Così l’angelo che si fa demone,
il demone che si fa angelo,
il male oscuro,
la paura del male
diventano l’inferno vivo della mente.
E allora si sente il palpito divino
di una rinascita che non è più possibile,
e su queste rive di canto
nasce forse l’espansione di una lingua
che non conosce nessuno,
e di cui non parlerà mai nessuno.
Mentre la poesia è distanza
tra corpo e corpo,
mentre la poesia è amore.
La poesia è un ponte che unisce mondi opposti, lontani, irraggiungibili. Due facce della stessa medaglia che rendono l’uomo perfetto e imperfetto allo stesso tempo; l’angelo e il demone, il trovarsi costantemente in bilico tra la vita e la morte.
Il cammino dell’essere umano non è mai semplice poiché la battaglia tra il bene e il male che si porta dentro si combatte ogni giorno, tra caos e silenzio. La mente spesso spinge verso le paure, il cuore, invece, tende verso quello che la poetessa Alda Merini chiama spirito divino: la poesia, il disperato bisogno di un angelo custode che accompagni il cammino dell’uomo, messaggero di una felicità pura, assolutamente autentica, che rappresenta uno degli enigmi religiosi più affascinanti. Gli angeli, infatti, incarnano l’amore, la bellezza, la bontà, ma anche la tensione verso la verità che è propria di ogni tempo.
Alda Merini nel suo La carne degli angeli ha voluto evocare con versi suggestivi e intensi proprio uno dei grandi “miti” delle religioni e lo ha fatto attraverso un sussurro intimo, estremo, che tende verso l’infinito, ma anche verso il nulla. Parole che diventano echi, santi e maledetti i quali sembrano provenire da un luogo lontano fatto di vibrazioni delicate che commuovono e allo stesso tempo diventano lampi violenti, si ribellano e risuonano pieni di angoscia.
Non può esserci un compromesso, perché non è possibile svelare un mistero se non si è disposti a offrire in cambio la più segreta intimità. C’è una sorta di rassegnazione nelle sue parole, nelle sue poesie, così impregnate di fede e allo stesso tempo consapevoli di quanto si possa essere vicini al peccato. Non si può comprendere il Paradiso senza aver vissuto l’Inferno; non si può conoscere l’Inferno se non si è vissuto il Paradiso.
Confessioni a Dio, confessioni a se stessi, sono questi i versi puri e semplici, intensi e intricati che evidenziano quanto l’uomo, fatto di carne e ossa, sia spinto verso l’invidia; invidiare gli angeli, la loro perfezione e desiderare, come ha scritto la Merini: potesse l’uomo avere una sola delle vostre ali per uccidersi di vero amore. Ali tanto ambite e bramate da un essere che non può volare, ma che può certamente trovare pace nella poesia, sua padrona e nemica, e che, attraverso di lei può liberare componimenti che davvero riescono ad alzarsi in volo.