali in cui oggi si trovano, spesso sinonimo di maggiori e più gratificanti occasioni professionali. La condivisione che ha raggiunto questa iniziativa, poi, ha superato ogni mia più rosea aspettativa. La stessa Milano – attraverso la sezione locale del quotidiano La Repubblica, e diversi altri blog – ha notato l’evento e gli ha dato voce. All’arrivo in stazione mi hanno subito raggiunto i microfoni della trasmissione Caterpillar – Radio 2, interessata a questa forma d’innovazione di comunicazione politica, di fatto, una novità, sicché nessuno prima di me aveva sentito un’esigenza simile. Un benvenuto di ottimo auspicio.
Il primo incontro è stato entusiasmante, avevo molte aspettative. Era importante per me far sentire a tanti miei coetanei che la città non li ha abbandonati nella scia di un treno che vede sparire alle sue spalle il Vesuvio. La risposta, se possibile, mi ha stupito ancora di più: tantissime persone seguono la città, non hanno mai smesso di sentirsene parte, seguono me personalmente, così come il Sindaco. Tra i tanti intervenuti – un’ottantina –, in un appuntamento comunicato solo 48 ore prima, ho riabbracciato ragazze e ragazzi con i quali ho affrontato il mio percorso di studi all’università o al liceo, ma anche tante persone a me sconosciute e con le quali subito ci siamo sentiti a “casa”. Ognuno di loro ha voluto partecipare a questo incontro all’insegna dell’emozione reciproca, spinto da un grande sentimento di cura verso la città che vedevano, per una volta, ricambiato dalla mia presenza lì tra loro. Ci siamo raccontati, ciascuno ha potuto parlarmi del proprio percorso, della sua crescita personale e professionale, si sono create delle relazioni tra gli stessi partecipanti e, soprattutto, io ne ho tratto elementi utili a programmare un prossimo appuntamento politico, progetti alcuni facilmente intuibili, altri, invece, molto innovativi, per questo è stato importante ascoltare direttamente le loro parole.
Spicca la necessità di un impegno da parte del Governo rispetto allo sviluppo del nostro territorio in materia di infrastrutture, trasporti, qualità della vita in generale, lavoro. Ho avuto la certezza che ragazzi pieni di talento vivono una migrazione che ha raggiunto negli anni numeri troppo importanti per essere ignorati. Sto parlando di giovani che si sono formati nelle nostre università e che oggi contribuiscono alla crescita economica delle regioni che li hanno accolti, attraverso le loro qualità, la loro professionalità, grazie al loro impegno. Ognuno vive con grande gratificazione la sfera professionale, sono diventati dei numeri uno nei settori di competenza e questo, se da un lato ci ha ovviamente inorgoglito, dall’altro ci obbliga a riflettere e a cercare una soluzione affinché i nostri nipoti non abbiano, un domani, ancora bisogno di questo tipo di iniziative. Si parla tanto di immigrazione, mentre si ignorano gli effetti di un fenomeno che non è nelle agende di nessuna legislatura, né di quella precedente, ancor meno, di quella attuale.
Mi sono anche emozionata. L’incontro è iniziato nel tardo pomeriggio e terminato, solamente, ben oltre la mezzanotte. È diventato un momento di grande comunità.
Abbiamo provato a immaginare le cose utili che, insieme, potremmo sviluppare per la città, e che possano vedere questi talenti potenzialmente impegnati, mettendo, così, a disposizione le esperienze fatte altrove per la crescita del nostro territorio. E, come da tradizione per la gente di Napoli, è venuta fuori tutta la generosità e l’entusiasmo all’ipotesi di mettersi in gioco per le proprie strade, i quartieri dove sono cresciuti, per l’idea di un progetto che abbracci l’intero Sud Italia. Nessuno si separa mai dalle proprie radici, per quanto lontano possa portare il viaggio.
Cosa mi resta di questa esperienza? La sensazione di aver iniziato a costruire un ponte, una rete. Ho intenzione di tornare presto, quello di venerdì scorso è stato solo il primo di altri incontri che desidero promuovere, anche con esperienze diverse di lavoro, ascoltando chi è costretto a incarichi più umili, rispetto alle proprie competenze, pur di garantirsi un’opportunità di autonomia.
Il mio progetto politico ha una stella polare importante: essere giovani non può significare non avere voce e poiché mi muove, da sempre, la convinzione che non esistono cose immutabili, voglio profondere tutta me stessa in questa battaglia.