Salve, il mio nome è Matthew, anche se potreste conoscermi con un altro nome. I miei amici mi chiamano Matty. E dovrei essere morto.
Appena un anno fa, nel novembre del 2022, Matthew Perry pubblicava la sua autobiografia dal titolo Friends, amanti e la Cosa Terribile (La Nave di Teseo). Oggi, che i giornali di tutto il mondo danno notizia della sua prematura scomparsa, quel racconto ironico, tragico e amaro di un’esistenza vissuta sull’insostenibile ritmo dettato dalla depressione, assume un tono ancora più cupo. Perché quella di Matthew era una vita simbolo della sopravvivenza alle illusioni consegnate alla nostra generazione dal tempo presente, quella di Matthew era una vita che aveva tutto, ma in cui nulla riusciva a renderlo felice.
Il nome con cui potreste conoscermi è Chandler Bing, il suo alter ego, il personaggio che lo ha consegnato non solo alla notorietà inseguita a lungo, ma all’affetto smisurato dei suoi tanti fan, che da ieri mattina piangono la scomparsa dell’attore sui social network. Chandler Bing è l’altra faccia della medaglia, non meno autentica, anche se figlia del set; l’uomo normale, proprio come Matthew.
Certo è strano ricordare di una persona raccontando della propria trasposizione televisiva, ma inevitabile nel caso di Matthew e Chandler, perché l’uno è stato la fortuna e la sopravvivenza dell’altro. Chandler, così come Matthew, era uno di noi.
Per quei pochissimi che non ne fossero a conoscenza, Chandler Bing è uno dei personaggi principali della fortunata serie tv americana Friends, andata in onda per dieci stagioni in tutto il mondo a cavallo tra il 1994 e il 2004. Friends è stata la serie che meglio di qualunque altra ha raccontato e messo in scena le sfide e le insicurezze della generazione nata tra gli anni Ottanta e Novanta, l’epoca delle promesse non mantenute, in cui la risata si configurava come una difesa quotidiana verso ogni momento di disagio.
Chandler era così, Matthew era così, un uomo qualunque che muoveva i suoi passi tra amicizie e relazioni sentimentali instabili, successi e crisi sul lavoro, sempre alla ricerca di una versione di sé che somigliasse alla felicità giurata dagli anni del progresso, quelli del giudizio costante, crudele, senza via d’uscita. Alla domanda “chi sono?”, Chandler reagiva con la sincerità dei gesti e la forza della risata, una battuta a seppellire quanto di brutto il non sentirsi mai abbastanza è in grado di seminare nel nostro animo inquieto, alla ricerca di certezze.
Spesso inadeguato, Chandler è l’amico che più di tutti ha rappresentato noi che restavamo nell’angolo della festa, nascosti nell’abito buono, un giovane Holden della televisione, disilluso verso la corsa del mondo al progresso ma affascinato dai sentimenti autentici. In Chandler Bing, ognuno ha visto impersonate le proprie insicurezze, la precarietà, il diritto a non sapere chi essere, cosa fare, a sbagliare, ricominciare, muoversi secondo i tempi, con il confronto con le vite degli altri da dissimulare con sagacia e sincere manifestazioni d’affetto verso gli amici di sempre.
Non a caso, Chandler diventa il primo del gruppo a impegnarsi in una relazione (lui che dimostra di continuo di soffrire per il divorzio dei suoi genitori), a scoprirsi vulnerabile all’amore; non a caso appare spaventato in principio, ma non rinuncia a vivere intensamente la relazione con Monica, a cui – manco a dirlo – si dichiara con una gag divenuta simbolo della serie, con la ragazza incastrata nella carcassa di un tacchino del Ringraziamento. In Friends come ne Il giovane Holden, lo sfondo è la città di New York, simbolo di quel futuro capace di accecare con le luci dei grattacieli, e lasciare al buio i vicoli dietro i palazzi scintillanti.
Più volte, la vita di Chandler Bing è stata condizionata da quella di Matthew Perry, purtroppo vittima di quelle incertezze fino al punto di diventarne soggiogato. Perché è questo l’altro lato della medaglia, quello che spesso anche la più fragorosa delle risate non riesce a coprire, una Cosa Terribile capace di divorare ogni tentativo di vita, con la propria pretesa di affermazione talvolta insostenibile.
Matthew Perry è stato Chandler anche nella vita reale, e con il suo personaggio ha nascosto i tormenti di quella stessa vita. La breve esistenza di Matthew, però, non ha goduto della possibilità che chissà avremo noi, una volta diventati adulti, di far pace con quel giovane che mira a colpirti alle spalle con il proprio giudizio. L’unica differenza è che al primo non era bastato l’abbraccio dell’amico Joey a dissimulare ogni passo falso, una tazza di caffè bevuta al solito bar con cui mitigare il peso di una giornata che non somigliasse alla felicità faticosamente rincorsa.