Tra i settori maggiormente colpiti dalla crisi economica causata – e, in molti casi, acuita – dalla pandemia, c’è sicuramente quello artistico, con migliaia di concerti e spettacoli annullati o rinviati. I teatri italiani hanno chiuso i battenti a inizio marzo e per molti non è ancora stata fissata una data di riapertura, considerando la difficoltà di svolgere spettacoli in piena sicurezza, oltre che le ristrettezze economiche con cui la maggior parte delle strutture e delle compagnie coinvolte sono costrette a fare i conti, inficiati dagli aiuti quasi inesistenti dal punto di vista istituzionale. Una manifestazione che fa ben sperare è però il Napoli Teatro Festival Italia, il festival di teatro internazionale giunto alla sua tredicesima edizione che si svolgerà nel capoluogo campano a partire dal primo luglio e che metterà in campo 130 eventi, tutti riformulati nelle loro modalità per rispondere alla sfida post pandemica.
«Rinunciare sarebbe stata una sconfitta culturale e occupazionale», ha affermato Ruggiero Cappuccio, direttore artistico dal 2017, che ha sostenuto la necessità di ripartire e di costruire un nuovo orizzonte per il teatro e l’arte in generale. Si tratta infatti di una kermesse internazionale in grado di riunire sezioni diversissime tra loro, tra cui la musica, la letteratura, la danza, il cinema e numerose attività laboratoriali. Tra le caratteristiche principali del Napoli Teatro Festival, inoltre, c’è sempre stata molta attenzione ai prezzi, per renderli accessibili a tutti e permettere al teatro di essere realmente comunità. Anche quest’anno i biglietti, in vendita da pochi giorni, costano dai 5 agli 8 euro, tuttavia i posti disponibili sono davvero pochi e gli organizzatori stanno facendo il possibile per ampliare le possibilità di partecipazione, aggiungendo nuove repliche e allestendo i luoghi adibiti agli spettacoli nel rispetto di tutte le misure di sicurezza.
Tra gli spazi scelti, tutti all’aperto – fatta eccezione per il concerto di Roberto De Simone che si svolgerà al San Carlo – ci sono tre cortili del Palazzo Reale, che ospiterà le sezioni Nazionali, Danza, Musica, Osservatorio e Progetti Speciali. Inoltre, al Giardino Romantico, andranno in scena gli spettacoli degli artisti emergenti selezionati dalla direzione artistica. Per ogni ticket acquistato per gli spettacoli allestiti a Palazzo Reale, gli spettatori riceveranno un biglietto omaggio per il Museo, nuovamente aperto al pubblico dal 18 giugno e visitabile tutti i giorni, eccetto il mercoledì.
Tra gli spettacoli più interessanti c’è sicuramente Il seme della violenza di Moisés Kaufman e del Tectonic Theater Project, che racconta il caso di Matthew Shepard, ucciso per ragioni di odio omofobico nella cittadina di Wyoming. Il debutto dello spettacolo, la cui produzione è condivisa tra il Teatro dell’Elfo e la Fondazione Campania dei Festival, sarebbe dovuta avvenire nel mese di giugno a Milano, ma la stagione teatrale è completamente saltata, dunque quella nel Cortile D’onore di Palazzo Reale sarà la prima messa in scena. Anche il sito UNESCO del Museo e del Real Bosco di Capodimonte faranno da scenario a una parte della programmazione con tre diversi palchi allestiti nel Cortile della Reggia – che ospiterà il concerto dei Foja il primo luglio –, nella Fagianeria e nel Casino della Regina.
Anche quest’anno una grande attenzione è rivolta al tema dei diritti: particolarmente interessante lo spettacolo Il colloquio di Eduardo Di Pietro, in scena il 12 luglio nel Giardino Romantico di Palazzo Reale, che affronta il tema dei colloqui e quindi dell’affettività in carcere, partendo dal sistema di ammissione della Casa circondariale di Poggioreale, a Napoli. Si tratta del tentativo di raccontare come la reclusione inevitabilmente si rifletta sugli affetti di chi è privato della libertà, che si trovano a loro volta a scontare una pena, avendo come unica colpa quella di amare qualcuno che è in carcere.
Nella stessa caratteristica location andrà in scena L’isola degli invertiti di Antonio Mocciola, che riporta alla luce il vergognoso ghetto di Stato su un’isoletta delle Tremiti dove, a partire dal 1938, vennero confinati centinaia di omosessuali accusati di attentato alla dignità della razza. Un ricordo rimosso dalla memoria collettiva e che merita di essere raccontato, proprio oggi che l’omofobia e le discriminazioni sono all’ordine del giorno.
Decine di concerti e spettacoli tra cui scegliere, insomma, pur con il rischio di restare a bocca asciutta date le difficoltà incontrate nell’organizzazione degli spazi a disposizione. Una sfida che la direzione artistica ha deciso di affrontare per dare un segnale di ripartenza. Il lavoro da fare è, però, ancora molto: agli artisti e al mondo dell’arte in generale bisogna restituire la dignità che quotidianamente viene loro negata attraverso aiuti irrisori e risposte insufficienti. Se così non sarà, rischieremo di non poter più godere di tali iniziative tanto facilmente.